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« SEGUIAMO GESU' E POI IL...DARE PER AMORE E NON PER... »

GUARDIAMOCI DAL LIEVITO DI CHI VUOLE IL NOSTRO CUORE PER ROVINARCI

Post n°757 pubblicato il 18 Febbraio 2014 da sebregon

VI SETTIMANA DEL T.O.  - MARTEDÌ

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Mc 8, 14-21
 

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

 

 

Un muro di incomunicabilità sembra separare Gesù dai suoi discepoli. Benchè essi conducano una vita assieme al Maestro non ne comprendono tuttavia né il messaggio né i gesti. Il brano del vangelo li fotografa mentre tra di loro discutono sulla mancanza di pane. Sembra proprio che il non avere pane sia una cosa che riguardi solo loro e non anche il Maestro.

 

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Mentre nella seconda moltiplicazione dei pani le folle avevano seguito Gesù senza darsi  pensiero di che cosa avrebbero mangiato (essi infatti si aspettavano d’essere sfamati grazie al primo miracolo della moltiplicazione dei pani) ora invece la preoccupazione prende  i discepoli come se non avessero assistito a quei miracoli. Come potremmo capire un tale atteggiamento? Forse i discepoli avranno pensato che i miracoli della moltiplicazione dei pani erano stati in qualche modo provocati dalla situazione eccezionale  in cui le folle s’erano venute a trovare.

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Ricordiamo che Gesù nella seconda moltiplicazione così si esprime: «Sento compassione di questa folla: ormai da tre giorni mi vengono dietro e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non svengano lungo la strada».”(Mt 15,32) E dunque i discepoli hanno la percezione che la potenza eccezionale di Gesù possa essere chiamata in causa solo davanti a eventi di un certo spessore.

 

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Gesù invece fa capire che l’essere con Lui è sufficiente a preservarli anche dai bisogni della fame di ogni giorno.

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Egli è un uomo ad amplissimo raggio di rapporto e cioè sa mettersi in relazione con i grandi eventi ma anche con quelli umili che riguardano la vita quotidiana.  Nello stesso tempo però Gesù  mette in guardia i discepoli dal lievito dei farisei e da quello d’Erode perché anche questi sanno dare il pane ma non è quello donato dal Signore.

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Il loro ha un sapore di schiavitù mentre il suo ha la fragranza della libertà e del dono. Per stare con Gesù e mangiare il suo pane non occorre vendersi. Forse il Signore avrà letto nel cuore dei discepoli qualche oscura nostalgia verso i cammini che percorrevano prima di incontrarlo. Anche a noi Gesù rivolge le sue parole per sondare il nostro cuore e vedere se davvero vogliamo seguirlo nel suo cammino di libertà e di amore oppure se vogliamo volgeRlo verso qualcosa o qualcuno che promettendoci sicurezza e benessere rovina la nostra vita

 

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore, illumina la nostra mente e stimola il nostro cuore perché possiamo dare, sempre e senza indugio, il nostro assenso per  ricevere solo il pane di libertà ed amore che ci offre Gesù.

 

Gabriele Patmos 

 
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