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Messaggi di Aprile 2014

 

RICONOSCERE CHE TUTTO,TUTTO CI E' STATO DONATO E' IL PRINCIPIO DELL'UMILTA'

Post n°792 pubblicato il 29 Aprile 2014 da sebregon

SANTA CATERINA DA SIENA
Vergine e Dottore della Chiesa, Patrona d'Europa e d'Italia
(1347-1380)





Mt 11,25-30

 In quel tempo, Gesù disse:«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Esser miti e umili di cuore: per me, che rileggo questa pagina per l’ennesima volta, a sessant’anni, appare ancora come un invito non facile né semplice da seguire. L’umiltà non è il mio forte e mi è sempre apparsa come un obiettivo più difficile di altri…

.

 

 

.

Eppure ne colgo – forse più adesso: alla mia età, appunto – l’importanza. Essere umili mi è spesso parso, specialmente da giovane, una sorta di “umiliazione”, un gesto di sottomissione che contrastava con la mia presunzione di forza, di potenza, di determinazione, volontà ed efficacia.

.

 

 

 

.

Oggi sento che avere umiltà è, al contrario, una forza. Ma richiede la capacità di “farsi piccoli”, di stare, di aspettare, di rispettare. Tutte qualità che non appartengono, se non lavorandoci sopra, alla mia struttura caratteriale (per chi conosce l’enneagramma, sono un 8 sociale).

.

 

 

.

Trovare ristoro nella umiltà: un invito che raccolgo per rifletterci e, soprattutto, sentirlo dentro.

alessandra callegari

 
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NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE DEL SIGNORE

Post n°791 pubblicato il 20 Aprile 2014 da sebregon

NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE DEL SIGNORE


Signore Gesú le tue prime parole da risorto

Sono state un grande guadagno per noi

Perché con grande premura ci hai detto

Che il tuo Dio é ora il nostro

Ed il Padre tuo Padre nostro.

Questo annunzio grande

Che a noi oggi, per superficialitá, sembra cosa scontata

É invece il grande riparo dove trovar salute.

Già nel dire 'Padre' s'abbandona in lui ogni timore

E si sta alla presenza dell'istanza prima della vita

Che é sentirsi collegati con Chi l'ha concepita

E dona  fino a quando potremo qui veder le stelle

Ed in quel dopo chiuso ad ogni sguardo

Che sará la nostra meta grazie al Figlio

Che del suo regno ci ha la porta spalancato. 

E non é solo per fantasia o per esser pii di pelle

Che vediamo questo nuovo panorama,

O immaginiamo cose di un mondo altro

Che altri dice di non vedere e dunque non esistere

Ma perché é vero che in questa nuova relazione

Con te, Signore, tutto in noi cambia

E  trova perfetta collocazione

L'infinito mondo che dentro abbiamo

E cosí siam felici di non doverci dire 

Che tutto finisce ed é a morte votato

E se la vita come quella di tutti é anche dura

In Te, Signore, trova consolazione

Ed una misura anche a ció che ci dispiace

In una forma che é diversa per ognuno.

E tra le bellezze che ci hai portato

C'é quella del perdono

E cioé d'essere dal male liberati

E rivestiti di quelle bianche vesti dei tuoi angeli al sepolcro.

Grazie per il mondo che ci hai donato

E quanto vorremmo con lo stesso tuo ardore

Che questo mondo lo scoprissero

E  abitassero i fratelli  finalmente coscienti 

D'avere, grazie a Te, uno stesso Padre.

Forse non lo vedremo mai questo giorno

Ma sapere che si può entrare in questo regno

Senza quei cattivi pagamenti che  diminuiscono la vita

É grande notizia da pubblicare ovunque

Sperando che ci sia qualcuno 

Che abbia la curiosità e l'ardire 

Di cambiare i falsi punti d'ancoraggio

Che sí per un pó tengono

Ma poi prima o poi ti mollano nel fango.

Lo so che vi sono vie  inscritte nel bene

E che non é giusto presentarne una

Come se fosse l'unica che conta

Ed allora delle altre  diró che vanno bene

Se scaldano il cuore e riempiono la vita

Ma cosí giusto per dire

Oggi vi presento la vita di un uomo

Come mai se ne vide in terra

E che poi risorse per aprirci di un altro mondo il regno

E vedete se anche a voi puó dir qualcosa

E se per caso lo fará 

Mi riterró contento d'aver onorato un pó

Chi qui si presentó come

La Via da percorrere

La Veritá da credere 

E la Vita da vivere.


