Lapiazzarossa

Il cuore di 2 elicotteristi in missione in Afghanistan


«Ci rifiutiamo di sparare sui civili». Rimpatriati da Herat due ufficiali elicotteristi In un'azione di ritorsione contro i talebani non fanno fuoco per paura di colpire civili
Due ufficiali italiani in servizio su Mangusta sono stati rimpatriati nei giorni scorsi da Herat, in Afghanistan. A detta delle fonti militari, la misura sarebbe stata adottata «esclusivamente per motivi sanitari» per il verificarsi di una situazione di stress psico-fisico diagnosticata ai due elicotteristi al termine di un impegnativo ciclo operativo. Ma un’altra versione fornisce il quotidiano Il Tempo - ripreso dal Corriere della Sera - secondo cui la decisione di anticipare il rientro in Italia dei due piloti sarebbe stata presa a seguito del loro rifiuto di sparare «durante uno scontro a fuoco in cui erano coinvolti anche militari italiani». Si precisa, ancora, che «la loro giustificazione è stata che sulla linea di tiro c’erano anche civili». Viene data notizia anche dell’apertura di un’inchiesta, ma le fonti militari negano ed aggiungono che nessun provvedimento è stato previsto per i due soldati.Due interpretazioni completamente discordanti nella ricostruzione dei fatti. Ufficialmente, il comando del contingente italiano sostiene che i due elicotteristi si sono presentati in infermeria accusando uno «stato di disagio» al termine di una serie di missioni operative, e qui il medico ha giudicato il loro stato di salute incompatibile con i compiti loro assegnati in quel difficile teatro di operazioni. Ai militari è stato prescritto un periodo di osservazione al Policlinico del Celio e, poi, il ritorno alla loro base di Rimini.L’episodio riapre la questione dei caveat dei militari italiani che l’attuale Governo vorrebbe modificare. Le regole d’ingaggio vigenti hanno impedito, finora, di mandare le truppe in prima linea nelle operazioni contro i talebani, con grande contrarietà da parte di inglesi e americani. Ma la situazione potrebbe cambiare. Agli inizi di luglio, il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva fatto sapere che si sarebbe presa in esame l’ipotesi di una nostra partecipazione diretta alla lotta al terrorismo, in modo da «ripristinare la fiducia e la solidarietà reciproca» con gli alleati. Attualmente, i militari italiani in Afghanistan sono circa 2.700, di cui circa 1.300 Kabul e il resto ad Herat, nell'ovest del Paese, dove a partire dal prossimo agosto verrà progressivamente schierato il grosso del contingente. Il 5 agosto, infatti, l'Italia lascerà alla Francia il comando della Regione di Kabul.Una vicenda diversa, ma che ha avuto come protagonisti sempre degli elicotteristi italiani in missione all’estero, accadde in Iraq alla fine del 2003, pochi giorni dopo la strage di Nassiriya. Quattro piloti dell’Esercito che si rifiutarono di salire sui loro CH47, sostenendo che i velivoli avevano «carenze» nei sistemi di protezione, furono rimpatriati, sospesi dall’attività di volo e indagati dalla Procura militare, prima per ammutinamento e poi per codardia. Furono, però, assolti con formula piena nel corso dell’udienza preliminare.Preoccupanti sono i dati diffusi dal Dipartimento veterani Usa sulle condizioni dei militari impiegati in Iraq e Afghanistan. Negli Stati Uniti oltre seimila sarebbero i suicidi tra i reduci mentre vanno progressivamente aumentando coloro che sono affetti da gravi disturbi mentali. Una ricerca della Rand Corporation parla di 300 mila veterani che soffrono di depressione e stress da combattimento e di altri 320 mila che hanno subito danni cerebrali. L’allarme riguarderebbe anche i militari inglesi. In Italia la media annuale si aggira intorno ai 4 mila suicidi e si riscontrano anche casi di Ptsd, una patologia che si manifesta con disturbi depressivi, ansietà, ossessioni, tendenza al suicidio. Attualmente viene seguita dall’Osservatorio militare di Firenze ma mancano completamente strutture di assistenza per veterani e reduci colpiti da stress postbellico.(in grassetto le cause della guerra dentro il corpo di uomini)