Rosa Luxemburg

Post N° 335


L’ultimo libro di travaglio lo consiglio a quelli che difendono farina, vespa e intanto si augurano che biagi se ne stia a casa con la copertina sulle ginocchia.La premessa de “la scomparsa dei fatti”, molto lunga ma godibilissima, dovrebbe essere appesa sulla porta di tutte le redazioni. Sempre che la corretta informazione sia ancora considerata uno dei principi che fanno la democrazia.Uno stralcio dalla premessa.”i giornalisti si dividono in due categorie. Destra e sinistra? Nemmeno per sogno. Leoni e conigli? Macchè. Televisivi e di carta stampata? Acqua. Colti e analfabeti? Figuriamoci. D’assalto e da riposo? Ma va là. Obiettivi e faziosi? Neanche. Oggi la vera divisione, che attraversa longitudinalmente la categoria, è quella fra schiene dritte e schiene curve, o quantomeno flessibili. Perché tanti giornalisti fanno sparire i fatti? Perché non amano abbastanza la loro professione, cioè i lettori o i telespettatori. Perché, quando scrivono o parlano, non pensano a chi legge o a chi ascolta, ma ad altri e ad altro: ai potenti della politica e dell’economia, agli editori di oggi o magari di domani, ai colleghi e rivali, allo stipendio di fine mese, alla pensione o magari a qualcosa che potrebbe notarli e ingaggiarli per un altro mestiere più redditizio. Come diceva montanelli, la differenza fra chi scrive per i suoi lettori e chi scrive per altri si nota subito: il primo parla chiaro e lo capiscono tutti, il secondo parla in codice e lo capisce solo chi lo deve capire”.La premessa contiene per intero l’articolo che montanelli scrisse per il corriere nel novembre del 1956 sulla rivolta di ungheria. Ne avevo sentito parlare sul manifesto anni fa, e mi ricordavo il finale, una lezione di giornalismo. Solo l’altra sera l’ho letto per intero. Grazie a quell’articolo molti amici gli tolsero il saluto ( longanesi e guareschi, tanto per dirne due), e quasi tutti i comunisti italiani vomitavano verde. Ma montanelli ha solo raccontato i fatti: nessuna rivoluzione borghese, signori, e nemmeno un fascista all’orizzonte, cari compagni. Sono comunisti che si sono ribellati a quel comunismo, è un popolo in armi, ci sono gli operai e gli studenti, le famiglie che si barricano in casa e combattono i carrarmati dalle finestre, e ve lo dice uno che pensava che il popolo in armi fosse solo retorica, che la classe operaia volesse solo il frigo e la televisione. L’articolo si ribella dunque ai due conformismi vigenti: quello di destra, che stava per raggiungere l’orgasmo al solo pensiero che i borghesi oppressi si ribellassero, invece erano tutti al riparo; quello di sinistra, che aveva etichettato la rivolta assolutamente fascista, controrivoluzionaria. E invece, per una volta che c’era sul serio una rivoluzione non se ne sono accorti. L’articolo di montanelli è un esempio alto, travaglio lo mette nella premessa apposta. Ma gli esempi non mancano, a proposito della scomparsa dei fatti.Visto che si chiacchera di chiamare una strada o una via “bettino craxi” ( non oso sul sottotitolo della targa), è piacevole rileggere la storia dell’inchiesta sul fu segretario del più antico partito di massa italiano. Chi si ricorda più di maurizio raggio incaricato da craxi di svuotare la cassa e far sparire tutto? 50 miliardi, e solo in svizzera. Poi raggio viene arrestato e vuota il sacco, scardinando così la linea difensiva di craxi, che si ostinava a dire che spendeva tutto per il partito. I famosi costi della politica. Raggio invece tira fuori la lista della spesa: appartamenti a new york, 100 milioni al mese a roma cine tivù, di cui era direttrice anja pieroni, che non si è capito se era l’amante di craxi ma comunque, per regalarle 100 milioni al mese, doveva essergli molto affezionato. Le comprò pure una casa e addirittura un albergo, l’ivanohe, sempre a roma; ancora operazioni immobiliari a milano, madonna di campiglio e a la thuile.500 milioni al fratello che, come apprendo dal libro, è un seguace di sai baba, però non è lui la pecora nera della famiglia. Altri 100 