Quotidianamente...

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Qualche paranoia ce l’ho anch’io, forse come tutti. Forse. Da un anno a questa parte, la più grande è legata al presidente del consiglio. Che poi sono parecchie quelle legate alla sua persona, ma la più grande è  sempre la stessa. E oggi si è ripresentata in tutta la sua enormità. La mia paranoia è di incontrare il presidente del consiglio. Ovviamente, l’incontro sarebbe del tutto casuale perché non frequentiamo gli stessi luoghi e nemmeno le stesse persone. Capita, però, di passare di fronte alla sua abitazione romana, dove c’è sempre un grappolo di persone in sua attesa di una sua apparizione. Quando succede allungo il passo o la pedalata, perché non vorrei essere ripresa mentre transito lì. Immagino la mia immagine in giro su qualche telegiornale, immagine casuale ma come farlo capire agli amici e ai parenti?, perché il video arriverebbe fino in Portogallo, ne sono certa. Immagino mio padre chiamarmi e rinnegarmi come figlia, mia madre forse no, perché quel giorno presa da altre faccende. Immagino i miei amici sostenere che anch’io faccio parte dei sostenitori del presidente del consiglio e mettermi tra i tre italiani su quattro che lo votano. Che già questo dato mi crea disturbi: in ufficio siamo quattro e io non lo voto, i conti sono presto fatti, eppure tutti giurano e spergiurano che nemmeno loro lo votano, ormai è evidente che qualcuno non dice la verità. O semplicemente i sondaggi non sono attendibili. Preferisco prendere in considerazione questa ultima ipotesi. Oggi, il Gran Capo mi ha chiesto di andare all’Assemblea della Confindustria. Non avevo voglia, ovviamente, però l’idea di pedalare durante le ore di lavoro mi stuzzicava. Tutta discesa fino all’Auditorium, si poteva fare. Il compito era della massima importanza (per lui!): prendere la documentazione distribuita durante l’Assemblea. Ci voleva andare lui, ma aveva sbagliato sede ed era dalla parte opposta della città. Saranno per questi dettagli che è capo?Pedalando pedalando sono arrivata a destinazione. C’era un mare infinto di auto blu e relativi autisti. D’altronde era l’assemblea della Confindustria, mica quella delle cicliste sfigate.  Trovato un albero al quale legare la mia bicicletta mi sono addentrata in quel bosco selvaggio. Poi, mi sono guardata, cioè ho immaginato la mia immagine: ero vestita come un garzone di bottega. Mi dico che potrei essere una donna in carriera noncurante del glamour… L’importante è crederci. Come sempre. Cerco di darmi un “tono”: passo deciso da donna in carriera, appunto, che finisce, però, per assomigliare al passo di una donna che corre appreso alla corriera. Perché non riesco mai ad attuare una sana via di mezzo? Boh. Supero il metal detector: un poliziotto con l’aria annoiata mi chiede di aprire la borsa ma non la guarda. Che occasione sprecata! Chiedo ad una hôtesse se posso prendere la relazione e scappare. Il loro “no” è stato categorico: prima la registrazione, poi il badge, poi fare finta di ascoltare almeno per un ragionevole lasso di tempo e dopo sì, potevo anche andare altrove. Non discuto, mi adeguo e faccio tutto per ben benino. Stranamente, non ha storpiato il mio cognome come spesso capita, l’acca viene messa al posto giusto, ma soprattutto non mi guarda in cagnesco per via dei miei jeans, della mia maglietta e delle mie scarpe da ginnastica: sono soddisfazioni! Le scale sembrano infinite e so che non porteranno in paradiso ma in un’aula, la quale, con il mio immenso stupore, è colma all’inverosimile perché sta parlando la presidente. Mi si avvicina un’altra hôtesse che mi consegna la relazione tanto agognata, rimango lì un minuto e vado via. L’intervento più atteso era quello del presidente del consiglio e l’idea di essere ripresa del tutto casualmente nello stesso luogo, mi deprimeva. Niente di personale. Oppure sì?Torno alla mia bicicletta e mi chiedo che percorso fare per rientrare in ufficio, perché sono una ciclista specializzata nell’evitare le salite. Potrei fare il giro della città pur di non pedalare lungo un pendio. Potrei. Dopo una veloce valutazione, decido di attraversare Villa Borghese per via degli alberi, che un po’ di ombra avrebbe aiutato. Mi ricordo di avere una bicicletta nuova e decido di metterla alla prova: una delusione. E’ così leggera e maneggevole che non mi è sembrato di fare una salita. Mi sono sentita defraudata delle mie fatiche! P.s.: oggi era ieri.