NUOVA DIMENSIONE

I .. feel ashamed


WASHINGTON: L’effetto Berlusconi all’estero? Dico solo che ormai chiamano “papi”anche me. A New York, come a Londra». Carlo Segni, trader alla BancaMondiale di Washington, 41 anni, da 15 negli Stati Uniti, spinta atornare in Italia scarsina, ma soprattutto - quando capita l’argomento- decisamente poco incline a parlare delle avventure del governo e delsuo premier con amici, colleghi e conoscenti non italiani. «Mi sentomolto in imbarazzo, un imbarazzo al limite della vergogna», spiega. «Èuna continua presa in giro, uno scherzare su quello che è visto come unuomo ridicolo, un joker internazionale. In generale diamo l’impressionedi un Paese in discesa, dal sistema non credibile. E la cosa piùsconvolgente è che la caratterizzazione di Berlusconi come personaggiogrottesco è arrivata fino al governatore della Banca centrale delKirghizistan. Anche lui ne parla così». Veline, certo, ma non solo.«Dopo quel che è successo sul fronte della sicurezza edell’immigrazione negli Stati Uniti ci danno degli xenofobi, deirazzisti. D’altra parte, se la critica arriva da un organismointernazionale come l’Onu, non c’è spiegazione di primo ministro chetenga: il messaggio che passa all’estero è quello». Particolarmentepenoso il capitolo delle domande. «Mi chiedono per esempio come fa anon apparirci medievale il no all’Italia multietnica. Oppure, piùspesso, domandano come facciano gli italiani a votare ancora ilCavaliere. Rispondo che evidentemente l’Italia vuole le veline. Maancora peggio è quando vogliono sapere come mai, nonostante i dati suldebito, o i casi come quello di Alitalia, che non si reagisca. Abbozzodei ragionamenti, la verità è che non riesco a capirlo neanch’io».
BARCELLONA: Troppo simili per essere diversi, troppo diversi per essere simili.Questa è il paradosso del rapporto fra gli spagnoli e gli italiani. ABarcellona, come in il resto del paese oggi, si parla di calcio, dellacrisi e di Berlusconi. Con il caffè in mano i “tertulianos”-quelliabituati a spendere un po’ del loro tempo a pontificare su tutto eniente nel bar- fanno l’analisi della situazione. Gianluca nel caffè diPiazza del Diamant. Questo è uno dei centri neuvlagici del Barri deGracia, nel centro di Barcellona. Gianluca è musicista, 30 Anni, daqualque tempo risiede a Barcellona. «Non ho voglia di tornare inItalia, il mio paese è diventato un reality show continuo». Il barmanconosce Gianluca da anni è lo saluta in catalano: «Arriba Berlusconi!»,il resto dei “tertulianos” mostra un sorriso ironico che a Gianluca dafastidio. «Sempre Berlusconi...ogni giorno una storia differente perfarci sentire male. I miei amici hanno smesso di parlarmi, ma qui, ognimattino, devo ascoltare battute...è la mia punizione per essereitaliano». Gianluca, paga il caffè mentre il resto continua a parlaredi Berlusconi. Stefano è consulente ed abita a Barcellona dal 1991. «Senti, io credoche Berlusconi è diventato un topos italiano come la mafia», mi dice altelefono. «Quando dico che sono italiano queste sono le due primereferenze che vengono in mente alle persone che non mi conoscono. Mafortunatamente l’immagine della Italia è composta da molti altriinput». Stefano non crede che l’immagine della Italia è rovinata daBerlusconi. «Berlusconi è stato eletto da milioni di italiani, e noncredo che gli italiani siamo stupidi. Io non voterei mai questo uomo,ma la democrazia è cosí. E noi, italiani, siamo cosí, forse». Certo è che un fiore non fa la primavera, ed un uomo non fa un paese.Berlusconi non è l’Italia, ma la tendenza al riduzionismo fa che siapiù facile sbagliare mentre uno fa il caffè al mattino.
LONDRA: Da italiano un po’ esule un po’ emigrato un po’ felicemente espatriatonon è facile dover rispondere tutti i giorni alla domanda di amicisornioni e sorridenti: «Ma è l’amante o la figlia?». Il riferimento èchiaro, ma a volte si vorrebbe parlare di politica. Forse per uninglese, con un italiano, non si può. Un misto di disprezzo e d’invidiaaccompagna ogni discorso su Berlusconi. Per la patria della democraziadelle regole il premier italiano è un insulto alla politica intesa comelavoro per il bene comune, ma è anche un uomo che è riuscito a faredella vita privata uno strumento di successo sulla scena pubblica.«Saucy Silvio asked me for a fondle», titolava il 7 maggio il popolareMetro, distribuito in tutte le stazioni di Londra: «L’impertinenteSilvio mi ha chiesto una carezza». Si raccontava la storia di un Silvioin cerca di coccole, cuddle, nello stesso momento in cui si trovava afronteggiare l’emergenza-terremoto. Ma quello che The Times non gliperdona è l’uso spregiudicato dei media. «Mr Berlusconi has used hiscontrol of Italian media to fight back», Berlusconi ha usato il suopotere mediatico per controbattere a Repubblica. Non più simpatico,quindi, ma ormai socialmente e politicamente «pericoloso». Comescriveva l’altro giorno The Guardian, il quotidiano più a sinistranell’opinione pubblica britannica: «he’s a scary man». Il motivo? È unprivilegiato che fa il populista, col risultato di ingannare il popoloche lo vota. «And Silvio Berlusconi is, well, Silvio Berlusconi». Conuno come lui la democrazia non va da nessuna parte.e noi  a Roma assistiamo alle sue esibizioni becere e ruffiane e la cosa peggiore a cui stiamo assistendo è l'assefuazione, l'accettazione priva di resistenza, prodroma per l'instaurazione di un vero e proprio regime.. sono spaventata lo confesso..