DAVANTI ALLA PAROLA

IN ATTESA DEL COMMENTO


17 NOVEMBREXXXIII SETTIMANA DEL T.O. ANNO PARI - MERCOLEDÌSANTA ELISABETTA D'UNGHERIA (m)Patrona del Terz'Ordine Francescano
   Lc 19, 11-28 In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti:“Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.  A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha: un’altra delle celebri frasi evangeliche sulle quali si sono consumati fiumi d’inchiostro… Un’altra provocazione di Gesù, mi viene da dire: non perde infatti occasione per spiazzare, o meglio per spiazzarmi. E la giustizia? E la compassione?    
Ma di nuovo, come nella pagina dell’8 novembre scorso, mi rendo conto che devo andare oltre e non fermarmi all’apparenza. Che cosa mi sta dicendo, infatti? Che se non metto a frutto quello che ho ricevuto non rendo grazie alla vita. Se non mi metto in gioco, se non valorizzo le mie risorse, spreco la mia grande, forse unica, occasione.  
  Questa pagina è un invito a giocare il tutto per tutto, a non tenersi indietro, a non esseri avari… soprattutto di cuore. A non lesinare nell’offrirsi, nel darsi alla vita. Ed ecco che il messaggio, una volta sentito così, non solo mi è chiaro ma mi piace anche, e non lo sento più ingiusto, anzi, mi sprona di più.      
   Semmai, è l’ultimissima frase quella sconcertante: quei miei nemici, uccideteli davanti a me. Possibile? Gesù ha proprio detto questo? E dunque la logica conseguenza della parabola? Su questo mi arrendo: non mi è chiaro e mi è difficile accettarlo…   ale callegari