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Artemisia Gentileschi

Post n°27 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da ambroseb
 

Sono rari i casi di donne divenute famose nel campo artistico, soprattutto nel periodo classico e moderno. Le donne sono sempre state relegate a svolgere mansioni di second’ordine da condizionamenti di natura culturale e sociale. Spesso sono state costrette a mortificare la propria personalità artistica scrivendo sotto falso nome; facendo firmare i quadri da altri; comunque sempre relegate nell’anonimato. Artemisia Gentileschi fu sicuramente una delle poche protagoniste femminili della storia dell'arte europea. Nata a Roma nel 1953 dal pittore Orazio Gentileschi, prima di sei figli (tutti maschi), venne istruita in tenerissima età alla pittura dal padre. In un periodo caratterizzato dalle prime influenze del Concilio di Trento, Artemisia seppe dare libero sfogo ad istinti che a quel tempo venivano un po’ mortificati (Caravaggio a parte) per far spazio al valore didascalico e morale delle immagini sacre. Temi caratterizzanti la sua opera furono il desiderio di vendetta, il sadismo, la fusione tra sacro e profano; la rappresentazione dei corpi in tutta la loro elegante nudità; il tutto riuscendo ad infondere nelle sue opere un raffinato alito di sensualità. Purtroppo la sua figura fu legata per anni ad uno spiacevolissimo episodio.
Nel 1611 Artemisia venne violentata dal suo insegnante di prospettiva un tale di nome Agostino Tassi amico nonché collega del padre. Lei aveva 15 anni e Agostino circa 32. La giovane fu costretta a confermare l’accaduto sotto tortura. L’anno successivo si celebrò il processo nel quale venne fuori anche la vera figura del Tassi. L'amico Stiattesi affermò di averlo conosciuto quando viveva a Livorno ed era “ammogliato con certa Maria, la quale gli fuggì con un suo drudo. Egli dopo averla cercata invano, saputola nel Mantovano la fece uccidere da sicari. Quando fu abbandonato dalla consorte venne a Roma con la cognata [allora quattordicenne] e nell'anno precedente a questa deposizione fu querelato per incesto (i rapporti sessuali con una cognata, essendo viva la moglie, erano considerati incestuosi). So che amava Artemisia da cui aveva avuto un quadro figurante una Giuditta. Gli aveva detto non di poterla sposare perché credeva che il Cosimo [Quorli] ne avesse pure profittato”. Tassi scontò otto mesi nella prigione di Corte Savella ma alla fine il caso fu archiviato. Dopo l’accaduto Tassi continuò a collezionare accuse di ogni nefandezza, financo all’omicidio. In seguito Artemisia riuscì a sposarsi ma soprattutto si riabilitò con la forza espressiva della propria pittura.
Ne sono testimonianze, a parte il suo Autoritratto (abbastanza insolito per i suoi tempi), il quadro qui a destra: Giuditta che decapita Oloferne. Probabilmente ispirato dal suo stato d’animo durante il processo esso rappresenta una delle scene più cruente della Bibbia. La decapitazione del feroce generale assiro Oloferne ad opera di Giuditta e di una sua ancella. Ella si intrufola nel campo nemico per compiere il glorioso gesto. Strano particolare del quadro la presenza della seconda donna come compartecipe dell’atto. Nella scena biblica Giuditta compie il gesto da sola mentre l’ancella aspetta fuori, vedendosi consegnata la testa all’uscita. Quasi a voler ancor di più riscattare il ruolo eroico ed essenziale della figura della donna. Ma leggiamo la descrizione che ne fa il grande storico dell’arte Roberto Longhi che, con un saggio del 1916 (purtroppo rivalutato solo di recente), contribuì a far uscire la figura di Artemisia dall’angusto spazio di icona del femminismo e la restituì agli onori dei grandi pittori del seicento. “«
Ma - vien voglia di dire - ma questa è la donna terribile! Una donna ha dipinto tutto questo?» ed aggiungeva «[...]che qui non v'è nulla di sadico, che anzi ciò che sorprende è l'impassibilità ferina di chi ha dipinto tutto questo ed è persino riuscita a riscontrare che il sangue sprizzando con violenza può ornare di due bordi di gocciole a volo lo zampillo centrale! Incredibile vi dico! Eppoi date per carità alla Signora Schiattesi – questo è il nome coniugale di Artemisia – il tempo di scegliere l'elsa dello spadone che deve servire alla bisogna! Infine non vi pare che l'unico moto di Giuditta sia quello di scostarsi al possibile perché il sangue non le brutti il completo novissimo di seta gialla? Pensiamo ad ogni modo che si tratta di un abito di casa Gentileschi, il più fine guardaroba di sete del Seicento europeo, dopo Van Dyck”.

