Creato da PerUnaNotteDiPiacere il 28/12/2005

la moscacieca

In quest'epoca di repentini cambiamenti vivere è come andare un pò alla cieca. Gli interrogativi si mescolano alle emozioni cercando nel pensiero le direzioni da seguire. Un Blog per delineare e fotografare le rotte collettive.

 

 

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V-DAY & Qualunquismo

Post n°267 pubblicato il 10 Settembre 2007 da PerUnaNotteDiPiacere
 

Avevo già parlato del qualunquismo e del padre fondatore Guglielmo Giannini in un mio vecchio post di diversi mesi fa! (post sul qualunquismo)
Spiegando le radici della parola “qualunquismo” e dell’attribuzione negativa etichettata dalla classe politica di quei tempi non affatto diversa dalla nostra.
Paragonare Beppe Grillo a Guglielmo Giannini è possibile solo in parte.
Giannini era un commediografo, Grillo un comico.
Giannini è partito con la pubblicazione di un settimanale ostentando l’incrostazioni della politica e dei partiti pressappoco come Grillo con il suo Blog e la sua Settimana.
Certo… Guglielmo Giannini non parlava di inquinamento, disoccupazione, scandali, economia deleteria, energia alternativa come Beppe Grillo solo perché ancora si doveva distruggere tutto, comunque aveva uno modo di comunicare con la massa molto simile.
Lui voleva risvegliare già allora la coscienza dell’uomo qualunque, quello della quotidianità e della strada e ci riuscì. Il suo settimanale ebbe molto successo, tanto da permettergli di formare un movimento politico e successivamente un partito che lo portò in parlamento con più di 100 deputati grazie ad uno slogan molto pittoresco come il “vaffanculo” di Beppe: “non ci rompete più le scatole”.
Un avvenimento decisamente storico per quei tempi, ma come tutte le cose della storia significative è stato fatto di tutto, da una minoranza del potere forte, per sbarrare la strada a quest’uomo con la denigrazione sia a destra che a sinistra facendolo dimenticare, per ciò che era, anche sui testi storici educativi e ancora oggi su internet con documenti che attribuiscono negativa la parola “qualunquismo”.
La visione dello Stato secondo Giannini era quella di una essenza amministrativa priva di una base ideologica. Il concentrato di questo pensiero lo troviamo in una sua celebre citazione: “basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre”
E’ ovvio che questo pensiero era estremamente pericoloso per chi intendeva fare della politica un affare.
Beppe Grillo forse, conoscendo l’esperienza di Guglielmo Giannini, sa bene che entrare in politica significherebbe essere “messo in mezzo” incappando nello stesso errore di Giannini.
Credo che Beppe Grillo stia cercando di smuovere le coscienze delle persone facendole interessare ai loro stessi problemi perchè, chi se ne dovrebbe occupare, non lo fa!
Sta dimostrando che fuori dal contesto politico istituzionale si può fare molta più politica, grazie anche alla nuova tecnologia di internet e della sua rete in continuo sviluppo, cosa che Guglielmo Giannini all’epoca non poteva fare.
Io personalmente ho sempre apprezzato Grillo parzialmente, per via della sua poca attenzione comunicativa al “SIGNORAGGIO”. Il vero male di tutti i mali di questa società occidentale.
Beppe Grillo anni fa ebbe l’onore di conoscere Giacinto Auriti professore di giurisprudenza classe ’26 che fu il primo in Italia a sdoganare la parola “SIGNORAGGIO”  denunciando addirittura la Banca D’Italia per truffa ai danni dei cittadini. Fu il primo a esporre chiaramente il meccanismo perverso in cui i poteri bancari tengono stretto in una morsa potentissima l’umanità intera attraverso le banche centrali. Un argomento delicato quanto complicato che, una volta compreso, riesce a dare un perché a tutti i mali di questo mondo: guerre, inquinamento, disoccupazione, povertà, emarginazione, criminalità, manipolazione mediatica e quant’altro.
Certo… 300.000 persone sono poche in confronto ai 57 milioni di cittadini Italiani e “forse” la sua strategia è quella di aumentare il consenso fino ad un punto critico dove rovesciare completamente il contenuto del suo magico cilindro. Credo anche che la responsabilità personale di ciò che sta facendo è immensa e che ci vuole una maturità personale non indifferente per portare il suo progetto ad un sano compimento. Io me lo auguro con tutto il cuore e seguo attivamente tutte le sue iniziative, e mentre porto avanti la mia piccola battaglia informativa e fattiva con qualche amico, aspetto, con un pizzico di diffidenza, il fatidico giorno della verità!
Perché intendo esserci… per godere o per criticare ancora non lo so!
Sinceramente, e per la cultura derivata dalla mia libera ricerca che mi sono fatto negli anni, l’istituzione statale non ha affatto bisogno di nessuna identificazioni ideologica, come diceva Giannini ma di un sistema semplice, funzionale e blindato. Dove i responsabili del suo mantenimento siano eletti democraticamente e direttamente dal popolo. Ponendo attenzione al sistema economico che deve essere semplice, con una moneta che nasca di proprietà dei cittadini e con una fiscalizzazione che avvenga sulla massa monetaria in circolazione e non sul reddito come accade oggi, al fine di coprire le spese pubbliche e di distribuire un reddito di cittadinanza vitalizio per una degna sopravvivenza a tutti i cittadini dalla loro nascita fino alla loro morte. Solo in questo modo può realizzarsi il vero RINASCIMANTO SPIRITUALE dell’umanità… il resto sono solo parole al vento.
Le ideologie sono gli strumenti che usa chi conosce bene “la macchina umana” per sfruttarla. Animando gli uni contro gli altri sfruttando la naturale dissociazione intrapsichica del singolo individuo, per mantenere una posizione di potere sempre più imponente su milioni di esseri umani a discapito dell’intero pianeta e del futuro e di tutti i suoi abitanti.
Ormai è in atto, da questo sistema, una tirannia generazionale nei confronti di individui futuri che ancora devono vedere la luce del sole… e chi sa se riusciranno mai a vederla!
Tutto dipende da noi e dalla nostra testa se riusciamo a farla funzionare autonomamente.

Ernesto.

 
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"... un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava. Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto. Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore. Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio. Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.
Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?'
Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato. Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.
Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.
Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.
Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.
Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti, concluse il più Saggio dei saggi. Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

tratto dall'Alchimista:
di Paulo Coelho

 
 
 

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