Quotidianamente...

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Una mattina, Puzzola arrivò in ufficio con voglia di parlare e, ovviamente, decise che le mie orecchie erano quelle più adatte ad ascoltare le sue chiacchiere. Quella mattina mi confessò che voleva andare in ferie. Lo incitai a partire quanto prima. Lui era indeciso tra un soggiorno in barca (lui al timone) nei pressi delle Seychelles e un soggiorno in Cina. Non avendo chiesto il mio parere, gli ho consigliato la Cina, anche se l’idea di andare fino alle Seychelles non mi lasciava indifferente. Il suo problema era la moglie: non voleva partire. Non ho imprecato perché mi so trattenere, ma ho detto che: chi ha il pane non ha denti e viceversa. Una vera ingiustizia! Qualche giorno dopo ha annunciato che sarebbe partito per la Cina per due settimane. Ho provato un po’ di invidia. Qualche libro su quell’immenso paese l’ho letto e riuscivo a immaginarmi in giro per le strade molto affollate a degustare ogni tipo di cibo, forse non proprio tutto, ma qualcosa sì. Mi ha sempre incuriosito sapere com’è il cibo cinese mangiato in Cina: sono convinta che quello che si mangia qui, in Europa, sia poco meno che un surrogato. Certo, ho anche altre curiosità, ma quella legata al cibo è, per il momento, la più grande. Sì, mi piacerebbe andare a Shangai sulle tracce di Ballard, ma so già che non troverei niente di quanto lui ha vissuto. Poi, mi piacerebbe andare fino a Macao per visitare il cimitero e controllare se è vero che ci sono lapidi con nomi portoghesi con ritratti cinesi e ritratti portoghesi con nomi cinesi. Così, una curiosità come un’altra. Sì, in quel momento invidiavo Puzzola e il suo viaggio. Non riuscivo, però, a vederlo nei panni di un novello Marco Polo. Quando ho parlato di cibo, sul suo viso si è disegnata un’espressione simile al disgusto e ha subito precisato che lui avrebbe mangiato solo in albergo. Da cinque stelle in su. Ovviamente. Che gusto c’è ad andare così lontano per mangiare internazionale? Non mi ha risposto.E’ stato via per due settimane: nonostante io non abbia sentito la sua mancanza, è tornato. Il suo ritorno era pieno di ricordi… cinesi. Sembravano scatole: ne apriva una e subito un’altra si scoperchiava. Quasi una tortura. Cinese. Sono tre giorni che parla della Cina, che racconta della Cina. Ieri, è arrivato in ufficio con una busta. E’ entrato nella mia stanza con l’aria guardinga. Sembrava una spia con il nemico alle calcagna. Ha aperto la busta e sulla mia scrivania sono apparsi tre foulard: potevo scegliere quello che mi piaceva di più prima che arrivasse la mia collega. Ho scelto. Di sua spontanea volontà mi ha regalato una scatola con dei pettinini in bambù con dei “dadi” che non sono dadi; mi ha spiegato che c’è tutta una tradizione dietro a quei pettinini ma non sapeva quale. Ho ringraziato educatamente, ma aveva ancora voglia di parlare e ha iniziato a raccontarmi dell’importanza della numerologia in Cina. Ascoltandolo, ho scoperto che il quattro è il numero peggiore che ci sia. Persino le guide turistiche non accettano gruppi composti da tre persone, almeno che non siano accompagnati anche da un autista oppure da una seconda guida oppure siano disposti all’aumento consistente della loro parcella. Tutto purché si vada oltre il numero quattro. Ho meditato un po’ e ho detto che nella mia data di nascita il numero quattro è molto presente. Il suo sguardo è stato di orrore: non vada mai in Cina, mi ha risposto, lì sarebbe considerata la persona più sfigata dell’universo. Dell’Universo? Mi è sembrata un’affermazione un po’ forte. Mica sarò l’unica con il numero quattro ripetuto all’infinito (o quasi) nella data di nascita. Lui non ha risposto. Per accentuare la mia sfiga universale ho precisato di essere anche femmina, il che, in Cina, non è la condizione migliore. L’avrebbero affogata appena nata, ha detto Puzzola. Altro che stupore. Non l’ho degnato né di uno sguardo, né di una parola.Per compensare tanto orrore, ha confessato che lui non era piaciuto alle donne cinesi. Volevo precisare che, secondo me, nemmeno alle donne italiane piace, ma non ho avuto il tempo, perché si è sentito in obbligo di spiegarmi il perché, come se ce ne fosse bisogno! Non piace, secondo lui, perché è troppo abbronzato e villoso. Secondo me, i motivi sono altri, ma anche in questo caso ho taciuto. E’ bello arrivare alla mia veneranda età e scoprire di essere perseguita dalla sfiga (universale). Ora mi spiego perché merito tutto questo: questo direttore, questa collega, questa classe politica e tante altre cose di cui non starò a raccontare. Però, se sono arrivata alla mia veneranda età nonostante la sfiga (universale) senza grandi danni e grossi traumi, non vedo perché iniziare ad angustiarmi proprio ora.Ah, ovviamente, il numero fortunato in Cina è l’otto… che sarebbe due volte quattro il che, secondo me, lo rende un po’ meno sfigato. Così, perché ho deciso. Così, perché io non sono cinese.Ora dovrò rivolgermi a qualche cinese doc per capire come funzionano i “dadi” e i pettinini. Ci deve essere un nesso, ma forse il nesso non c’è. Forse sono semplici pettinini anche se molto graziosi e i dadi solo spiegazioni sull’uso dei pettini. Potrei raccontare altro del viaggio di Puzzola che ha tenuto a precisare che la sua camicia, in pura seta, è costata due Euro… non oso immaginare quanto abbia pagato i foulard. Ma è il pensiero che conta. Ovvio.