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Messaggi del 03/04/2015
Post n°905 pubblicato il 03 Aprile 2015 da sebregon
VEGLIA PASQUALE
Il sepolcro vuoto, luogo di un assenza che inquieta, rende il cristianesimo una religione difficile e impopolare. Questo sepolcro vuoto è nella mia mente la chiesa cristiano-siriaca bombardata e distrutta, sfregiata e offesa nei suoi simboli senza il tetto apparsa nei notiziari di questi giorni. Io come quei giovani siriani sono seduto in mezzo alle macerie della chiesa distrutta e passerò qui la mia pasqua. Sono in questo luogo di assenza perchè hanno distrutto il mio villaggio, hanno deportato le donne e gli indifesi e vivo con loro la sconfitta e il fallimento. Seduto tra le macerie della mia chiesa mi domando da dove vengo e perchè lamia fede possa suscitare tanta ostilità. Mi chiedo come si compirà per me la trasformazione della morte in vita? Tremo, come arriverà questa svolta? L'assenza del corpo di Gesù nel sepolcro è tragica e inspiegabile come la chiesa siriana distrutta. Ho anch'io un fucile per difendere la mia gente, ma la mia Pasqua vera sarà nella ricostruzione della mia chiesa interiore ed esteriore. La risurrezione non sara per me un risultato ma la ricerca di nuove tracce di vita. Questo passaggio della pasqua morte-vita-risurrezione ci accompagnerà lungo tutta la vita.
Livio Cailotto
GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA Lc 4,16-21
Questo brano mi mette in contatto con l’importanza di assecondare, nella nostra vita, la propria “missione”. In realtà tutti siamo chiamati a “compiere” qualcosa, a manifestare la nostra umanità nell’universo valorizzando i nostri talenti e le nostre risorse. E penso che maturare come essere umani significhi proprio questo: individuare il proprio posto e “diventare quel che siamo già”.Così facendo, la vita professionale - e non solo quella privata - diventa piacevole perché testimonia di noi, perché esprime noi, manifesta chi siamo.Mi rendo conto che non tutti hanno la possibilità di vivere in un contesto che faciliti questo processo e che sono stata molto fortunata nel poter esercitare una professione (anzi due) che ho sempre sentito “mia”, nelle mie corde. Ma credo anche che sia nostra responsabilità fare di tutto per lavorare su noi stessi e coltivarci, anche in questo senso, compatibilmente con la realtà che ci circonda.
Alessandra Callegari
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