Il Lampione

Nuovo simbolo del Partito Democratico


Mercoledì 21 novembre il segretario del costituendo Partito Democratico Walter Veltroni ha presentato il simbolo del nuovo partito. “La 'P' verde e la 'D' bianca su uno sfondo rosso. Poi, sotto, la scritta 'Partito democratico' impreziosita da un ramoscello di ulivo. E' questo il nuovo simbolo del Pd, presentato presso lo Spazio Etoile in Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma”. Ecco le parole di Veltroni: «Un simbolo – ha esordito il segretario nazionale - racconta l'identità di un partito e di una comunità e io credo che questo simbolo ci rappresenti bene. E' un simbolo rivolto al futuro, di un partito che nasce per una Italia nuova ed assume su di se l'identità nazionale. Un’identità nazionale racchiusa nei tre colori che lo compongono, gli stessi che però vogliono ricordare anche le tre grandi tradizioni che stanno nel Pd: il verde dell'ambientalismo e del laicismo, il bianco dei cattolici democratici e il rosso della tradizione socialista e del mondo del lavoro». A parte il commento estetico, che lascio ad ognuno coi propri gusti e le proprie peculiarità in fatto di immagini e di grafica. Appare evidente come, soprassedendo sul becero tentativo di richiamare coi colori le grandi tradizioni culturali riformiste, il simbolo sia una trasposizione semplicistico-espressiva del solito appiattimento delle culture, delle tradizioni e delle peculiarità dei soggetti politici. La nuova tendenza dell’attualità mediatica è quella di buttare a mare anni di elaborazioni, di lotte, di sedimentazioni delle radici politiche e sociali che hanno prima fatto nascere la Repubblica e poi contribuito alla costruzione di quel processo democratico che ci ha portato, oggi, ad entrare nel nuovo millennio evitando spinte golpiste, terrorismi, tentativi di cancellare intere culture politiche. L’assonanza espressiva coi simboli di Forza Italia e del Partito Liberale (sia nuovo che quello originario depositario del potere confindustriale più invadente) è troppo evidente ed è stata messa in luce in centinaia di blog che hanno evidenziato, spesso satiricamente, il tentativo di inseguire modelli che nulla c’entrano coi propositi che hanno fatto nascere il nuovo partito. Strano anche l’aver relegato il simbolo dell’ulivo in posizione marginale ai piedi dell’immagine. L’Ulivo ha sempre rappresentato, per noi elettori di centrosinistra, l’unica novità di rilievo apparsa nel panorama politico da quindici anni a questa parte. L’idea che finalmente si siano riuscite a mettere insieme, con un sincretismo sinergico, la tradizione del socialismo democratico (discendente dal vecchio PCI) e del cattolicesimo democratico espressione della sinistra della DC; ha rappresentato per milioni di elettori la nuova speranza di costruire un nuovo soggetto riformista che riesca a contrastare l’egemonia mediatico-economica del cavaliere. Testimonianza né è sempre stata il maggior numero di voti che il simbolo dell’Ulivo ha sempre ottenuto rispetto alla somma dei partiti aderenti. Semplice evidenza del fato che centinaia di migliaia di elettori si riconoscevano in un progetto politico senza esserne militanti dei partiti fondatori. Relegarlo quasi a conato del passato mi è sembrata una spinta tragico-modernista davvero di cattivo gusto. Così come il tentativo operato da Veltroni di innestare elementi tipo parademocrazia americana in un sistema rappresentativo come quello italiano che affonda le proprie radici nella tradizioni dei grandi partiti di massa di stampo europeo. “…l’America è lontana…” diceva una vecchia battuta; ed meglio che ci rimanga! Si potrebbe aggiungere.
Altra cosa che, secondo me, fa parecchio discutere è la modalità con la quale si è arrivati alla elaborazione del simbolo. Lodevole l’idea di farlo realizzare ad un giovane grafico. Ma il Partito Democratico non doveva essere lo strumento della partecipazione popolare e della condivisione delle decisioni? Un concorso di idee; una consultazione che aprisse ai suggerimenti della base, un dibatto che avesse avvicinato i tanto amati cittadini citati, ad ogni piè sospinto, dal nostro segretario non sarebbero stati strumenti maggiormente efficaci e soprattutto più calzanti con lo spirito che ha portato tre milioni e mezzo di elettori a far nascere una nuova speranza per l’Italia? Sono un elettore di centrosinistra ed un aderente al Partito democratico ma non ne condivido le prime mosse che lo stanno portando ad affacciarsi nel panorama politico. Neanche il centralismo democratico, di gramsciana memoria, ci avrebbe indotto ad innestare nel neonato soggetto politico elementi di verticismo e di decisionismo che non appartengono alle nostre radici culturali, al nostro vissuto e, spero, non apparterranno mai al nostro futuro.