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Post n°781 pubblicato il 12 Aprile 2014 da sebregon
V SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO
“Decisero di ucciderlo”: ed a capo di questa decisione c’è il sommo sacerdote che sacrifica Gesù come si sacrifica un agnello. E qui bisognerebbe ripercorrere tutta la storia d’Israele a partire da Abramo a cui fu proibito di sacrificare Isacco fino al capro espiatorio rilasciato nel deserto, ma a noi oggi basta constatare che il Sommo sacerdote inconsapevolmente profetizza il motivo della morte di Gesù e lo sacrifica mettendolo nella condizione di amarci fino alla morte. .
. Gesù avrebbe potuto sottrarsi a questo destino e ciò avrebbe significato la rinuncia a far arrivare tra noi il regno di Dio ma per questo era venuto e non voleva tornare indietro. Gesù invece con la sua condotta esautora le potenze religiose e civili di questo mondo che a loro volta si difendono decretandone l’eliminazione. Il sommo sacerdote con la sua dichiarazione dà atto a Gesù di non essere un uomo qualunque che porta avanti i suoi interessi privati ma uno che salverà il popolo d’Israele e, aggiunge l’evangelista, uno che radunerà tutti i figli di Dio dispersi.
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. Noi dunque siamo i beneficiari di questa morte. Ora dobbiamo chiederci di fronte alla morte del Signore il senso della sua vita come di ogni vita che tramonta su questa terra e dunque anche della nostra perché anche noi moriremo e dunque è da questo lato che può instaurarsi un contatto tra la nostra umanità di oggi e la sua lontana duemila anni fa. Ed il fatto che si scompaia da questa terra pone il problema di che cosa rimane di noi una volta che non ci saremo più e questo qualcosa non riguarda solo un lascito che rimarrà inscritto all’interno della terra e dei suoi abitanti ma può varcarne i confini se è vero , come è vero, che la nostra vita può continuare anche su questo mondo perché giorno dopo giorno noi siamo aperti ad una speranza che va oltre ogni limite (checchè ne dicano i circocclusi di questo mondo). .
. Ora tornando a Gesù troviamo che è il paladino di un mondo altro dai poteri di questo mondo e cioè dei sigillanti le esperienze umane perché non debordino verso un oltre in cui loro non hanno potere. L’obbedienza di Gesù al Padre è per noi l’indicatore certo di un al di là da cui proviene ogni bene su questa terra e Gesù ne è stato il testimone tenace e buono. Dal momento che anche noi moriremo siamo obbligati, nel caso non avessimo altre vie per accostarci al vero senso della vita, a porci la domanda sul senso della nostra morte e sul significato dei nostri limiti ed a farci toccare dalle voci del nostro contesto che ci porgono delle soluzioni di completamento-apertura verso qualcosa che ci corrisponda veramente nel senso della vita vera. .
. La persona di Gesù è la nostra grande occasione per avere una risposta che non arricchisce solo la nostra mente ma ci apre ad una relazione personale con Dio stesso. Cioè in Lui noi entriamo in una nuova relazione che mai ci saremmo immaginati possibile dato il piccolo mondo e la piccola mente che ci troviamo. Si potrebbe dire con il linguaggio di oggi che Gesù è il portale attraverso cui ci è stato donato lo Spirito Santo e la conoscenza d’avere un Padre che da sempre ci ha amato e ci ama.
La nostra vita e la Parola
Spirito del Signore che ci prepari a vivere queste giornate tremende della Sua morte donaci lumi d’intelletto e d’amore perché possiamo comprenderne, per quel possiamo, il disegno e la sua grandezza
Michele Sebregondio
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