 

 
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IN ATTESA DELLA RESURREZIONE DI GESÙ

Post n°790 pubblicato il 19 Aprile 2014 da sebregon

SABATO SANTO


Ora siamo in  fiduciosa attesa 

Come quando s'aspetta  l'arrivo del sole il mattino

Perché niente puó contrastare la speranza

Che sulle rovine del mondo una nuova luce arriverá.

Una luce che dará pace al nostro cuore,

Che ci sbalzerá dal solito tran tran del dire e ridire le nostre ferite

E  ci aiuterá ad attraversarle non per dire che mai ci sono state

Ma come occasione per trasformarle in nuova  vita.

Signore abbiamo bisogno della tua vicinanza

Per riempire i buchi del nostro esserci per noi e per gli altri

In questa umana malattia dello spirito

che é abitudine alla vita di periferia

Vissuta in desolato abbandono d'ogni centro.

Ed invece tu, Signore, sei rimasto sempre legato al Padre 

Che come oceano d'amore t'ha reso capace di superare ogni prova

E di fare letture diverse da quelle scontate

Perché é dando il tuo corpo che  hai tenuto insieme il mondo 

Guarendo i nostri occhi miopi che lo vedevano disfarsi.

Signore, la tua resurrezione é la firma

Che quanto il Padre dai secoli ha promesso é vero

E cioé che il giusto non muore ma ha vita eterna.

La morte attraversata é la prova ch'essa non é l'ultima parola

Ma solo una strettoia del cammino 

Perché subito dopo s'allarga un'orizzonte 

Che aggetta sul Padre ed il Figlio ed il Santo Spirito.

E tu Signore Gesú,che non vuoi darci mai novità difficili,

venendo in questo ci hai posto davanti a poco a poco

I prelibati piatti della  vita  divina.

Ti costó sangue e morte questa venuta

Ed allora contando sempre nella forza della tua misericordia

Aiutaci in questo nostro alterno amarti

Ed agganciaci  al tuo corpo glorioso 

Perché se anche vogliamo svolazzare 

Possiamo farlo sapendo che sempre tu ci tieni.
















 

 
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LA VERA POTENZA

Post n°789 pubblicato il 18 Aprile 2014 da sebregon



Signore, quando entrasti di forza

Nel mondo del magico d'Egitto

Lo seppero le nazioni tutte

cosí ora in queste ore di passione 

Giudei e romani sono presenti 

e quanti dell'universo conosciuto

salivano a Gerusalemme a festeggiar la Pasqua.

Ecco dove s'annida la tua potenza

Ché volevi, per il dono di salvezza,

che non fosse solo un  evento privato

ma uno che scuotesse alla radice

Le potenze tutte della storia.

E quelli che sotto la croce dicevano: 

'Vediamo se viene Elia salvarlo'

Vogliono che sia un Dio potente a farsi vedere.

Ma tu Signore anche questo hai concesso

Perché  non potessimo dire che sei davvero impotente.

Ma come ce l'hai mostrato questo tuo potere?

In una e due modi scritti in questa tua passione.

La prima, legata a Pietro, quando il servo

Lo vide con Gesú nel giardino,

Proprio come Adamo quando  passeggiava col Signore

E come lí peccó la prima umanitá così Pietro.

Quando poi si cercó una tomba per Gesú

Essa fu trovata in un giardino

E così l'inizio si collega ad un altro inizio

In un giardino perduto e ritrovato

Da cui ricomincerá il nuovo mondo del Signore.

Ci vuole una grande potenza per collegare

Punti così dispersi nella storia 

E appena vien donato di vederli insieme

Se ne rimane nel profondo toccati.

E poi continuando sulla  potenza

Quando nell'orto degli ulivi fosti preso  Signore

Si capisce poco la caduta a terra dei tuoi persecutori.

Non fu un atto di potenza grande?

Ma a che pro se non serví a niente?

Ed invece é  la risposta  per chi vuole un Dio potente

O si scandalizza per la sua impotenza.

 Gesú anche questo ci hai voluto mostrare

E cioé d'essere davvero potente

Ma piú potente poi nel voler  rinunciare alla tua potenza:

Questa allora é di Dio la vera innocente potenza

Che accettando la morte,

Quando non farlo sarebbe morire davvero,

La trasformó, suo malgrado, nella StartApp del regno divino. 

 
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ASCOLTANDOTI NELLA TUA ULTIMA CENA

Post n°788 pubblicato il 17 Aprile 2014 da sebregon

Signore, parlando dei tralci secchi e bruciati

chi davvero avevi in mente?

il tuo amato Giuda, era lui che volevi salvare

ma il duro di cuore non ne volle sapere

rivelando, purtroppo, che anche Dio si piega

davanti a chi non vuole amarlo.

