Circolo La Rocca

democrazia senza partiti


Democrazia senza Partiti9 giugno 2015 da mariamLe liste civiche che stanno nascendo o rinascendo in tutta la nostra penisola paiono essere un momento di speranza per il quadro politico italiano ove un italiano su due diserta le urne e ritiene la politica un luogo di malaffare.Speranza di un cambio di passo della vita politica e dei politici, che si caratterizzi in una rottura dagli schemi verticistici dei partiti romani.Speranza di rottura dalle segreterie politiche e dai padroni e padrini che impongono programmi e uomini lontani dal bene comune e vicini a loro interessi personali o di lobby.Una rottura, dunque, da “padrini e padroni” nel nostro agire nella vita pubblica.Che il cambiamento sia necessario è sotto gli occhi di tutto coloro che vedono in maniera realistica il presente, la tangentopoli romana di questi giorni ci serve da sveglia nel caso ci fossimo addormentati sul punto, per la necessità di cambiamento.Siamo stati il paese dei mille campanili, mille e piu’ municipalità, capaci di essere vicine ai cittadini, di non farli sentire periferia di un lontano dispotico potere centrale, che li opprimeva con mille balzelli senza dare nulla in cambio.E’ evidente come la crisi della politica abbia toccato anche le amministrazioni periferiche, attraverso clientelismo, nepotismi, scandali, inchieste giudiziarie, sprechi, inefficienze.La crisi però non risiede solo nel fallimento dei progetti politici, ma nasce prima e soprattutto nel crollo della tensione ideale di questi ultimi, nel venir meno di una integrale esperienza umana, che attraverso un’educazione civica, puntasse a sentire delle persone, al bene comune e non a meccanicistici o interessati obiettivi di utilità immediata.Si tratta di un tema antico in Italia, addirittura preunitario.In molti italiani che non si arrendono, è sorta la consapevolezza di come si proceda nella “prassi del compromesso”  – naturalmente si intende quello non virtuoso –  si persista nei vecchi sistemi di trasformismo politico, di selezione della classe politica, non in ragione delle eccellenze personali, ma di criteri di amicizia, in un orizzonte di grandi promesse, faraonici piani e di modeste o nulle realizzazioni, in ultima analisi di una “demagogia parolaia”, complici i mass media sempre piu’ condizionati e controllati.Già nel dopo guerra questa analisi e le soluzioni erano state proposte da Adriano Olivetti (1901 – 1960). Si tratta di una delle piu’ influenti e singolari figure del novecento. Straordinario imprenditore, fine intellettuale e politico fuori dal coro.Fu un innovatore delle scienze sociali e precursore dell’urbanistica.Tra il 1930 ed il 1960 ebbe a condurre la fabbrica di macchine da scrivere del padre, portandola ai vertici del successo mondiale e dell’innovazione tecnologica.Convertitosi al cattolicesimo, elaborò un progetto di riforma sociale in senso comunitario, ancor oggi riconosciuto come tra le realizzazioni piu’ attuali ed avanzate di sostenibilità.Nel suo libro “Democrazia senza Partiti” ripubblicato nel 2013, dalla Casa Editrice “Edizioni di Comunità”, prima di riaffermare che : ” Il fine della nostra azione politica è stato posto concretamente: lo stabilirsi di una civiltà cristiana” (cfr. pag.54) descrivendo nelle pagine successive i caratteri di tale civiltà: libertà, riconoscimento dell’idea di autorità, divisione dell’attività politica in ordini funzionali, Adriano Olivetti, ci insegna come : ” Il compito dei partiti sarà esaurito e la politica avrà un fine quando sarà annullata la distanza fra i mezzi e i fini, quando cioè la struttura dello Stato e della società giungeranno ad un’integrazione, a un equilibrio per cui sarà la società e non i partiti a creare lo Stato” ( cfr. pag.43).