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Commenti al Post:
bil37
bil37 il 11/12/07 alle 11:27 via WEB
Ancora una volta leggo questo tuo post con grande interesse, anche perché valorizzi un'artista semisconosciuta e di grande talento. Conoscevo un po' della sua storia per aver visto, qualche anno fa, il film sulla sua vita. Per una strana coincidenza, mentre tu parli di questa artista che fu vittima di uno stupro, io, nel mio blog, ho affrontato questo tema a livello piu' generale. Quello che mi ha colpito di Artemisia, dei suoi dipinti, è la sua forza espressiva, quasi un voler rivendicare la sua dignità di donna ferita attraverso una riabilitazione del linguaggio pittorico. Fragile come donna, ma forte e potente nella sua arte. C'è qualcosa in lei del grande Caravaggio, ma come ogni talento creativo, in lei, la lezione del maestro, rivive in modo originale. Il dipinto di "Giuditta che decapita Oloferne" è di una violenza straordinaria, e il fatto che sia una donna a compiere un gesto così forte indica tutta la novità del suo pensiero.
 
 
ambroseb
ambroseb il 11/12/07 alle 14:55 via WEB
Di Caravaggio apprese sicuramente: l'utilizzo del chiaroscuro; la capacità di schiacciare l'immagine rispetto alla prospettiva mantenendo intatta la forza evocativa della rappresentazione d'insieme; la grande capacità di andare oltre gli schemi imposti dalla morale del tempo. Per il resto riuscì, come solo i grandi artisti sanno fare, a mettere tutta se stessa nelle sue opere.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 11/12/07 alle 12:55 via WEB
c'è sempre da imparare qui nel tuo blog, a scuola in storia dell'arte sorvolano la gentileschi, peccato... PeterGunn
 
 
ambroseb
ambroseb il 11/12/07 alle 14:58 via WEB
E' colpa di docenti infarciti solo di cultura nozionostica ed antologica. Incapaci di andare oltre e di personalizzare il proprio sapere attraverso la cosa più importante che dovrebbero trasmettere agli studenti: la capacità di critica personale.
 
semprepazza
semprepazza il 11/12/07 alle 19:46 via WEB
Tempo fa, poichè amo molto la pittura, specialmente antica, ho fatto una ricerca sulle donne pittrici del passato, che sono veramente poche... Perciò non sai con quanto piacere ho letto il tuo post. Ricordo anche di aver visto un film sulla vita di Artemisia, purtroppo non ricordo i dati per citarlo. Grazie, è stata davvero una graditissima sorpresa.
 
 
ambroseb
ambroseb il 12/12/07 alle 00:45 via WEB
Il film si intitola "Artemisia, Passione Estrema" ed è il il secondo lungometraggio della regista francese Agnes Merlet. Pensa la regista decise di girare il film dopo aver visto il dipinto "Giuditta che decapita Oloferne"! Artemisia venbe interpretata da Valentina Cervi; Michel Serrault interpretava suo padre; il ruolo di Agostino Tassi venne affidato a Miki Manojlovic; del cast fa parte pure Luca Zingaretti. Se proprio devo essere sincero a me il film non è piaciuto granché. E come se gli attori recitassero atomisticamente, mancando un collante tra tutti attori, scene, movimenti; tutto appare abbastanza statico ed i colori non mi hanno affatto ispirato l'ambiente seicentesco di Caravaggio e Gentileschi. Giudizio ovviamente parziale e molto personale.
 
   
semprepazza
semprepazza il 12/12/07 alle 21:27 via WEB
Più preciso di così... buona serata!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
potager en carrés il 10/08/13 alle 10:36 via WEB
Grazzie!
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
anna.loverde881 il 21/04/17 alle 22:37 via WEB
ciao complimenti per il blog un saluto dal nostro bed and breakfast trapani
 
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