Eppure l'amore mai demorde

e cosí gli hai dato un boccone prelibato

e poi gli hai detto di fare ció che voleva

pensando che poi davanti al suo atto efferato

Il pentimento prendesse il sopravvento.

E poi hai parlato del Padre, del Paraclito che ci avresti inviato

E di un mare denso di parole eterne

per rincuorare, aprire alla gioia

Ed avvertire delle persecuzioni

in una profusione di vicinanza 

che nello stesso tempo che annuncia la dipartita

assicura il ritorno.

Signore, ci hai amato di un amore infinito

e si vede da come ti comporti in questa tua cena ultima

ché non hai solo dottrine da darci

ma una vita da consegnarci, la tua.

E ci lasci il tuo Corpo ed il tuo Sangue

come pasto divino in un'unione trasformante in cui i nostri corpi

possano insieme un giorno presentarsi al Padre.

Si avvicina ora a grandi passi la notte

e le potenze oscure ti aspettano fuori.

Tu non fuggi ma vai verso il futuro che hai preparato

perché venendo al mondo lo sapevi

che ti avrebbero ucciso,

perché il mondo non perdona chi dice il vero

chi pratica la giustizia, perdona i peccati

e fa sempre del bene.

Noi staremo con te in questa notte buia

ma con la nostra miseria simile a quella dei tuoi dormienti discepoli

Essendo infinitamente al di sotto di ciò che necessario sarebbe,

ma tu abbi misericordia della nostra pochezza

e donaci quella pace e quel perdono

che ci hai guadagnato con il tanto soffrire.


 

 
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LO SPIRITO DI DIO E' SU GESU' PER QUESTO NON POTRA' MAI RIMANERE TRA I MORTI

Post n°787 pubblicato il 17 Aprile 2014 da sebregon

 

 

GIOVEDÌ  DELLA SETTIMANA SANTA  



   Lc 4,16-21
 

 In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
“Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».



 

 

Essenziale, il commento di Gesù. Annuncia con poche e chiare parole di essere colui che i profeti avevano annunciato. È lui, la “buona notizia”. È lui, che incarna la promessa delle Scritture. E con lui che quel Testamento diventa “Vecchio”. Con lui si apre il Nuovo.

Sappiamo che poi Gesù dovrà fronteggiare lo sdegno di alcuni. E ammetterà che, in verità, “nessuno è profeta in patria”.Ma anche la violenza dei suoi avversari, o di coloro che, pur avendolo dapprima accolto e acclamato, poi non riescono ad accettare quella sua auto affermazione così decisa, non lo scomporrà.Gesù appare già fermo in quella che Luca presenta come una “rivelazione” della propria identità, della Parola incarnata. E questa fermezza mi colpisce, in modo particolare in questa pagina, per la sua tranquillità e serenità, per la sua Presenza. Sa già cosa lo aspetta. E già qui inizia ciò che deve accadere e che si compirà. La sua missione evangelica.  

 

 

Alessandra Callegari

 

 

 

 



 

 

 
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CENANDO CON GESU'

Post n°786 pubblicato il 16 Aprile 2014 da sebregon

CENANDO CON GESU’


Sei, Signore, sulla soglia della morte,
e tutto in te diventa incandescente,
come il lavare i piedi ai discepoli
e dire parole eterne
Come quelle dove non basta amare i fratelli
Se non li si ama come tu li ami:
con un desiderio così forte di non perderli
da farti attraversare il cammino della morte.
Tu però dici d’essere la ‘vita’
E quando avverti  che il mondo non ti vedrà più
Aggiungi che i  discepoli ti vedranno ancora
Ed anche tra noi qui s’avvera la tua parola
Che chi ha gli occhi fissi in questo mondo
Mai ti potrà vedere perché il tuo regno
E’ interno  solo ad un cuore largo, paziente, di lotta
e credente che non da noi ci salviamo
ma con il ricevere un dono che vien d’altrove.
E così rincuori  i tuoi discepoli dicendo
Che vai e poi subito ritorni.
Signore, tutto hai fatto per far soffrire meno i tuoi amati
Ché,   seguendo la lunga tradizione  del Padre tuo celeste,
Hai detto sempre prima quel che viene dopo
In  modo d’aiutarli a capire
E non sedurli puntando solo  al cuore.
Tu così dici che tornerai
E che breve sarà il tempo dell'assenza
Ma i discepoli  come potrebbero capire
Che davvero tu saresti caduto in mano dei nemici
E che addirittura saresti morto?
No, questo   era  impossibile da credere
Come del resto anche a noi succede
Quando non crediamo che dopo  la morte
vi sia tutta un'altra vita che ci aspetta .
Eppure, Signore, questo vuoi dirci
che la morte non può averla vinta sulla vita.
Forse sarebbe giusto per noi perderla
Dal momento che le nostre miserie sono grandi
Ma in Te che sei stato uno splendore
Come poteva la morte alzare per sempre la sua bandiera?
E non l’alzò ché subito, appena il tempo del dolore,
 ti videro  vivo come avevi detto.
E dunque questa tua Pasqua é un gran regalo per noi
Perché, appena morti, vivi saremo
In un altrove che sarà la tua sorpresa
Se é vero quello che hai detto
Che andavi a prepararci un posto.
Ora senza più pensare a questa gioia
vogliamo entrare nel tuo momento
ed avere il cuore oppresso
Perché  é vero che dopo si vive
Ma nel frattempo c'è la tragedia del passaggio
E noi vogliamo, per quel poco che possiamo,
Entrarci e stare a te vicini.


