La mia Irlanda

Day 5


La mattina Mary ci serve la colazione nella sua veranda in stile vittoriano, legno ovunque, porcellane eleganti di waterford ed ogni ben di dio in tavola. Proprio da Killarney parte una strada, la N70, meglio nota come il “ring of kerry”: un anello di circa 170 km che percorre lungo la costa tutta la penisola del kerry, la più grande ed esposta sull’Atltantico, quasi una tappa fissa di chi decide di girare il sud irlandese. Il ring of kerry, specialmente se percorso in automobile, è la libertà allo stato puro. Non si paga un biglietto, non ci sono orari, strade da seguire. Ognuno va dove gli pare, sosta per il tempo che preferisce nei diversi paesi che si incontrano sulla strada, ognuno con le sue caratteristiche. Già dopo una ventina di chilometri, il paesaggio si fa decisamente più selvaggio. Ci si inerpica fra strade di montagna con dei colori indescrivibili, che vanno dal verde al marrone e cambiano in continuazione a seconda dei giochi che il sole fa attraverso le nuvole basse. Ovunque, rivoli, ruscelli, contadini, pescatori e soprattutto tanti animali. La nostra prima sosta è dedicata a due pastorelli che gentilmente si offrono in posa ai turisti per delle foto con i loro animali: un cavallo, due somari ed un volpino. Tutti deliziosi. Poi la strada si affaccia sul mare. Di fronte a noi un’altra lingua di terra, è la penisola del Dingle. C’è un silenzio rotto dal solo passaggio di auto e bus. Fra turisti, sembra quasi naturale salutarsi con grandi sorrisi, felici del condividere un paesaggio così meraviglioso da togliere il fiato, tutto gratis. In meno di 24 ore siamo così lontani dalla confusione, dal frastuono, dalla musica colorata di Dublino e stiamo assaporando l’altro sapore, più genuino, dell’Irlanda che nei secoli è cambiata poco, quella del mare, delle colline, dei sassi, coloratissimi, della brughiera e delle scogliere a picco sul mare. Arriviamo fino all’ultimo lembo di asfalto, dal quale ci si imbarca su delle chiatte per visitare l’isolotto di Valencia. Ma non ci interessa. Il nostro sesto senso, (questa è la vera magia del viaggiatore, non del turista), ci porta verso un punto panoramico segnalato sulla mappa. Siamo a Portmagee, con alle spalle knight rown, la città dei cavalieri. Sulla nostra cartina, manca del tutto la strada per arrivare al punto panoramico ma entrambi sentiamo che la strada c’è e noi siamo vicini. Ad un tratto la nostra Chevrolette Lacetti argento è ferma in mezzo ad un campo di grano immenso. Davanti a noi una lunga lingua d’asfalto sembra inerpicarsi su di un monte. Non abbiamo una precisa idea di dove siamo, ma la terra, da calcoli approssimativi, sta per finire, poi l’oceano e quindi… l’America. Decidiamo così di avventurarci… e dopo circa tre km la nostra sorte ci premia, accarezzandoci e regalandoci una delle esperienze che probabilmente non dimenticheremo mai nella vita. Troviamo il punto panoramico. Un gentil bifolco che gestisce il b&b locale pretende il biglietto, ma ne vale davvero la pena. Cinque minuti a piedi in un pascolo e già si inizia a sentire lo sciacquettio dei gorghi che le maree creano scontrandosi con gli scogli. Restiamo per qualche istante senza fiato. Lo sterrato sul quale camminiamo si interrompe improvvisamente. Finisce. Con lui, finisce l’Irlanda. Se la mappa non ci inganna, siamo nel punto più ad ovest di tutto il paese. Davanti a noi, l’oceano. La terra finisce con uno strapiombo di oltre cento metri sul mare. Viene quasi spontaneo fare un passo indietro. Nei tre euro e mezzo (mai spesi così bene) di biglietto, è compresa la sosta su una panca di legno. Pensate! Sull’estremo lembo sperduto d’Irlanda, quel matto ci ha messo una panca sulla quale riflettere sulla vita, sulla natura, che proprio li davanti fa bella mostra della sua potenza, della sua immensità. Ci lasciamo andare a baci ed affettuosità. Macrocosmo e microcosmo si fondono magicamente in un nostro bacio. E’ un’operazione alchemica che inconsciamente ma ritualmente portiamo a compimento, ebbri dell’emozione del posto che ci ha accolto. No, non è un caso. Cercavo esattamente questo