Lapiazzarossa

Flessibilita' "missione di pace o di guerra"


L'Italia pronta ad un impegno di guerra «flessibile» in Afghanistan Frattini e La Russa accontentano la Nato: cambiano i caveat degli italiani nella missione Isaf
 I ministri degli Esteri e della Difesa, Frattini e La Russa hanno annunciato a Bruxelles che l'Italia è pronta a modificare i caveat dei suoi 2.700 militari inquadrati nella missione Isaf oggi dislocati tra Kabul ed HeratChe la disponibilità del governo italiano nei confronti della Nato in Afghanistan fosse destinata cambiare, ovvero ad aumentare, è cosa nota ed ora è arrivato il momento: è solo di una questione di tempo. Per la fine di giugno il Parlamento dovrebbe essere chiamato ad approvare la modifica dei caveat, le limitazioni che hanno regolato l'azione delle truppe italiane.Infatti il governo ha ufficializzato con il segretario della Nato Jaap de Hoop Scheffer e nel Consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa dell'Ue, l'apertura ad un impegno più «flessibile» dell'Italia in Afghanistan.Ma cosa comporterebbe questa «flessibilità»? Innanzitutto il cambio dei caveat in base al quale il governo vuole portare dalle attuali 72 a 6 ore il tempo di risposta del governo ad un'eventuale specifica richiesta da parte della Nato di spostamento temporaneo delle truppe; inoltre i soldati italiani potranno essere impiegati fuori dall'area di competenza del comando italiano, ma non saranno dispiegati in permanenza, si affrettano a specificare i ministri, perché terminata la missione dovranno rientrare alle loro basi.La Nato infatti da tempo sollecita l'Italia, così come tutti i Paesi alleati, a fornire un maggiore contributo operativo nella zona calda – dove la guerra è guerra vera – nel sud afgano, dove è stato pagato il prezzo più alto in termini di vite umane e dove la guerriglia talebana, spesso rinforzata dalle milizie dei «signori dell'oppio», è più dura.Infatti sono dodici i militari italiani morti nel Paese dal 2004, ma il maggior numero di perdite è a carico dei contingenti impegnati nel sud-est del paese - americano, britannico, canadese, olandese - dove è appunto più forte la guerriglia degli insorti talebani.La reazione ufficiale del Pd di Veltroni è stata di sorpresa per l'annuncio di Frattini a Bruxelles.«Il Pd giudica solo “sorprendenti” le dichiarazioni del ministro degli Esteri Frattini sulla modifica delle regole di ingaggio delle nostre truppe in Afghanistan. Ma che opposizione è?» si chiede quindi Iacopo Venier, responsabile Esteri del Pdci, secondo il quale «il Partito democratico dovrebbe opporsi almeno all'entrata in guerra diretta dell'Italia difendendo i limiti territoriali e le regole di ingaggio definite da Prodi e D'Alema».«Se non lo fanno - sostiene l'esponente dei Comunisti italiani - si assumono anche loro la responsabilità di far precipitare completamente anche l'Italia nel gorgo della guerra afgana. Noi comunisti insistiamo per il ritiro e la conferenza di pace con Cina, Pakistan, Iran e Russia e il coinvolgimento di tutte le parti afgane».L'iter per la modifica dei caveat italiani prevede delle successive tappe: dopo gli incontri a Bruxelles Frattini il 12 giugno incontrerà il segretario di Stato Usa Condoleezza Rice a Parigi e il 13 giugno La Russa tornerà a Bruxelles per affrontare il tema con gli alleati nel corso della riunione dei ministri della Difesa della Nato che avrà come argomento principale l'evoluzione della missione Isaf e dove verrà presentato il piano italiano definitivo.Intanto il 3 giugno avverrà il cambio al comando di Isaf, e il generale statunitense Dan K. McNeill passerà le consegne al connazionale David D.McKiernan che, come il suo predecessore, manterrà il cosiddetto «doppio cappello»: oltre a essere comandante dei militari dell'Alleanza atlantica, sarà anche responsabile di Enduring Freedom, la missione antiterrorismo a guida statunitense.