milioni per pagare l’affitto di una casa in costa azzurra a bobo, bonifici agli amici e via così. Come si era formato questo gruzzolo? Col tempo, ma non tanto lungo: basta sapere che un solo bonifico risultò essere di 10 miliardi, provenienti da un conto estero intestato alla società all iberian; un altro di 13 miliardi sempre da questa fantomatica società, giusto dopo l’approvazione della legge mammì. Una interessante coincidenza.Poi ci sono i soldi che craxi intascava direttamente dai suoi galoppini: anche di silvano larini si è persa memoria, eppure ai giudici dichiarò, a proposito delle mazzette ricavate dagli appalti della metro milanese:” dovevo ricevere il denaro che carnevale o prada mi consegnavano e portarlo all’onorevole craxi. L’ho sempre portato negli uffici dell’onorevole in via duomo 19, depositandoli nella stanza a fianco della sua. Posavo la borsa o il plico sul tavolo e la enza ( la segretaria di craxi) lo ritirava. Non le ho mai detto nulla perché era assolutamente scontato di cosa si trattasse. Ho raccolto personalmente 7/8 miliardi di tangenti sulla metropolitana e in buona parte sono finiti personalmente a craxi (…)”Capito mi hai? Ovvio che finchè la gente se lo sente raccontare, come accadeva al tempo perché era impossibile non dirlo nei tg, non è ben disposta nei confronti di un simile individuo. Poi…”il blak out informativo, l’oblìo e il revisionismo un tanto al chilo” ..rido, travaglio usa proprio questa espressione. Insomma, da ladro a grande riformatore, così grande che è imprescindibile intitolargli una strada o almeno un vicolo. Qualche post fa avevo scritto che craxi si ricorda soprattutto per i fatti di sigonella, e che ha detto prodi? Dedichiamogli una strada a sigonella, cvd. Non poteva dire che magari non è il caso di coniare targhe per uno che ha rubato, sperperato per fatti propri, mentito e fatto pure la vittima?Le mie solite domande retoriche.Io avevo letto anche la vera storia di mani pulite, e quindi già sapevo che la metro milanese è stato un affare coi fiocchi per i grandi partiti. Ma rinfrescarsi la memoria non fa male. ”le imprese si accordavano per predeterminare gli esiti delle gare, evitando i noiosi impicci del libero mercato. Per ogni appalto, un rappresentante dell’azienda capofila si premurava di raccogliere le somme “dovute” da ciascuna società della cordata vincitrice. Poi regolava le pendenze con i vari partiti, oppure consegnava la tangente al “ cassiere unico” delle forze politiche”Il cassiere unico poteva essere del pds, così come è stato qualche volta, come qualche altra era del psi, e qualche altra ancora era della dc. Con questo si toglie di mezzo la storiella che le tangenti fossero necessarie per finanziare la democrazia contro la famosa e mai avvenuta “ avanzata dei comunisti”. Tutti ci stavano  dentro, e fino al collo. Lo sappiamo grazie ai giudici di milano, le note toghe rosse. Mi sa che soffrono di sdoppiamento della personalità, altrimenti non avrebbero scritto, nella sentenza sulla metro milanese, quanto segue:” va subito fissato un primo punto fermo: a livello di federazione milanese l’intero partito era coinvolto nel sistema degli appalti MM ( metro milano), da circa il 1987. risulta dunque pacifico che il pci-pds, dal 1987 al 1992, ricevette, quale percentuale del 18,75 percento sul totale delle tangenti MM, una somma non inferiore ai 3 miliardi”Travaglio cita uno studio del settimanale il mondo del 1992. Ebbene, la linea 3 della metro di milano costava all’epoca 192 miliardi a chilometro, contro i 45 di quella di Amburgo; il passante ferroviario intorno ai 100 miliardi a chilometro e in dodici anni. A zurigo ce l’hanno fatta in sette anni e pagando 50 miliardi a chilometro. I paragoni sono molti.Chi ha pagato i costi in più?La risposta è facile.Prossima puntata su altri fatti scomparsi, tipo le commissioni parlamentari d’inchiesta, che hanno accusato senza prove e hanno speso tanti soldi pubblici per pagare consulenti poi finiti regolarmente in carcere.Una su tutti, la commissione telekom serbia.