lanimaracconta

DISEGNAMI LA FELICITA'


Royer è un bambino, e vive in un posto dove bambini non si resta fino a trent'anni.Esser bambino , lì, è  uno stato che dura molto poco, per i più fortunati.Poche settimane fa ero davanti a lui, ospite della sua famiglia, della sua comunità.Io stavo guardando da quel punto più alto i colori dell'isola, Taquile, del lago Titicaca, della cordigliera bianca boliviana che dominava davanti a noi.Per Royer questo spettacolo che fa piangere dalla gioia fa parte dei ritmi quotidiani.Quindi decise di guardare altri colori, quelli dei quaderni, dei pennarelli che noiospiti gli avevamo appena regalato.Grazie al rapporto pluriennale col gruppo di turismo solidale col quale sono partito,questa piccola comuniità ha da poco finito un sistema di pompaggio d'aqua, cheogni quattro /sei famiglie   consente di avere un gabinetto esterno, comune, con rubinetto  d'acqua corrente,  fredda, annesso.Come ci hanno accolti, ospitato, sfamato, raccontato i loro valori, le lorotradizioni, fatto ballare con loro, partecipare ai loro riti, è un regaloche ci porteremo per tutta la vita.Mentre stavo pensando a tutto questo mi ritorno' lo sguardo su Royer, fermocon i primi colori stappati ed un foglio bianco tra le mani, indeciso sul da fare."Royer, disegnami la felicita!'" "?"" Qualcosa che ti ha fatto felice, o che potrebbe farti felice ".Quando puo' essere lunga la lista di desideri di un bambino vestito cosi', senza alcungiocattolo, alcun contatto con le nostre mille comodita' quotidiane, senza niente senon la grande dignità che lui e la sua gente si portano appresso ?Royer si guardo' attorno, disegno' fermandosi piu' volte ad osservare, far roteare lalingua, concentrandosi su punti fissi, e alla fine sul foglio vennero fuori due casette, una grandeed una piu' piccola-"Bello ! Due case? Una delle tue è la tua? "Mi regala il sorriso più bello del mondo, la gioia, il trionfo." Tutte e due..."  - ed  in un esplosione d'orgoglio  ".. la mia casa ha il bagno !".Martco  è un altro bambino, incontrato giorni dopo, verso la finedi tre giorni di trekking  nella zona del Lares.Tre giorni zaino in spalla, senza lavarsi, dormire in tenda dove si vedono lestelle sentendosi dentro il cosmo, a quattromila metri e oltre, con gli occhiche devono concentrarsi su qualsiasi delle meraviglie della natura che incontri,per non sentire la stanchezza, la mancanza di ossigeno.Questo bambino per lo stato peruviano non e' neanche un cittadino.La sua famiglia vive qui, a kilometri e kilometri di duro cammino da un qualsiasivicino di casa. Non hanno diritti, alcun servizio di sanità pubblica, scuola.Quindi non parla lo spagnolo, ma una lingua antichissima di queste terre,a me incomprensibile.Uno dei pochi miracoli che sa fare l'Uomo e' come i bambini di tutto il mondosappiano capirsi e farsi capire.Pensai avesse  sete, oppure mi volesse chiedermi  aiuto per problemi al gregge che stavaaccudendo, o  qualcosa da mangiare come tutti gli altri bambiniincontrati in questi tre giorni.Niente di tutto questo. Ci metto non so quanto a capire. Ho paura di perdere il gruppo  fermandomi troppo, qui dove i sentieri non hanno indicazioni, non c' èassolutamente niente nelle vicinanze e fa buio presto.Ma come si fa a non darsi da fare per questo ruffiano, che regala i sorrisi,le capriole, i gesti di complicità piu' forti del mondo?Per il piccolo la gioia più grande sarebbe... avere dei rifiuti.E' contento di aver trovato una pietra, stranamente ovale, e mi chiededelle bottilglie vuote, per poter giocare cosi' ai birilli.Pur camminando tutto il giorno , con un sole che picchia, senza alcuna possibilitàdi trovare un rifugio per strada, nessuno del mio gruppo aveva nello zaino piùdi due bottigliette da mezzo litro, perchè la stanchezza e la mancanza d'ossigenonon avrebbero consentito  carichi pesanti. Ogni sera raggiungevamo i portatori,e loro sapevano dove andare a chiedere alla gente del posto se si puo' bollire qualche litro dell'acqua dei laghi, dei fiumi, per rifornirci di nuovo.Quindi qui anche per noi una bottiglietta vuota era  una ricchezza.Ma io ed il piccolo aspettammo fiduciosi,  arrivarono altri del mio gruppo e nessunoriusci'  a dire di no. Ognuno cedette una delle due.Il piccolino fece salti di gioia, sorrisi , abbracci, trasformò quei rifiutiprima in birilli da bowling, poi in birilli per giocoliere, poi in caleidoscopi,e  scalzo, malvestito, affamato, sporco, da quel caleidoscopio rise e vide un mondo felice. Ritornato qui vedo gente che guarda il mondo da un caleidoscopio che è una delletante bottiglie che  sta consumando loro  la vita, o da una lucetta di un video che liisola ancor di più, li collega solo virtualmente con le capriole, gli abbracci, i sorrisi.E vedo me stesso, penso se e quando potro' trasformare in realtà i tantiinsegnamenti che in questo lungo viaggio ho ricevuto.Non sarei cosi' solo se sapessi buttare alle spalle i problemi grandi e soprattuttoquelli piccoli, se sapessi vivere ogni istante solo godendo, pensando a quell'istantestesso, se davanti una donna che mi  va sapessi prendere dei colori,concentrarmi su almeno una delle cose che abbiamo per godere e nemmeno sappiamo di averle tanto le diamo per scontate , e con il sorriso piu' accesodel mondo le dicessi " Siediti qua vicino, ora disegno la felicita'"