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Sfogo

Post n°13 pubblicato il 29 Novembre 2005 da quotidiana_mente

“Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l'odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio

Potrei ma non voglio fidarmi di te
io non ti conosco e in fondo non c'è
in quello che dici qualcosa che pensi
sei solo la copia di mille riassunti
Leggera leggera si bagna la fiamma
rimane la cera e non ci sei più...”

(Samuele Bersani, Giudizi Universali, 2002)

Mi sono svegliata con questa canzone in testa. Ogni mattina ho una canzone diversa che mi trottola nel cervello. Peggio di un juke-box.Perché questa e non un’altra? Boh..

Ora di pranzo. Solita passeggiata. Eureka! Ecco la risposta. Servita per colazione.

Ieri sera ho ricevuto una telefonata di una… persona.. Erano circa due anni che non avevo più notizie di lei. Dall’ultima volta che lei mi riattaccò il telefono in faccia. La cercai per capire il motivo del gesto. Niente. Telefono staccato. La chiamai a casa. Occupato. Lasciai perdere e me ne andai per la mia strada. Il giorno dopo, ho trovato un suo sms.. Poco gratificante. Pensai di rispondere subito per le rime. Pensai, anche, che ero per il tempo di un week-end un po’ più lungo del solito in ferie e che un messaggio del genere non meritava una risposta immediata.

Col passare degli anni ho imparato, a fatica, a controllare la mia impulsività. Ho fatto tesoro degli insegnamenti della mamma che diceva di girare la lingua sette volte nella bocca prima di usarla.

Al mio rientro mandai una e-mail, precisando che ero disposta ad ogni confronto purché si trattasse di un dialogo altrimenti si poteva tenere i suoi monologhi. Dopo svariati mesi, mi arrivò la risposta dicendo che sì, forse, avevo ragione io, che sì, forse delle ombre le avevano impedito un ragionamento obiettivo, che sì, forse era così.. ma che no, non poteva ancora accettare un dialogo.

Il motivo della discussione di allora non ha importanza. Non ha più, per me, importanza.

Mi è capitato, è vero, nel corso del tempo di pensare a tale persona, senza rancore.. La considerava un’amica e un comportamento del genere non mi era mai capitato. Mi è capitato, ovviamente, di discutere con degli amici, mi è capitato di essere mandata e di mandare dei solenni vaffff.. ma tra amici, ritengo che sia una cosa del tutto naturale. Passa il momento, arriva il chiarimento e tutto ritorna come prima, spesso meglio di prima. L’amicizia è fatta di confronti.

Qui non c’era la possibilità. Era un discorso a senso unico. Io ho ragione, tu hai torto, punto. Io decido per me, per te, punto. Cavolo.

Mi sono sentita, in quel momento, calpestata. Il tempo passa e lenisce tutto. Il tempo è un grande restauratore.

Ieri, il tempo è tornato indietro. Di colpo. Non serbo rancore. E’ troppo faticoso, ci vuole molta, troppa tenacia. Ma, una forma di risentimento, ieri, l’ho sentita. Una fitta veloce. Ho risposto che stavo cucinando e che non potevo stare al telefono. Non era una scusa.

Ho continuato a pensare per tutta la serata a quella telefonata. Al motivo di quella telefonata. Niente. Forse una voglia di riappacificazione? La solitudine che si è fatta, di colpo, più pesante? O, semplicemente perché tra poco è Natale e tutti dobbiamo essere più buoni? Non lo so.

E questa mattina ecco “Giudizi Universali” fare capolinea nella mia mente.

Dopo pranzo, ho chiamato. Ciao, come stai? Bene, grazie, tu? Bene anch’io, grazie. Ti volevo chiedere una cortesia. Dimmi, se posso, volentieri.. anzi, ti sono debitrice di tante cortesie, sei sempre stata così gentile con me. Beh, ti volevo solo pregare di non chiamarmi più. Oh. Capisco. Non c’è niente da capire, è solo che.. Tranquilla, capisco perfettamente, mi sono comportata male. No, ti sei comportata come hai sentito di fare, ma io non voglio più, mi dispiace. Ciao. Ciao.

Sembra crudele. E’ crudele. Ma perché continuare a farmi del male inutilmente? Ci vuole tanto tempo per capire e ammettere che non tutte le persone ci devono piacere per forza, che non tutte le persone sono compatibili. Ho impiegato una vita per ammetterlo, perché mi dovrei sforzare? Per la mia buona educazione? Per paura di ferire gli altri?

In fondo, chiudere una porta è, forse, meglio che lasciarla aperta e dare vane speranze. Non lo so. Ma non voglio più essere calpestata. Non sono una aiuola.

E perché questa amarezza?

Commenti al Post:
d_dap
d_dap il 29/11/05 alle 16:37 via WEB
Perchè questa amarezza?? Forse perchè per te l'amicizia è una cosa seria in cui credere... e questa persona ha deluso le tue aspettative... Forse inconsciamente speravi che l'avvicinamento avvenisse molto prima che dopo due anni e nonostante continuassi a dirti..massì chi se ne frega.... tanto non c'è solo lei nella vita... risentirla ti ha ferita... Per quel che può contare ..anche io mi sarei comporata così e... tranquilla non hai perso un'amica nè un'amicizia ..ma solo una conoscente !!!
 
icy.n.deep
icy.n.deep il 30/11/05 alle 10:15 via WEB
Forse perché non sei del tutto convinta di quello che hai fatto. Per quanto possa contare ( e considerando che non vivere una situazione limita molto l'immedesimarsici ) io non avrei potuto fare così, ma è nella mia indole andare avanti e gettare il cuore oltre. Le persone sbagliano, e criticarle è giusto, ma anche il perdono è dovuto. Forse è proprio l'impulsività avrebbe potuto risolvere tutto. Forse. Comunque spero tu posso sistemare le cose, non è una qeustione di essere calpestati di nuovo, ma solo di capire perché accade e come spostarsi un momento prima. Ciao
 
 
quotidiana_mente
quotidiana_mente il 30/11/05 alle 10:52 via WEB
Intransigenza. E’ come ho definito quanto scritto ieri, rileggendo oggi (non rileggo mai quanto scrivo). Solo l'intransigenza traspare dalle mie parole. Vero. La “storia” è lunga. Gli episodi sono tanti. Ho provato a capire ma non mi è stata data l’opportunità ed è questo che mi ha ferito. E’ stata la negazione di questa possibilità che mi ha fatto più male delle accuse. “..ma solo di capire perché accade e come spostarsi un momento prima..”, mi piace molto questa tua frase. Grazie. Buona giornata
 
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