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Post n°872 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da sebregon
II SETTIMANA DEL T.O. - GIOVEDÌ
Mc 3, 7-12
Il dolore fa parte della nostra vita, ne sovrabbondiamo e se crediamo in Gesù cosa possiamo possiamo chiedergli? Ci verrebbe subito da dire: “Che ci tolga il dolore!”. E così è stato per tutti quelli che lo hanno incontrato mentre se ne andava in giro per la sua Palestina: in tantissimi hanno potuto ottenere guarigioni fisiche e risanamento dello spirito.
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. Tuttavia oggi la nostra partita con Lui non passa attraverso la guarigione fisica, almeno nella maggior parte dei casi, ma nel nostro affidarci o meno alla sua persona. Ed è in questo affidamento che il Signore Gesù ci assicura che almeno l’inquietudine del nostro spirito sarà di sicuro sanata grazie ad un rapporto di comunione con Lui che è la via la verità e la vita.
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La disgrazia più grande per un uomo non è quella d’essere malato nel corpo, ma quella d’essere perduto d’anima. Se si vive senza pace credendo che non ci sia più il bene su questa terra, perchè erroneamente lo si pensa tutto consumato, come si fa ad avere speranza per se stessi e per il nostro prossimo? Gesù è quello che ci tiene nella cordata della vita e non ci fa precipitare. Gesù è l’uomo-dio riuscito come avremmo dovuto essere noi con la nostra quota di divinità ed umanità ad immagine del Padre che ci ha creato.
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. Certo tra noi e Gesù c’è il dislivello tra che intercorre tra Dio e l’uomo ma è pur vero che Gesù è venuto a trascinarci nel suo versante divino tenendo conto del mondo in cui viviamo, della nostra libertà e sopratutto del nostro essere lenti nel capire chi veramente ci ama.
La nostra vita e la Parola
Spirito Santo, è vero siamo duri, durissimi ma più forte della nostra granitica diffidenza è il tuo spirito d’amore che ci afferra perchè non cadiamo nell’abisso dell’insignificanza e nelle braccia dei nostri continui lamenti per il mondo che non è come lo vorremmo.
Michele Sebregondio
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