Cresce la rabbia dei lavoratori: nel 2008, 65% di scioperi in più
Adesso
basta, torniamo in piazza. I tempi sono cupi, serve uno scatto
d’orgoglio e di dignità. L’Istat non ha dubbi: la voglia di riscatto
dei lavoratori negli ultimi mesi è cresciuta un po’ di più. A
dimostrarlo ci sono le due milioni e 400 mila ore scioperate. Da
gennaio a luglio. Un anno prima erano state il 65 per cento in meno.
Operai e impiegati si sono rotti: e hanno capito che per risolvere i
conflitti, l’unica è farsi sentire, che questi non ci ascoltano. Nel 76
per cento dei casi, si incrociano le braccia perché si vuole un rinnovo
del contratto di lavoro: oggi ci sono in Italia 3 milioni e seicento
mila lavoratori che sono in attesa di veder aggiornata la loro
posizione retributiva.Tra chi aspetta il rinnovo, ci sono gli
statali. Il ministro Brunetta ha fatto la sua proposta: 70 euro in più
al mese. Cisl e Uil hanno accettato, la Cgil no. La stessa spaccatura
interna al sindacato che si ritrova anche nella riforma dei contratti
che si sta facendo insieme a Confindustria. La presidente Emma
Marcegaglia ha ribadito più volte la sua teoria (potenziare la
contrattazione aziendale a scapito di quella nazionale) ma anche qui il
sindacato guidato da Guglielmo Epifani ha deciso di abbandonare il
tavolo. Non aveva altra scelta, visto che dagli industriali non arriva
nessun segnale di apertura ma solo inviti a «ripensarci».I
metalmeccanici sono quelli che si stanno arrabbiando di più. Il 5
dicembre torneranno in piazza, come annunciato lunedì dal segretario
della Fiom Gianni Rinaldini, contro le politiche economiche del
governo, contro la riforma dei contratti proposta dalla Confindustria e
contro il precariato.Poi c’è la scuola, in questi giorni
minacciata dalla scure della Gelmini. Insegnanti e lavoratori della
conoscenza incrociano le braccia giovedì 30 ottobre. Una protesta che
alla fine ha raccolto l’adesione di tutti e tre i sindacati
confederali. Inizialmente solo la Cgil era convinta della necessità
dello sciopero, mentre Cisl e Uil speravano di poter mediare. Ma quello
della Gelmini non è dialogo, è aut aut. E finalmente anche Bonanni e
Angeletti giovedì saranno in piazza Navona a Roma per la manifestazione
nazionale.A rendere ancora più evidente la necessità dei
lavoratori di far sentire la loro voce, c’è un altro dato, di cui si è
accorto anche il governo: il ricorso alla cassa integrazione sta
aumentando. Tra gennaio e settembre 2008 le richieste di Cigs sono
state 985, rispetto alle 923 dello stesso periodo dello scorso anno. I
sindacati, in particolare la Cgil, chiedono al governo di aprire un
tavolo anti-crisi per discutere delle ricadute che il terremoto dei
mercati finanziari potrà avere sull'occupazione. Ma Tremonti e Sacconi
fanno orecchie da mercante. Prima avevano aggiunto 150 milioni di euro
al Ddl lavoro, poi li hanno tolti, spiegando che forse verranno
stanziati nel passaggio al Senato. Per la Cgil – che ha calcolato che
nell’industria italiana ci sono 300 mila posti a rischio, per la
maggior parte giovani con contratti a tempo determinato – le risorse
sono ancora poche - anzi ora sono sparite del tutto - ma soprattutto si
tratta dell’ennesimo tampone che non frena l’emorragia: servono riforme
strutturali che rilancino l’economia e l’occupazione nel nostro Paese.
I lavoratori lo sanno che non basta vincere al lotto per cambiare la
vita. Serve un lavoro sicuro, una casa, un welfare che protegge. Per
questo sono tornati a scioperare.