DAVANTI ALLA PAROLA

RICEVERE PUO' ESSERE PIU' RIVOLUZIONARIO CHE DONARE


4 OTTOBRESAN FRANCESCO D'ASSISI   
Mt 11,25-30 In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». La distanza tra noi e Dio si misura proprio dalle parole che dice Gesù e cioè che noi cerchiamo sempre di incamerarci Dio solo con la forza del nostro conoscere mentre la via per mettersi in relazione con lui è quella del dono. 
Solo mettendosi nella situazione di ricevere qualcosa dall’alto solo così possiamo soddisfare l’unica condizione che ci viene richiesta per entrare nel mondo di Dio.
Non ci viene chiesta una particolare intelligenza, né poteri, né averi ma solo una disponibilità ad  accogliere il suo dono.
Questa disponibilità attuata è un qualcosa inoltre che può accomunare i credenti di diverse fedi e coloro che hanno riferimenti diversi da quelli religiosi. A chi vorrebbe credere e si vede incredulo potrebbe interessare questo approccio che non insiste tanto sull’aver fede o meno quanto sull’essere disponibile ad accettare un dono da qualunque parte venga che sia una persona che si ammira o l’ultimo perseguitato di questa società (in questo momento  penso ai Rom che nessuno vuole).
L’accettazione del dono crea ponti con chi dona, permette una lettura umile della realtà e della propria vita e situa lo spirito nelle zona dell’attesa e della vigilanza.
 Francesco, di cui oggi celebriamo la festa, visse nella dimensione del dono, più nel riceverlo che nel darlo. La sua grandezza sta proprio nel suo essere disponibile al dono sia esso una bella giornata di sole o la pioggia, la neve, la tormenta, le sue stesse piaghe e quella che lui chiama addirittura ‘sorella’: ‘sora nostra morte corporale’.
Noi ci complichiamo la vita perché ci schermiamo dal ricevere i doni che la vita ci offre. Anzitutto li selezioniamo bene in modo che entrino in uno schema ben ragionato e così a forza di operare selezioni ci troviamo alla fine soli.
Abbiamo scambiato la nostra fantasia su come è il mondo per realtà. La volontà di Gesù di rivelare il Padre a chi lui vorrà non è legata ad un suo capriccio per cui ad alcuni lo rivela mentre ad altri no. Occorre invece inserire queste sue parole nella dinamica di un vero rapporto tra persone in cui non esistono automatismi  ma una storia di reciproca rivelazione.  La nostra vita e la Parola Spirito del Signore, noi vorremmo subito che il Figlio ci facesse conoscere  il Padre ma ci accorgiamo che in questa nostra richiesta siamo succubi di un nostro modo sbagliato di intendere il conoscere. Noi pensiamo sempre all’accumulo del sapere mentre qui ci fai intendere che si tratta d’altro.  Spirito Santo aiutaci allora a conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, in modo da essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio. (Ef 3,19)GABRIELE PATMOS