posto. Lo avevo immaginato qualche giorno fa. Avevo immaginato tutto. Solo adesso lo posso dire. Forse i casi non esistono. Lasciamo quel posto meraviglioso, unico e senza nome (sul cartello c’è solo scritto point of view) e proseguiamo il nostro cammino nel ring of kerry. Siamo sulle coste atlantiche. Venti km più avanti, letteralmente scavalcata la montagna, (gallerie e tornanti non esistono in Irlanda) la strada scende a livello del mare. Scorgo con la coda dell’occhio un accesso laterale. Prometto ad Alessandra una sorpresa, le dico di tenersi forte e sempre spinto dall’intuizione magica che ha condotto tutto il mio viaggio iniziatico in Irlanda, tiro il freno a mano. Anche i miei numeri da coatto sono concessi su questa strada deserta. Troviamo così una stradina che porta proprio sul mare, su una spiaggia isolata dove ci sono dei surfisti che stanno per affrontare le onde dell’oceano e due cani che hanno voglia di correre e giocare con noi. E’ tutto meraviglioso. La marea s’è ritirata ed ha lasciato oltre 60 metri di spiaggia oceanica per farci passeggiare fra colori e paesaggi cui non siamo abituati, in totale estasi. Proseguendo facciamo sosta a Waterville, una lingua di terra sul mare e case colorate. Il nostro cammino riprende sull’atlantico prima di rigirarci verso l’Irlanda ed i laghi del parco nazionale di Killarney, dove vorremmo finire la giornata. La strada risale e torniamo fra colli e piccole montagne. Le nuvole, bassissime, ci avvolgono e troviamo sulla strada decine di pecore. Il paesaggio è brullo, attraversiamo una foresta silenziosa, dove passa poca luce dagli alberi ed il tempo sembra fermarsi. Cerco di andare il più piano possibile con l’auto. Al termine del ring, ci fermiamo al famosissimo “ladies view”, un punto panoramico mozzafiato che ha ammaliato nobildonne del passato e rappresentanti della casa reale inglese che qui trascorsero piacevoli vacanze. Suggestiva la vista sui laghi di Killarney. In tutta la valle, neanche un segno di civiltà, una casa o altra struttura moderna. A dipingerla, verrebbe identica ai paesaggi che hanno potuto ammirare zingari e re… di tutte le epoche passate. Tornando verso casa (di Mary), ci fermiamo nel parco nazionale di killarney, qualcosa come 800 ettari di foresta, giardini ed una casa vittoriana, ahinoi, chiusa alle 17. Unico rimpianto di tutto il viaggio. I giardini sono curatissimi, si possono fare magnifiche passeggiate in carrozza o semplicemente perdersi a piedi nel parco, fra abeti secolari e piante di rara bellezza. Mentre facciamo ritorno a Killarney scopriamo il perché delle bandiere giallo/verdi sulla maggior parte delle vetture che abbiamo incontrato per strada. Mentre noi vagavamo nel ring of kerry la squadra locale, ovvero la squadra di football della contea dove ci troviamo, il Kerry appunto, ha vinto la finale di campionato. Ho avuto il piacere di vedere i primi minuti del secondo tempo, mentre il Kerry era sotto, con tre irlandesi in un negozio. Nonostante la sofferenza per la finale di campionato nazionale sono stati molto gentili e mi hanno spiegato su per giù le regole del gioco che risulta essere una specie di compromesso fra il nostro calcio (qui si chiama soccer) ed il rugby. Si gioca su un campo immenso, 16 contro 16. La palla, simile a quella da calcio, si tiene in mano e ci sono delle mischie. Si può portarla a spasso, farla rimbalzare per terra come fa un cestista, oppure palleggiare con i piedi. Per segnare basta tirare la palla con un calcione in mezzo alla meta, in alto, oppure tirare in porta con i piedi o con le mani, insomma come farebbe Maradona, in una porta da calcio dove c’è anche un portiere. A vederli giocare sono davvero ridicoli. Però loro ci tengono molto e la vittoria della “nostra” contea rende tutti euforici nel pomeriggio. La sera siamo in un tipico perfetto irish pub. Luce fioca, una violinista ed un tipico musicista irlandese con barbona e guance rosse che suona una specie di mandolino medievale ad otto corde allietano la serata. Per il secondo turno giungerà un gruppo che fa rock misto alla musica irlandese, veramente fenomenale.