Lapiazzarossa

La telecom e i licenziamenti operai(che si abbassino li stipendi i managers)


La scure di Bernabè: 5mila licenziati in TelecomMarco Ventimiglia
Riassetto. La sostanza fa impressione, ma anche la forma non scherza... Stiamo parlando delle decisioni che sono state comunicate ieri da Telecom Italia: sotto l’ineccepibile «ombrello» di un piano di efficienza triennale, viene annunciata con algida contabilità «una riduzione del personale in Italia di circa cinquemila unità entro il 2010 con una conseguente riduzione dei costi a regime per circa 300 milioni di euro all'anno». Al momento non c’è ancora nessun dettaglio sulle modalità di questa imponente fuoriuscita di dipendenti, ma anche nell’ipotesi più soft, ovvero con un massiccio ricorso ai pensionamenti e prepensionamenti e senza alcun licenziamento, è facile capire che si tratterà di un percorso assai doloroso. «Dietro i movimenti annunciati da Telecom ci sono tagli al personale per 5.000 persone e l'annuncio di ulteriori tagli oltre un'esclusiva attenzione al mercato domestico», ha dichiarato il segretario generale dell'Slc Cgil, Emilio Miceli, che dicendo no agli esuberi ha affermato: «L'azienda è sotto tutela, probabilmente questo è il primo prezzo che si paga a Telefonica». Il piano annunciato dal maggior gruppo di telecomunicazioni del Paese comporterà oneri di ristrutturazione aggiuntivi per circa 250 milioni di euro, rispetto ai 100 già previsti nel piano 2008, che si prevede impatteranno principalmente sui risultati dell'anno corrente e i relativi target comunicati il 7 marzo scorso. Tali oneri, a detta della compagnia, «saranno comunque più che compensati da risparmi di costi già nel corso dei prossimi 2 anni». Telecom ha anche varato il nuovo assetto organizzativo e, con la costituzione di una nuova direzione per il mercato domestico affidata a Oscar Cicchetti, si avvia ad abbandonare la suddivisione per aree di business e ad adottarne una per clientela: Consumer, Business e Top Client. Intanto l'amministratore delegato Franco Bernabè in un'intervista al Financial Times apre a possibili intese con fondi in operazioni all'estero e annuncia l'obiettivo a cui sta lavorando, un taglio del 40% ai costi del business domestico. Per quanto riguarda le possibili alleanze «possiamo affiancare fondi di private equity o fondi sovrani per condurre più efficientemente operazioni in altri Paesi», ha dichiarato il manager al quotidiano inglese. Sugli oneri, invece, «dobbiamo ripensare globalmente la nostra struttura di costi una società come la nostra nel lungo termine dovrebbe ridurla del 40 per cento». I conti del gruppo saranno fermi quest'anno ma Bernabè punta i riflettori sulla trasformazione che intende imprimere al colosso telefonico italiano: «Non crescere non significa stagnazione, non crescere equivale a un'enorme trasformazione». In questo solco prosegue la riorganizzazione annunciata a marzo con la presentazione delle linee guida per il prossimo triennio. La nuova direzione “domestic market” avrà il compito di integrare la gestione e il controllo delle attuali strutture fisso e mobile che, come detto, progressivamente si trasformeranno in area business e area consumer, con quella già esistente Top client. Ed anocora, le attività internazionali restano affidate a Cicchetti mentre le funzioni Strategy e National Wholesale Services vengono collocate alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato. Resta invariata la direzione Technology & Operations affidata a Stefano Pileri. Intanto, sempre nella giornata di ieri, si è appreso da Telecom Italia che Giovanni Ferrario si è dimesso dalla carica di amministratore delegato di Olivetti e che ha contestualmente lasciato il gruppo Telecom per assumere altri incarichi professionali. Al suo posto sarà nominato Francesco Forlenza che assumerà la carica di vice presidente esecutivo