LA MIA SICILIA

LE AMERICHE EVOCATE DA GIUSEPPE TORNATORE


Il dolce invito di un’amica m’induce ad abbandonare, alla fine del primo tempo, Italia-Inghilterra (tanto il tifo del vicinato è abbastanza eloquente al riguardo), per il film: “La leggenda del pianista sull’oceano”, regia di Giuseppe Tornatore.Occhi ammassati sul ponte della nave attendono trepidanti di gridare: “L’America” evocata da una gigantesca statua della libertà. L’approdo di secolari bisogni non coinvolge il neonato abbandonato a bordo e ritrovato dal fuochista. Il bimbetto cresce sull’oceano tra Europa ed America diventando il famoso pianista del transatlantico, persino  sfidato a duelli musicali, a causa della  magia delle sue note, da altri fantastici interpreti. Quando, finalmente, spinto dal suo amico Max, decide di scendere dal piroscafo, sotto lo sguardo trepido dell’intero equipaggio, dopo essere giunto a metà della scala ed aver guardato la città incombente, sceglie di tornare indietro: lo spazio indeterminabile della città non gli avrebbe più consentito di sfidare la soglia dell’infinito per cui preferisce morire con  la sua nave.Le storie immaginate sullo sfondo richiamano altri occhi, ammassati su barchette prive di colla che cercano nuovi approdi e nuove americhe, ma spesso, se sono riusciti a sconfiggere la morte celata dietro paurose onde marine, li aspetta un ghetto sorvegliato da guardie armate.  Vi sono tanti filoni riconducibili a Sergio Leone, del resto Tornatore cita spesso la storia del cinema e dei registi: è innegabile il fascino legato alla colonna sonora di Morricone che ha impiegato quasi un anno a comporre gli oltre trenta motivi del film; La statua della Libertà  evoca il  "Il Colosso di Rodi" ed il primo piano della pupilla del giovane che grida l'America e che riflette la città, all'inizio pare richiamare le inquadrature tipiche del regista noto per gli spaghettiwestern.