 
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LA LOTTA PER CHI E' PIU' GRANDE

Post n°785 pubblicato il 15 Aprile 2014 da sebregon

LA LOTTA PER CHI È PIÙ GRANDE

 

E' baruffa trai discepoli

Tra chi era di piú

Ai tuoi  occhi, Signore,

E così siamo sempre alle solite,

Allora come adesso,

C'é sempre lotta per le poltrone,

Per avere il meglio dalla  vita

Come se avessimo un’ invincibile ossessione

Per superare chi ci sta accanto

Invece di guardarci dentro

Per raccogliere il dono ricevuto

E darlo al fratello che ci sta vicino.

Com'é possibile non voler vedere

La linea retta del cammino

E preferire quella che porta dritti nel burrone?

Cosa ci oscura lo sguardo

Tanto da sgomitare e spingere

Per essere i primi sulla scena?

Cosa mancava a questi discepoli

Riottosi e vuoti per litigare

Mentre il loro Maestro si avvia verso la morte?

Il loro buco nero presto sará riempito

Dal sangue sparso nell'oltre

Delle  vite loro per raggiungere

Ogni uomo ed i loro tristi destini

E sanare la radice infetta

Dell' ' io sono il migliore'

Con quella di un amore senza ritorno

Come  in queste ore ce lo consegni tu, Signore.

Siamo troppo duri per capire

E forse questo martirio

L'hai accettato per sconcertare e convincere

Il nostro cieco andare sempre in prima fila

Per essere guardati e tanto ammirati.

E cosí tu metti da parte le paure del futuro

E sei tutto in quel lavare i piedi

In quel servire i fratelli

Per incoraggiare che   nulla si perde

Anzi s'acquista quando si convince  la cervice

Che é meglio carezzare gli altri che cozzarli.

Ora sei pronto per  pensare alla tua cena

 E dire le parole di vita cosí dense

Che ancora stiamo qui a capirle.

Ecco ora mandi Pietro e Giovanni

Da chi ti dará una sala così vasta

Che a distanza di tempo c'é posto anche per noi.

 
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IN CAMMINO VERSO GERUSALEMME

Post n°784 pubblicato il 15 Aprile 2014 da sebregon

IN CAMMINO

 

Hai ancora addosso il profumo di nardo

Che con tenerezza di donna ti unse, Maria,

Ma assieme ti dolgono di Giuda le infide parole,

Come le nostre quando davanti a qualcosa di grande

Ci ritraiamo perché costano e non rendono soldi.

Lo amavi tanto quel discepolo

Che perfino nella tua ultima cena

Intingesti per lui il  tuo pane nel piatto d'amore.

E' straziante non vedersi amato

Da chi hai scelto e condiviso la vita.

Nel tuo immenso scenario interiore

Assieme al Padre l'avevi previsto il rifiuto

Della gente maligna che solo vuole il potere

Ma forse non quello di chi  ti stava vicino

Che  ti vende  per trenta denari

E vuole la tua carne appesa ad una croce

Mentre si toglie dagli occhi la sorgente vita

Che ogni giorno lambiva i suoi passi.

Col dolore di Giuda in un canto

Un altro Ti attraversa piú vasto

Per chi  ha tradito per umana demenza

E svendita folle del  nome che porta.

E intanto ,Signore, non hai posto solo

 per le tristezze del cuore

Ma per dare il meglio a coloro che ami

E così stai pensando ad una cena.

Quanto siamo diversi, Signore, noi che per un niente

Raccontiamo sempre i nostri dolori

E perdiamo di vista la gioia dell'incontro fraterno

Per dirci e darci speranza per il futuro che arriva.

