LARGU TE LU PALAZZU

Intervista a Pietro Capone, storico esponente della destra di San Cesario


Intervista a Pietro Capone, storico esponente della destra di San Cesariodi Cristian NobileIl tuo impegno politico affonda le radici ai tempi del MSI di Almirante. Io ho iniziato la mia attività politica nel Fronte della Gioventù, a metà degli anni cinquanta quando a segretario c’era Angelino Dell’Anna. Poi il lavoro mi ha portato fuori dal Salento (ha lavorato nelle FS, ndr), mi ha allontanato dalla mia passione per la politica, ma ho continuato a fare attività come sindacalista. Erano i tempi dei maoisti, di Piazza della Loggia, del PCUP, era il tempo di tanti morti innocenti. Erano gli anni ’70, tempi bui quelli, in cui gridare con forza le proprie idee poteva significare mettere in gioco la propria vita. E io, e l’ho saputo dopo, questo rischio l’ho corso a pieno. Me lo confessò un mio amico, segretario della Cgil di Torino, che quando venne a sapere che si stava organizzando un’imboscata contro di me, si oppose con forza. Tornato a San Cesario nel ’75, presi in mano le redini del partito, ricreai un gruppo dirigente insieme a Mario Pati e Luciano Marzo e nel ’85, alle elezioni comunali venni eletto consigliere comunale.Come ti sei relazionato tu, esponente della vecchia guardia della destra italiana, con i continui cambiamenti “imposti” da Gianfranco Fini? All’inizio con dolore e sofferenza, non lo nego. Ma dopo, avendo riposto una grande fiducia in Fini, aderì a una nuova visione, una nuova impostazione del partito. Ho sposato l’idea di una destra moderna, che si adegua ai tempi senza nulla rinnegare. è il tempo che a volte impone un cambiamento, e io l’ho fatto mio senza rimpianti. Perché tutto ciò che è passato si consegna alla storia, a destra quanto a sinistra.Hai visto succedersi tanti sindaci, uomini politici, hai visto tanti partiti nascere e altrettanti scomparire nel nulla. E sempre dall’opposizione. Ma come è cambiata la scena politica sancesariana in questi anni? Un’analisi attenta imporrebbe di “dividere” la storia politica del nostro paese in due fasi: quella in cui si votava col sistema proporzionale e la fase del maggioritario, a partire dal 1993. Se al centro del discorso bisogna mettere la parola ”amministrare”, devo dire, che non è cambiato molto dal mio punto di vista. La fase del pentapartito è stata segnata da una profonda ingovernabilità, era il tempo di accordi contro natura (storica la sua “epurazione” ai danni di Mario Pati e Luciano Marzo, passati poi nella DC, ndr), politicamente parlando, di amministrazioni nate in una notte e cadute dopo pochi mesi. Dopo l’ultima amministrazione Ciricugno e con l’avvento del maggioritario se da una parte si è avuta una piena governabilità, dall’altra però si è assistito a una involuzione del paese.A cosa è dovuta questa involuzione? Secondo me è dipeso dalla mentalità di chi ha amministrato, brave persone e serissimi professionisti, ma di vedute troppo strette e che hanno scelto di gestire il loro piccolo e non di credere nello sviluppo del territorio. Però a chi mi ha detto che San Cesario “è stato ingannato” ho sempre risposto che è sacrosanto, e bisogna rispettare, il volere dei cittadini. Anche se alle scorse amministrative ci è mancato poco per vincere, dopo tanti anni.Appoggeresti nuovamente Raffaele Capone a sindaco? Senza dubbio, perchè Capone aveva intuito da vicesindaco quale era la via per lo sviluppo, soprattutto urbanistico, e aveva fatto delle scelte che io condivido e difendo, ancora oggi. E anche perché ha avuto il coraggio di rompere con i suoi ex colleghi di maggioranza.Tutti, da sempre, ti attribuiscono una grande qualità: la coerenza. Pensi sia questo il motivo dei tuoi successi elettorali e del tuo immutato consenso da anni? Chi mi ha votato e mi ha appoggiato mi ha sempre dimostrato stima e ha apprezzato la mia affidabilità. Vedi, in politica devi essere umile, non perder mai di vista i tuoi limiti e rimboccarti le maniche perché solo così riesci a capire realmente e cercare di una risposta a quei cittadini che in te hanno riposto la loro fiducia. E per il momento l’urna mi ha dato sempre ragione, anche aldilà delle mie stesse aspettative.Anche nell’ultima tornata elettorale ti davano per “spacciato”, anche, e soprattutto, i tuoi compagni di lista… eppure sei ancora lì! (Ride. Di gusto aggiungerei). Ho sempre insegnato ai miei, che il migliore biglietto da visita quando si entra nelle case dei cittadini a chiedere un voto è rispettare, e mai disprezzare, chi in quella casa ci è entrato prima di te. Questo non succede sempre, è vero. Ma di sicuro io al mio posto in Consiglio ci sono seduto, ancora.Sei sulla scena politica da molti anni. Ora la politica predica lo svecchiamento della sua classe dirigente e “promette” un forte ricambio generazionale. Nel nostro paese, a destra, escludendo Rino Marzo, le facce sono le solite da anni. Ma è così difficile passare la mano in una piccola realtà locale come la nostra? Ti è stato mai chiesto di metterti da parte? Dai vertici del partito non me lo hanno chiesto. Anzi mi spronano a far “crescere” giovani che vogliono interessarsi di politica. Io sono per i giovani e per un netto ricambio generazionale, ma non sono per chi pensa che per emergere si può essere “Generali senza soldati”, che basta sciorinare bei discorsi in affollate riunioni. E i giovani, o molti di essi, non hanno la pazienza e la perseveranza di crescere sul campo. Io, molte volte, ho sacrificato la mia famiglia per la politica, e mia moglie che con pazienza mi ha sempre saputo aspettare.(E’ un momento. I suoi occhi si fanno lucidi, il suo parlare appassionato lascia spazio all’emozione del ricordo di Concetta, la sua compagna di una vita.)C’è una decisione di cui ti penti e una battaglia politica di cui vai fiero? Non mi pento di nulla, rifarei tutto, ogni scelta, ogni decisione, forse commetterei gli stessi errori perché sono stato mosso, sempre ed esclusivamente, dalle mie idee e dal mio cuore.Anno 2012, la tua coalizione vince le elezioni nel nostro paese, tu risulti eletto (non è difficile da prevedere…). Di cosa ti vorresti occupare? Mi hanno sempre appassionato i problemi della gente, degli anziani soli e bisognosi, di tutte quelle persone che aspettano che qualcuno li dia un cenno, li porga la mano. I servizi sociali sono il mio pallino da sempre. Ho sempre pensato che far stare bene sempre più persone, alzare il livello di benessere di un’intera comunità, e non di poche persone, è il primo risultato a cui un’amministrazione deve ambire. E sarebbe anche il mio sogno.(nella foto: Pietro Capone