La Sdraio

Belluscone


Bisogna essere grati a Maresco per tutto quello che fa e (si spera) ancora farà. Nelle "aree" abbastanza ben circoscritte del cinema italico gli spiragli di aria fresca e di immagini vere, rugose, sudate, volendo anche sgradevoli, fanno sempre fatica ad aprirsi. Fare quel che il grande cinema di casa nostra (specie se "terrone") ha da sempre fatto costa fatiche inenarrabili quando dall'altra parte c'è la commedia facile del luogo comune o il dramma pariolino con attrici tassativamente bisbiglianti.Qualche spiraglio c'è, dicevo: Song e' Napule, Roberta Torre, Alessandro Piva, Emma Dante, Rocco Papaleo (quando dirige, non quando recita per registi alimentari), Ciprì (tutti tra alti e bassi, ci mancherebbe) e altre piccole cose provano a fare giustizia dalla Campania in giù.Belluscone e Maresco sono tutto ciò che dicevo prima (sudore, rughe, sgradevolezza) ma anche primissimi piani di barbe, baffi, guapparia, popolo. Poi dubbio, ironia e sguardo beffardo su una storia su cui ci sarebbe solo da piangere. La lezione, se c'è, è proprio che solo lo sguardo beffardo ci può salvare (o consolare), nient'altro.