Tu invece nell'ultimo  scorcio di vita

Le tue parole le hai date piú intense,

Di caldo e tenero amore soffuse.

E cosa ancora t'accompagna , Signore, in questo cammino?

Una sofferenza per tua mamma Maria

Da te preparata per questo momento

Ma straziata lo stesso per l’odio dei tanti

E la morte che vicina ti cerca.

Oggi, ed ancora nei giorni a venire,

Ti seguiamo in silenzio

ringraziandoti per non esserti tirato indietro

ed averci amato fino alla fine.

 

 
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VERSO GERUSALEMME

Post n°783 pubblicato il 13 Aprile 2014 da sebregon

 

VERSO GERUSALEMME

Sei andato Gesù a Betania
Nella casa pervasa di gioia
per la vita ritrovata  di Lazzaro tuo amico.
Non sei sceso dal monte 
appena prima della Pasqua
Carico di pensieri contro i tuoi persecutori
Ma ad incontrare chi ti stava a cuore
E t’offersero una cena.
Una mano di donna unse i tuoi piedi
Ed in intimo abbraccio con i capelli li asciugò.
Ancora adesso arriva a noi quel profumo di nardo
E di come tu, Signore accetti, che di te s’abbia pietà.
Maria sapeva cosa stavi per fare
E di come t’avrebbero trattato
E non potendoti dare se stessa 
Davanti a tutti fece quel gesto
Di amore intenso e delicato.
Ora sei pronto per riprendere la strada
Ed entrare in Gerusalemme
Montando un’asino
Per ricordare a chi vuole contare
Che solo servendo lo si può fare.
Tutti sembrano renderti gloria 
Ma tu sai che quelle buone intenzioni
Presto svaniranno
E che nessuno in quella piazza oscena
S’opporrà alla tua morte.
Così siam fatti noi velleitari idealisti
Che non teniam ferma la barra della vita
e per paura o cinico disincanto 
Ci lasciam passare addosso ogni oltraggio.
Cosa fare oggi per opporsi alle morti ingiuste?
Cosa hai fatto tu per evitarla?
Ci hai lasciato solo la tua testimonianza
Di uno che non si ribella
Ma che ci invita a non usare la stessa violenza
perchè ti sei offerto come seme da mettere sotterra
Ad aspettare che dalla tua morte
Nasca il nuovo regno per capire
Come fare per dare pace al mondo. 
In questo cammino verso Gerusalemme
Doni ancora luce a tutti
Perché ce ne ricordiamo nel momento della prova.
Seduto sull’asino su di te scende di Dio la gloria
e lascia anche su di noi  un’impronta
Perché se vogliamo essere come Te, 
Regali nella vita, 
dobbiamo in  gioia umile servirla. 


 

 
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ATTENDENDO LA SETTIMANA DI PASSIONE

Post n°782 pubblicato il 12 Aprile 2014 da sebregon

ENTRANDO NELLA SETTIMANA DI PASSIONE


 

E’ l’ora di scendere con te, Gesù,

nell’assurdo abisso d’ ogni ora

in quella corona di spine che

una notizia dopo l’altra

ci racconta l’umana crudeltà.

E così questo  tempo della tua passione

Ci invita a non cliccare oltre infastiditi

Ed a pensare che il male ci appartiene,

Dico quello che dentro ci opprime.

Siamo rovi intricati in registri di regole,

incapaci di adattarsi al nuovo che arriva

anzi avversi perché altri da noi

attingono da viva sorgente

mentre nel nostro pozzo giacciono sassi.

A Gesù, venuto da lontano

Per portare nuova primavera

A questo mondo stanco e cattivo,

Non si volle dare  spazio

E tutto si fece per cancellarne la memoria.

E certo per vivere ci vuole fede,

non solo in te, Signore nostro, ma nella vita

e Tu ne hai avuta tanta in questa umanità

che poi T’ha percosso come se fossi un bieco malfattore.

Una via difficile ci hai dato da seguire

Ma poi è quella d’ogni uomo

Che vuole verità e bene sulla terra

 E se ne accolla il prezzo.

Una via di lotta e di sudore

Lontana da chi parla solo

E s’arroga perfezione

Senza sapere  d’essere come tutti gli altri.

Ci hai detto Signore che la Tua luce

Tua non era ma del Padre

E ci hai dato da pensare

Quando  sempre ci mettiamo in prima fila

E rendiamo deserto il  mondo che ci attornia.

Tu adesso  t’avvicini alla tua ora,

a Gerusalemme luogo di martirio

e non fuggi lontano

mentre noi vorremmo i tuoi passi fermare

per non vederti dalla croce penzolare.

