Alla Bigelow piacciono i soldati. "The hurt locker" è stato un buon film, ambientazione guerra in Iraq ma bei personaggi, stress a manetta e zero trionfalismo yankee. Con questo "Zero Dark Thirty" è inevitabile la deriva verso la vulgata dell' "americanata", se non altro per il tema del trionfo (tardivo, ammesso che sia tutto come ci raccontano...) per eccellenza, l'uccisione dello sceicco del terrore.
Ma a noi piace il cinema e non i pregiudizi, specie quelli troppo facili... bisogna mantenere il sangue freddo e ammirare la prestazione eccelsa della quasi eterea "Maya" (eccezionale Jessica Chestain), ammirare il glaciale svolgersi della caccia e l'enorme lavoro di messa in scena. L'empatia con la protagonista è ad un certo punto inevitabile, anche quando dice che se fosse dipeso da lei si poteva sganciare una bomba con un Drone (ma non essendoci certezza, ci volle il blitz dei g-men)... Che dire, certe cose gli USA le sanno fare proprio bene (no, non quelle cose là con la CIA in sud America...), un certo cinema ricco e debordante di mezzi e denari è cosa loro. La Bigelow poi, è brava, il film è duro e stressante, il rischio "americanata" è scampato. Resta il cinema, almeno.