la moscacieca

Diana


Erano gli anni ’50.I miti di allora erano ben diversi da quelli nostri, le canzoni e la musica portavano ancora con se una vena romantica e semplice.Le storie raccontate erano inebriate da desideri d’amore privi di troppe elucubrazioni mentali.I giovani italiani, dell’ascendente società del dopo guerra, erano attratti dai miti americani e dalla loro società effervescente come le formiche dallo zucchero.Ma il pensiero delle famiglie nostrane era ancora arcaico e legato a vecchi schemi culturali dove la coercizione era l’unico strumento educativo.La lingua inglese portava il suo fascino ovunque. Di fronte a questa civiltà l’italiano medio si sentiva spesso in soggezione.Gli americani che si trovavano a passeggiare nelle strade di Roma a piedi o con le loro Cadilac erano considerati come dei Dei. Solo il fatto di essere americano era già un motivo di carisma.L’America era il traino immaginario di uno stile di vita da seguire. L’America era sinonimo di un mondo migliore, un mondo da conquistare e da raggiungere. L’America era L’America.Una ragazzina nata nel ’42 fu una delle prime ad essere rapite da questa favola.Incantata da un sogno evanescente, fatto di canzoni con quelle parole straniere che aveva imparato a comprendere e a ripetere con straordinaria abilità. Con quello slang che anche a distanza di molti anni riusciva a riproporre alla perfezione. Una ragazzina fuori la norma. Troppo in avanti con i tempi, per allora. Un giorno scappò di casa, e dalle regole di un mondo smisuratamente piccolo per lei, attratta dalla voce di quel ragazzo con la faccia pulita che cantava “Diana”. Una fuga adolescente all’inseguimento di un emozione… accompagnata chissà da chi…Correndo… correndo… incontro ad un concerto per una notte di piacere tra quelle melodie che amava così tanto.Lei era la più piccola di una famiglia di tre fratelli maschi che, in quei tempi, si arricchivano cavalcando l’onda esponenziale dei mercati della ricostruzione.La sua fu un’azione troppo anticonformista per quell'epoca, purtroppo.Il suo rientro a casa non fu dei migliori…..  DIANA di Paul Anka