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Messaggi del 01/05/2014

 

DOBIAMO CAPIRE CHE CIO' CHE PORTIAMO AVANTI PUO' DARE FASTIDIO AI NOSTRI PARENTI O AMICI, BASTA ALLORA VOLGERSI ALTROVE

Post n°793 pubblicato il 01 Maggio 2014 da sebregon

1 MAGGIO

SAN GIUSEPPE LAVORATORE

 

 

 


Mt 13, 54-58

 

 
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dov
e gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

 

Veniamo al mondo all’interno di una famiglia e di una società che hanno le loro regole, i loro riferimenti culturali in una complessità in movimento ma che ha sempre punti ben fermi sia nella legislazione che nel comune sentire. Cose che adesso vanno per la maggiore ieri creavano scandalo e marginalizzazione sociale.  Per riuscire a cambiare una certa sensibilità costrittiva in un’altra più aperta occorrono molti passaggi, magari tente morti e sofferenze.

 

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Gesù sa bene tutto questo e domina la situazione con queste sue semplici parole che non gridano allo scandalo ma che danno solo una sapiente lettura di come vanno le cose tra gli uomini. E faremmo bene anche noi a tenerne conto quando vorremmo essere ascoltati, capiti o consolati da chi ci sta vicino. Infatti vorremo che proprio coloro che condividono con noi la vita fossero quelli che ci capissero di più.

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Ed invece no, nel mondo dello spirito non succede così proprio perché è il mondo della libertà e non quello dell’omologazione. In questo mondo non si cresce per semplice aggregazione o perchè si fa parte di una medesima società, ma perché si è data una risposta personale ad una chiamata che per ognuno è diversa rimanendo  medesimo lo sfondo in cui si iscrivono le nostre esistenze. Siamo infatti tutti chiamati all’amore, alla responsabilità, alla giustizia, alla pace, ma ognuno può essere più disponibile o meno degli altri.

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E così può avvenire che una persona, grazie a questa sua disponibilità, va più avanti, capisce di più ma succede pure che chi gli sta vicino, e che non ha voluto fare lo stesso cammino o anche perché i suoi tempi di maturazione sono diversi,  può  essere invidioso verso chi porta nell’ambiente comune qualcosa di diverso e di innovativo. Spesso non accettiamo che qualcuno sia più avanti di noi ed allora comincia la guerra e si fa di tutto per non dargli fiducia e mettergli il bastone tra le ruote.

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Gesù per questo motivo non riesce a fare miracoli nel suo ambiente e ciò ci fa capire che il miracolo non è come spesso pensiamo un atto di uno che decide di farlo e basta, ma il risultato di una complessa e nello stesso tempo semplice interazione tra due soggettività che assieme lo producono. Certo Gesù ha da parte sua ha la potenza per cambiare le cose, ma questa non basta per produrre un miracolo perché ci vuole che chi lo riceve abbia fede e cioè sia nella disponibilità di desiderarlo e di attribuire a Lui il potere di compierlo.  Questa modalità è proprio bella perchè ci fa partecipe assieme in un qualcosa da non ricevere in una ricezione passiva ma in andarsi incontro per gioire di un cambiamento che non è solo la produzione del miracolo, ma di più una unione di cuori.

nostra vita e la Parola

 

Spirito del Signore che ci sei stato dato da Gesù, grazie alla sua venuta su questa terra ed alla sua passione morte e resurrezione, fa  che nella realtà in cui viviamo non abbiamo a sentirci tristi per non essere accolti da coloro che ci amano, ma dacci la spinta per portare altrove ciò a cui teniamo veramente.

 

Michele Sebregondio

 
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