Tu però non stai cadendo in un tranello

Chè  quest’ora a lungo hai preparato

Ed allora,mentre ti avvii , ti seguiamo con il cuore in gola

perché sappiamo che il Tuo ieri è come il nostro oggi

e così possiamo assieme camminare

e con te pregare, soffrire e sperare

che questo nostro mondo possa con te morire

e poi risorgere nuovo per ritrovarci

figlio di Dio e tutti fratelli nell’ abbraccio del Padre

che grazie a Te ci dona lo Spirito divino.  

Ora che giorno dopo giorno s’avvicina la tua morte

 anche noi  siamo invasi dall’angoscia

che è anche quella per i crimini del mondo che viviamo

e per la pace che si cerca e non si trova .

Passo dopo passo ti seguiamo

E s’arrestano per adesso le parole.

 

M.Seb.

 

 

 
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GESU' E' LA NOSTRA OCCASIONE PER TIRARCI FUORI DALL'IMBARBARIMENTO DEL NOSTRO SPIRITO

Post n°781 pubblicato il 12 Aprile 2014 da sebregon

V SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO


 

 

 


 Gv 11, 45-56


 
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

 

“Decisero di ucciderlo”: ed a capo di questa decisione c’è il sommo sacerdote che sacrifica Gesù come si sacrifica un agnello. E qui bisognerebbe ripercorrere tutta la storia d’Israele a partire da Abramo a cui fu proibito di sacrificare Isacco fino al capro espiatorio rilasciato nel deserto, ma a noi oggi basta constatare che il Sommo sacerdote inconsapevolmente profetizza il motivo della morte di Gesù e lo sacrifica mettendolo nella condizione di amarci fino alla morte.

.

 

 

 

.

Gesù avrebbe potuto sottrarsi a questo destino e ciò avrebbe significato la rinuncia a far arrivare tra noi il regno di Dio ma per questo era venuto e non voleva tornare indietro. Gesù invece con la sua condotta esautora le potenze religiose e civili di questo mondo che a loro volta si difendono decretandone l’eliminazione. Il sommo sacerdote con la sua dichiarazione dà atto a Gesù di non essere un uomo qualunque che porta avanti i suoi interessi privati ma uno che salverà il popolo d’Israele e, aggiunge l’evangelista, uno che radunerà tutti i figli di Dio dispersi.

 

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Noi dunque siamo i beneficiari di questa morte. Ora dobbiamo chiederci di fronte alla morte del Signore il senso della sua vita come di ogni vita che tramonta su questa terra e dunque anche della nostra perché anche noi moriremo e dunque è da questo lato che può instaurarsi un contatto tra la nostra umanità di oggi e la sua lontana duemila anni fa. Ed il fatto che si scompaia da questa terra pone il problema di che cosa rimane di noi una volta che non ci saremo più e questo qualcosa non riguarda solo un lascito che rimarrà inscritto all’interno della terra e dei suoi abitanti ma può varcarne i confini se è vero , come è vero, che la nostra vita può continuare anche su questo mondo perché giorno dopo giorno noi siamo aperti ad una speranza che va oltre ogni limite (checchè ne dicano i circocclusi di questo mondo).

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Ora tornando a Gesù troviamo che è il paladino di un mondo altro dai poteri di questo mondo e cioè dei sigillanti le esperienze umane perché non debordino verso un oltre in cui loro non hanno potere. L’obbedienza di Gesù al Padre è per noi l’indicatore certo di un al di là da cui proviene ogni bene su questa terra e Gesù ne è stato il testimone tenace e buono. Dal momento che anche noi moriremo siamo obbligati, nel caso non avessimo altre vie per accostarci al vero senso della vita, a porci la domanda sul senso della nostra morte e sul significato dei nostri limiti ed a farci toccare dalle voci del nostro contesto che ci porgono delle soluzioni di completamento-apertura verso qualcosa che ci corrisponda veramente nel senso della vita vera.

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La persona di Gesù è la nostra grande occasione per avere una risposta che non arricchisce solo la nostra mente ma ci apre ad una relazione personale con Dio stesso. Cioè in Lui noi entriamo in una nuova relazione che mai ci saremmo immaginati possibile dato il piccolo mondo e la piccola mente che ci troviamo. Si potrebbe dire con il linguaggio di oggi che Gesù è il portale attraverso cui ci è stato donato lo Spirito Santo e la conoscenza d’avere un Padre che da sempre ci ha amato e ci ama.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore che ci prepari a vivere queste giornate tremende della Sua morte donaci lumi d’intelletto e d’amore perché possiamo comprenderne, per quel possiamo,  il disegno e la sua grandezza

 

 

Michele Sebregondio

 

 
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SIAMO CHIUSI IN UNA BOLLA E STA A NOI SOFFIARE FORTE PER FARL SCOPPIARE: DOPO SUCCEDERA' DI SICURO QUALCOSA

Post n°780 pubblicato il 09 Aprile 2014 da sebregon


 V SETTIMANA TEMPO DI QUARESIMA - GIOVEDÌ

 

 

 

 


 

Gv 8,56

Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno. Lo vide e fu pieno di gioia.


