Quotidianamente...

Post N° 466


“Un amico di mio fratello cerca una persona di madrelingua francese per dei corsi. Per farla breve, lui vorrebbe poter fare delle conversazioni in francese”.Questo mi dice il Gran Capo qualche giorno fa. Non rispondo subito.“Ti potrebbe interessare? Pensavo di dare il tuo numero a mio fratello”.Non lo so. So, di certo, di non avere la vocazione dell’insegnante, ma non dico ancora niente.“Pensaci un attimo e fammi sapere”.Me ne vado nella mia stanza e ci penso. Se è l’amico del fratello, potrei anche chiedere un compenso, perché non è un mio amico. Se me lo chiede il Gran Capo, non si aspetterà che io faccia conversazione gratis. E’ vero che sono una chiacchierona ma solo con chi mi va, altrimenti mi piace stare zitta.Suona il telefono, l’interno del Gran Capo. “Ho parlato con mio fratello, e ho detto di sì che poteva dare il tuo numero al suo amico”.Non dico nulla, ma apprezzo il tempo che mi ha lasciato a disposizione per pensarci. Un tempo che è andato da zero a zero minuto. Ho un capo nevrastenico, ma questo lo sapevo già. Inizio a lavorare e tutto quanto finisce altrove, in un cassetto che si è già chiuso.Dopo un paio di giorni, poco prima di pranzo, squilla il cellulare. Rispondo mentre cerco di capire chi possa essere, visto che non riconosco il numero. “Bonjour, je suis Paul”.Sono sicura di non conoscere nessun Paul.Saluto in italiano.“Je suis l’ami de XYZ, frère de YZX”.Ah, ecco l’amico del fratello del Gran Capo. Continua a parlare in francese, io continuo a rispondere in italiano e non c’è un motivo. A lui, credo, viene il dubbio sulle mie capacità dialettiche in francese. “Ma sei sicura di parlare francese?”Sì, direi proprio di sì, rispondo ma sempre in italiano. E inizia a chiedermi perché sono di madrelingua francese se sono nata in Portogallo. Non ho voglia di spiegargli la mia vita e rispondo che semplicemente ho studiato in Francia. Lui che parla francese, stentatamente, io che rispondo in italiano, svogliatamente. La sua voce non mi piace, non mi piace come si pone, come si è presentato. Poi, penso che, forse, sia timido e cerca di darsi un contegno, ma continua a non piacermi.“Vous êtes madame ou mademoiselle? “Dopo i diciotto anni siamo tutte signore. Mi rendo perfettamente conto che la mia acidità sta toccando picchi difficilmente raggiungibili con uno sconosciuto. Sono anche cosciente di poter fare di peggio. Intanto Puzzola entra e esce dalla mia stanza, nemmeno fosse un molino e freno la mia lingua. Si potrebbe andare al cinema assieme. Dice la voce al telefono, sempre in francese.Al cinema si va per vedere un film e solitamente lo si fa in silenzio, non vedo in che modo questo potrebbe agevolare una conversazione in francese. Rispondo io.Allora si potrebbe andare a cena assieme.Non rispondo, non ho voglia, non subito.Oppure andare ad ascoltare musica.Un concerto? Magari un rave che fa tanto tendenza, penso io. Così sì che è facile dialogare in una qualsiasi lingua con la musica a palla. E già immagino un pezzo che “spacca”, tanto per rimanere nel trendy.Puzzola, intanto, è uscito dalla mia stanza per l’ennesima volta. Se cerca compagnia, ha sbagliato numero di telefono. Se invece ha chiamato per delle conversazioni in lingua francese, le conviene cambiare rotta e forse ne possiamo parlare.La voce si azzittisce. Sento il vuoto dall’altra parte del telefono. Penso che lui pensi che io sia propria acida.Ci penserò su, e la richiamerò.Questo lo dice in italiano, saluta e riattacca.Puzzola entra nuovamente in stanza: mi viene una gran voglia di fulminarlo, così tanto per sfogarmi un attimo. Credo che la voce non richiamerà più. Amo il provolone sia esso piccante o dolce purché formaggio, non un provolone fatto uomo.Lo so, sono acida. A volte.