la moscacieca

Io so che tu sai che io non so


E’ il titolo, parafrasato da me, di una commedia all’italiana degli anni ’80 interpretata da Alberto Sordi e Monica Vitti.Questa frase mi viene in testa quando assisto a dei particolari déjàvu.Per me esistono due tipi di dèjàvu.Il primo è quell’effetto che a volte ci capita di vivere in un determinato istante con la sensazione di averlo già vissuto.L’altro, il mio déjàvu, è una condizione sociale. Un fenomeno che accade nelle interazioni umane.Capita che, mentre mi relaziono con qualcuno, intravedo una metamorfosi.Un cambiamento che la mia esperienza mi ha insegnato a riconoscere e a volte a prevedere.Si presenta sempre allo stesso modo. Con le stesse modalità. Identico. Un vero déjàvu.Un sasso violento che viene scagliato nell’acqua della mia serenità, per osservare poi come si muovono le onde. Un atto più o meno consapevole ma sempre vandalico.A lanciarlo può essere chiunque. Non ha diritti d’autore.Ha solo uno scopo, cercare una prova, un informazione che confermi l’assurdo.Un modo sciocco per sperimentare i propri dubbi sulla fiducia nell'altro, senza scioglierli.Queste persone non sanno che io so, e le lascio andare con quello che vogliono.Concedendogli un “me” che non è me.Mentre l'acqua della mia serenità si ricompone come uno specchio di un lago.A volte a fatica, disturbata, ma si ricompone. Nel silenzio di quello che so.Sperando che un giorno, questi corpi dall'anima frammentata,  possano ubricarsi di fiducia e provare la sensazione di sentirsi amati, amando.