Nel 1976 Francesco Guccini pubblicava la “canzone delle osterie di fuori porta”, nell’album via Paolo Fabbri 43 (quello per intenderci di piccola storia
ignobile). In questa canzone ad un certo punto si lamenta della morte di quelli che sono già dottori, si sono sposati o fanno carriera e la definisce una morte un po’ peggiore.

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Quello che caratterizza la morte di queste persone è il loro essersi fermati e, tanto per usare un espressione comune non saper guardare aldilà del proprio naso. Personalmente appartengo ad una generazione che per paura di finire così non ha sempre saputo trasmettere cose buone ai propri figli né ha saputo costruire dei futuri che fossero a portata di mano.

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Mea culpa a parte, in prossimità della Pasqua e della fine della Quaresima dovremmo seriamente pensare se davvero esultiamo di gioia nel vedere il giorno di Cristo o se non abbiamo intristito il nostro essere cristiani con norme, precetti e osservanze che di fatto impediscono ai lontani di avvicinarsi. La novità che porta l’Uomo del Vangelo è la gioia di appartenere a una storia che va aldilà di se stessi, e che per questo stesso fatto è storia di salvezza, salvezza non soltanto nostra ma di quelli che a noi si accostano.

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Per questo nel Vangelo di oggi Gesù può, ben a ragione dire che c’è un modo di andare oltre la morte (anzi di “non gustarla”), che osservare la sua parola. Ma anche qui non osservarla con un nuovo precetto, che si corre sempre bensì come strumento di libertà, come se fossero le ali per volare liberi nel cielo e questa libertà non può essere confinata ai pochi giorni che viviamo quaggiù ma è una libertà che ci accompagnerà sempre, la libertà donata a punto dalla gioia di appartenere a questa storia, alla storia di Cristo.

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Nel formulare gli auguri di buona settimana santa e di buona Pasqua, auguro a tutti noi sinceramente che possiamo, non soltanto in questa Pasqua ma sempre attingere a questa gioia ed essere partecipi di questa storia di salvezza.

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Sappiamo (le guerre dei nostri giorni ce lo hanno insegnato) che la libertà ha un prezzo, un prezzo grande ma possiamo confidare nella benevolenza di Colui che per prima e per tutti e più di tutti ha pagato questo prezzo….



 

 

La nostra vita e la Parola
 
Gesù, libertà nostra, tu vuoi che siamo sempre nella gioia e ci doni di vedere questi giorni in cui il tuo giorno, sebbene come alberi fra la nebbia, traspare. Fa che possiamo sempre gioire non tanto per quello che nei nostri giorni accade quanto perché vivendo i nostri giorni in te costruiamo per i nostri figli un futuro di pace. Fa che non ci arrendiamo mai alla morte dentro che ogni giorno ci siede accanto e che vorrebbe avere l’ultima parola. Noi sappiamo insieme o Signore sei la Parola definitiva di gioia e di speranza, per ogni uomo, per ogni tempo. Amen


 
P. Elia Spezzano, Ocist.

 
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SIAMO SPIAZZATI DA GESU' CHE SEMBRA ARRIVATO DA UN'ALTRO MONDO MA COSI' INCREDIBILE CHE PUO' CATTURARE IL NOSTRO CUORE

Post n°779 pubblicato il 08 Aprile 2014 da sebregon

 V SETTIMANA DI QUARESIMA – MARTEDÌ


 


 

 

 

Gv 8,21-30


In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui. 

 

Parole non facili da intendere, quelle di Gesù. Rivolte a una platea non sempre disponibile e/o dotata degli strumenti per capirle.  Dire “voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo” è un modo per invitare a un salto di orbita, a uscire dagli schemi, ad accogliere parole nuove.

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Che suonano, a volte, come vere e proprie provocazioni. La richiesta di Gesù di credere in Lui come Figlio dell’Uomo, come mandato dal Padre, come colui che toglie i peccati dal mondo… diciamolo, è tutt’altro che facile. E per chi deteneva allora il potere spirituale è una provocazione comprensibilmente spiazzante. 

