Language Is A Virus

Post N° 198


“La gente ha paura di sognare”Per dirti questo ti svegliava nel mezzo della notteA raccontare le sue verità e le sue nevrosiE tu la immaginavi attaccata alla cornettaTutta vestita di nero come un corvoIl corpo adagiato sul divano coperto da un telo Un sudario tale e quale alla SindoneIn quella stanza buia tra libri e mozziconiMentre ti esortava ad osareA spostare il limite un po’ piu’ in là A disinteressarti della vita per sperimentare creareSpianare le cicatrici che solcavano le animeAl Calcutta dove vi eravate incontratiEra nota perché riusciva a procurarsi di tuttoDal Dilaudid da iniettarsi in vena Seguendo le sue meticolose istruzioniA misteriosi animali esotici che si faceva arrivare chissà comeE poi perchè si comportava da artistaMani sporche di inchiostroUn’onda d’urto devastante e la luciditàNello spiegare quanto ignota fosse a tutti la realtàImpegnati solo a ripetere il conosciutoLei rotta ad ogni esperienza sbilenca e disordinataPerché il mondo dalla sua prospettiva Non era che un sogno lungo e intenso Un palco dove rappresentare la vita e la morteRosso Pompei alle pareti che fa molto bordelloUn inno stonato all’incoerenza da urlare a squarciagolaLei testa d’uovo e denti da coccodrilloMandria di cavalli imbizzarrita Che quando fuori nevicava forteNel turbinio bianco che ci circondavaNel silenzio assoluto di una città senza più nomeEra l’unica capace di fermare il tempo Immagine: Miniskirts in snow storm, Manhattan NY, 1969, US National Oceanic and Atmospheric Administration