Quotidianamente...

Post N° 468


Non c’è nemmeno tanto lavoro. Non c’è nulla che io possa fare, mi invento cose impossibili da fare, volevo persino darmi alla finanza creativa in vista delle previsioni di fine anno, ma nulla, tutto i conti tornano, non ho nemmeno faticato a cercare qualche centesimo perso nei mesi precedenti ed è stato un peccato. Mi ritrovo con una contabilità più che aggiornata, e niente da fare. Sono andatoa dal Gran Capo e ho detto, così, en passant: “il direttore se ne va a Parigi, tu andrai in Toscana, lei (la mia collega) ha chiesto il pomeriggio di permesso, facciamo che domani l’ufficio sarà chiuso di pomeriggio?”Non vado in Toscana, perché il 6 è il compleanno di mia moglie.Beh, andate a festeggiare in Toscana! Poi che c’entro io con il suo compleanno?Se non vado da nessuna parte, vengo in ufficio a lavorare, e da solo non c’è gusto.Ho taciuto il mio pensiero profondo. Ho alzato i tacchi e sono tornata nella mia stanza.Tacerò, anche ora, il mio pensiero profondo sul comportamento del Gran Capo.Sono andata, invece, a scocciare Puzzola, il direttore. Gli ho parlato della manovra anti-crisi del governo, lui mi ha detto che non c’era nulla ma proprio nulla che potesse interessare l’azienda. Lo sapevo già. Non avendo molto da fare, mi sono messa a leggere la manovra, perché volevo farmi del male. Gli ho ricordato il decreto (manovrina?) di luglio. Ha sostenuto che nemmeno in quello c’era niente che potesse interessare l’ufficio. Sbagliava. Gli ho parlato della detassazione dei premi di produzione. Ha iniziato a sostenere che nessuno in ufficio guadagna meno di trentamila euro all’anno. Gli ho chiesto di giurarlo, gli ho chiesto di scommettere un viaggio a Parigi. Si è fatto titubante, non era più tanto sicuro della sua affermazione. L’ho invitato a seguirmi nella mia stanza, ho preso i CUD e, ovviamente, avevo ragione io.Perfetto! ha esclamato. Continuo a non capire perché lui sia convinto che i suoi dipendenti abbiano guadagni da nababbi. Mah.Per ora, di cena aziendale non se ne parla ed io me ne guardo bene di accennare all’evento, non vorrei ritrovarmi, come gli anni precedenti, alla ricerca della (solita) giustificazione per non parteciparvi. Che poi, basta non andarci. Semplice.Invece, come per gli altri anni, in questo periodo, continuo a ripetere il mantra: “non la devo uccidere, non la devo uccidere, lei non esiste, lei non esiste. Devo resistere, è Natale e devo essere buona”. Ovvio che tutte queste buone intenzioni sono legate alla mia collega. La collega, pur essendo razzista, a gennaio se ne andrà in un paese africano. Quando le ho chiesto il perché, la risposta è stata semplice e lineare: perché costa pochissimo, il mare è bello e fa caldo. Non fa una piega. La piega, invece, l’ha fatto il mio viso. Sarà per questo motivo che mi vengono le rughe? Mi ha chiesto se ero disposta a farle delle conversazioni in francese, perché avrà bisogno di quella lingua in Africa. Ho storto la bocca (alla faccia delle rughe) e ho risposto che no, io non parlo il francese. Non ha insistito, va dato atto.