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Ammassi stellari nel Quintetto di Stephan

Post n°11 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da LAPRIMAH
 

Lo studio della struttura delle galassie costituisce la base fondamentale per poter affrontare il problema della distribuzione delle galassie nello spazio. Le galassie normali con ogni probabilità rispecchiano nella loro forma attuale l'effetto della rotazione di cui era dotata la massa originaria di gas da cui si sono formate; una forte rotazione di questa nube di gas ha dato origine a galassie dalle braccia a spirale ben sviluppate e queste galassie hanno una luminosità intrinseca abbastanza uniforme tanto da permettere di usare il valore della luminosità osservata come indicatore della distanza di questo tipo di galassie.

Anche le galassie, come le stelle, tendono ad aggrupparsi in sistemi multipli ed ammassi. Le dimensioni di questi gruppi di galassie variano enormemente da caso a caso. Un sistema di piccole dimensioni è il quintetto di Stephan: esso ha un diametro di soli 50 000 parsec ed è costituito di quattro galassie. La quinta componente ha una velocità radiale sette o otto volte inferiore a quella delle altre e con ogni probabilità non fa parte del sistema se non per effetto prospettico; sarebbe in altre parole il corrispondente nel mondo delle galassie di una doppia ottica nel campo dei sistemi stellari. Al limite opposto di dimensioni un ammasso di galassie di enormi proporzioni è quello della Chioma di Berenice (il nome dell'ammasso è quello della costellazione entro cui lo vediamo proiettato) che comprende migliaia di galassie entro un diametro di circa sei milioni di parsec. Anche la nostra Galassia fa parte di un ammasso: l'Ammasso, o Gruppo, Locale. Le dimensioni del Gruppo Locale si aggirano sul milione di parsec e il numero delle galassie che lo compongono non supera la trentina di oggetti. Parecchi di essi sono, come nella maggior parte degli ammassi, delle galassie ellittiche nane cioè delle galassie del tipo che è statisticamente più abbondante nell'universo. Il Gruppo contiene inoltre quattro galassie ellittiche di dimensioni intermedie, quattro galassie irregolari, due delle quali sono le Nubi di Magellano e tre grandi galassie a spirale, la nostra, la galassia di Andromeda e M 33, oltre a diverse altre galassie di dimensioni inferiori.

A seconda della loro struttura gli ammassi di galassie si suddividono in ammassi regolari e irregolari. I primi hanno una struttura a simmetria sferica con concentrazione delle galassie che li compongono crescente verso il centro e appartengono alla classe degli ammassi ricchi nel senso che sono costituiti da centinaia o migliaia di galassie. È in genere in questo tipo di ammassi che sono state scoperte le radiogalassie e più recentemente le emissioni di raggi X, mentre tendono ad essere assenti o quasi le galassie a spirale. Gli ammassi irregolari hanno caratteristiche opposte: le galassie che li formano si addensano in piccoli sottogruppi senza presentare zone di più elevata concentrazione: il Gruppo Locale è un esempio classico di ammasso irregolare.

Le cause che hanno determinato le diverse forme, strutture e composizioni degli ammassi sono ancora sconosciute. L'analisi delle osservazioni e le osservazioni stesse di oggetti tanto lontani richiedono non solo grandi telescopi, ma anche recettori e metodi di elaborazione dell'informazione che cominciano solo ora ad essere disponibili. L'importanza di questo tipo di ricerche è strettamente legata agli studi sulla storia dell'universo.

Gli ammassi di galassie, raggruppati a loro volta in giganteschi superammassi, cioè ammassi di ammassi di galassie, rappresentano con ogni probabilità strutture che si sono formate dalla condensazione di quel gas che riempiva lo spazio all'origine dell'universo. Si tratta di strutture che, a causa delle loro vastissime proporzioni, difficilmente hanno avuto il tempo, nei quindici miliardi o più di anni di vita dell'universo, di alterare sostanzialmente la loro composizione. Lo studio di questi mondi lontani ci permette quindi di scandagliare l'universo, non solo per quanto riguarda la distribuzione nello spazio della materia che lo compone, ma anche di risalire a ritroso nel tempo per ottenere informazioni sulle prime ere della storia dell'universo.

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