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Quando Gesù dice “Io sono” richiama le parole Io sono colui che sono pronunciate da Dio a Mosè nell’Esodo (3:14). Gesù riafferma la sua esistenza come essenza, il suo esserci come connaturato all’essere, il suo “non poter non essere”, fonte di infinite interpretazioni filosofiche religiose teologiche.

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A noi esseri umani – non necessariamente filosofi o teologi – di oggi che cosa dice? Che nell’esserci esistenziale, nel vivere incarnati in questo mondo, la richiesta di senso ha bisogno di una risposta e la fede può essere quella risposta. Gesù, anzi, dice di “essere la risposta” e si propone come risposta vivente, da seguire per non “morire” del tutto. A noi accettarla.

 

Alessandra Callegari

 
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CHE L'ANGOSCIA DI UNA VITA NON ALLINEATA AL BENE CI TORMENTI FINCHE' NON TROVIAMO LA STRADA PER DIRE SI' ALLA VITA

Post n°778 pubblicato il 04 Aprile 2014 da sebregon

IV SETTIMANA DI QUARESIMA - SABATO


 

 

 

 


Gv 7, 40-53


 
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua. 

 

Che tristezza vedere Gesù venuto  in questo mondo per beneficarlo e venir scambiato per un malfattore da arrestare. Certo quando uno si presenta come Lui, e cioè fuori dalla righe della quotidianità, è nell’ordine delle cose essere prudenti per vagliare la persona ed il suo messaggio.

 

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Ma qui coloro che gli vanno contro non sono come Nicodemo, che giustamente riporta i suoi interlocutori all’osservanza della Legge, ma sono gli esponenti di una sequela fondamentalista il cui scenario contempla o l’essere identici a  loro  oppure la pena di morte per tutti quelli che se ne discostano.

 

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L ‘autorevolezza e la forza di Gesù riescono a tenere lontani i suoi persecutori. Questi avevano nell’orecchio le parole che Gesù aveva precedentemente detto: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno» ( 7, 37-38) e nella rigidità del loro modo di credere reputano una bestemmia le sue parole.

 

 

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Solo che Gesù si è permesso di dirle quelle parole perché corrispondevano a ciò che fino a quel momento aveva dato ai suoi simili e cioè una disponibilità continua a trasformare nei fatti e non solo a parole la loro vita. Chi lo giudicava era malato nello spirito, cieco e fosse stato magari malato nel corpo di sicuro sarebbe stato immediatamente più disponibile a farsi guarire. L’essere invece cinturati da una cultura ripetitiva spesso non è la via migliore per avvicinarsi a chi veramente può liberare il cuore dagli strati di male che offuscano la mente.

 

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Il Signore Gesù gioca anche con noi la sua partita e vorrebbe darci la sua acqua viva ma spesso lo costringiamo a stare muto  dietro le sbarre perché non vogliamo riconoscerlo come Colui che davvero può dissetarci . Preferiamo la compagnia del nostro io, dei nostri pensieri e delle nostre preoccupazioni invece di provare ad avere una relazione viva con una presenza che dal silenzio ci nutre della Sua vita.

 

La nostra vita e la Parola

 

Spirito Santo che sempre vegli sul nostro cuore aiutaci ad essere sempre più disposti a lasciare in un angolo il nostro io per dare spazio alle divine Presenze.

 

Michele Sebregondio

 

 
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LA TESTIMONIANZA DI GESU' E' VERA: ACCONSENTIRGLI E' LA VERA GRANDEZZA

Post n°777 pubblicato il 03 Aprile 2014 da sebregon

IV SETTIMANA DI QUARESIMA - GIOVEDÌ

 


 

 

 

 

Gv 5, 31-47


In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?». 


Per molti cristiani la bibbia è una fonte a cui alimentarsi e per me lo è ancora. Nei miei furori dell’inizio di questo incontro con la scrittura, accompagnato dagli scritti di Evagrio Pontico ho a lungo meditato sulla figura di Mose, l’uomo che con la sua mitezza, distoglie Dio dall’ira.  Mosè  e Gesù, l’antico e il nuovo che parlano uno dell’altro. Le vicende di  Mosè del tutto uguali e simili a quelle che incontra Gesù e a quelle che viviamo noi oggi. Nella nostra società consumistica e materialistica, non molto diversa da quella del vitello d’oro descritta nell’ Esodo, chi chiede al Signore di rinunciare alla sua ira? Chi è disposto a portare sulle sue spalle l’impegno della promessa d’amore fatta al popolo ebraico? Sono domande che sono rivolte anche a noi. Gesù ha sperimentato  che era paradossalmente più capito dai non religiosi che dai religiosi.


Vanruis Groendal 

 
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