Rosa Luxemburg

Post N° 341


In "venerati maestri" di berselli ( mondadori) si spara ad alzo zero sugli intoccabili maestri della cultura italiana e si ride. Ce n’è per tutti, anche per quel conformismo ( di sinistra) che inibisce la critica nei confronti di chi o cosa deve piacere per forza, perché di sinistra. Si prova anche un certo sollievo quando i bersagli sono anche i tuoi, un po’ di fastidio quando mi stronca dario fo, ma pazienza. Il gioco della demolizione funziona e ci si diverte a trovare più bersagli possibile.Anche a me sta qui bernardo bertolucci, si può dire che ho sempre pensato di non avere abbastanza sensibilità per “capirlo”. Confesso di aver visto solo la prima parte di novecento e non ho mai sentito il bisogno della seconda. Dice berselli: “a vederlo adesso vien voglia di menarlo, bertolucci, con le sue figurine emblematiche e simboliche di fascisti schifosi, donald sutherland chiamato fascisticamente attila e la trucidona laura betti, che incarnavano il male assoluto in modo così assoluto da risultare assolutamente grotteschi”.E io ballo da sola?…al cine con gli amici ci guardavamo negli occhi, stupiti. Ma cos’è ‘sta storia della verginella bucolica, tutta dedita all’introspezione e che cammina a quattro zampe?…”è una boiata pazzesca ( finalmente!!!), i personaggi del film sembravano manichini intellettuali, portatori di stili culturali da operetta, oppure cicisbei animati soltanto da un ciarliero e fastidioso estetismo di sinistra”.La sinistra elitista, quella che parla difficile e disprezza il popolo.Io ci aggiungo anche ultimo tango a parigi, che a rivederlo oggi, con tutto quel burro, alla fine stucca.Tra le tante, è molto carina la mitragliata che berselli scarica contro l’einaudi, casa editrice di sinistra e molto, molto snob. Io posso testimoniare che tra chi chiede aiuto per regalare un libro, oltre a quelli che cercano qualcosa su…,qualcosa di…, ci sono anche quelli che vogliono “un einaudi”. Possibilmente l’edizione tutta bianca degli struzzi, che è davvero bella niente da dire, ma ci è capitato di non vendere un titolo di pamuk ( il mio nome è rosso) perché a differenza degli altri non era un cartonato bianco e struzzo.Berselli è maligno, ma il giusto:”a pronunciare “einaudi” si socchiudevano automaticamente gli occhi e si cominciava a respirare un’aria, un clima, una cultura. Un gusto intellettuale se non un destino spirituale, perché lo sanno anche i bambini che la casa editrice einaudi non è come tutte le altre, che hanno delle fisime sul mercato e che hanno la cattiva idea, connaturata, un vero peccato originale, di volerli vendere, i libri”.C’era norberto bobbio che curava le scelte editoriali, e di contemporanei non ne voleva sentir parlare. Pochissimi, selezionatissimi e comunque malvisti. Nella letteratura, einaudi ha tutta la migliore produzione italiana, tranne qualcuno che aveva detto cose poco simpatiche sulla casa editrice, tipo calvino. Si permise di dire che il bianco einaudi era “un bianco melville” ( stupendo!!)e siccome lui era notoriamente appassionato di cose americane ed einaudi manco per niente, subì un ostracismo destinato a durare per sempre. Ce n’è per guccini e de andrè, per fo e benigni; per magris, arbasino e baricco, ci sono gustosi racconti su de felice e moravia, e ci sono feroci constatazioni sulla nostra politica, tutte condivisibili. Nel mio piccolo raccolgo l’invito ad alzare il tiro e sparare. Così all’impronta mi vengono in mente un paio di cose: 1) ho commesso l’errore di dire che uno dei miei film preferiti è “i tre giorni del condor”, e non perché mi eccita robert redford. Però ha tanto insistito perché vedessi un suo bellissimissimo film ( non l’hai vito?!!..eh no, lo devi vedere). Bene, serata passata a vederlo, e allora lo dico:”l’uomo che sussurrava ai cavalli “ è una boiata pazzesca!”2) “la storia” di elsa morante è un mattone indigeribile, prolisso ben oltre la noia, ripetitivo fino allo spasmo, irritante per la sua pretesa di fare la Storia raccontando una qualsiasi storia. Solo nel suo libro un bambino lasciato vivere da solo in casa fin da quando aveva pochi mesi di vita, riesce addirittura a essere più avanti degli altri. Commozione zero, nonostante si parli di un bambino che classicamente paga le colpe dei grandi.3) il film più brutto che ho visto è “la leggenda del pianista sull’oceano”, l’unica volta che mi stavo per appisolare al cine, ed era il secondo spettacolo del pomeriggio. Ricordo che uscivo dal cinema pavone, proprio sotto la sede dei ds e lì mi aspettava l’allora ancora mio fidanzato papà di ettore. Appena mi vide, mi disse: ti sei svegliata adesso?Tre ore di esibizioni al pianoforte, di un uomo che per tutta la vita non è mai sceso da una nave, e che naturalmente era un genio. Soffocante.