Creato da Taniello il 06/01/2007

La Sdraio

Diario saltuario di cinema e recensioni...

 

Messaggi di Novembre 2014

Interstellar

Post n°345 pubblicato il 30 Novembre 2014 da Taniello
 

Interstellar

Se uno ama il cinema tanto da volerne seguire anche l'evoluzione deve talvolta vedere cose che così, di primo acchito (se "acchito" o "acchitto" fatevi le pippe sul sito della Crusca), non vedrebbe.

Nolan è uno di quelli che ha osato e osa, bisogna dargliene atto.

Che poi solo i potenti mezzi USA (ma pure loro hanno scoperto la convenienza di farsi fare gli FX in est Europa) permettano di osare di più è un fatto che va avanti da un paio di secoli, così è.

E parliamo pure un poco del film va'.
Ormai quando vedo Matthew McComeCazzSiChiamy, devo ammettere, un poco divento triste: so che mi toccherà pathos come non mai, descritto con profluvii di parole mono tono (e non ti dico se è doppiato a cazzo...) ma questi sono gli anni suoi e se devi fare la grossa produzione così funziona.
In questo caso il pathos è declinato nella formula "vado a vedere se nell'iperspazio ci sono altri mondi da colonizzare dato che la Terra ci sta mandando finalmente a fanculo. Vero è che sono solo un ex pilota NASA che si è dedicato all'agricoltura ma qualcosa di ignoto mi ha riportato di nuovo alla NASA e pur di garantire un futuro ai MIEI FIGLI devo andare!"

E così finalmente Nolan si decide a portarci in giro tra stelle e buchi neri nonostante le grida disperate degli scienziati di turno.
Questi sarebbero quegli scienziati che sono andati appositamente al cinema per poi poter scrivere sui loro blog scientifici che nel film è tutto sbagliato. In realtà sono le stesse persone che se non avessero studiato da scienziati avrebbero criticato su FB i lavori di rifacimento dell'asfalto sotto casa, dimentichi del fatto (secondario) che si tratta solo di un film, ma così è anche in questo caso.

Il viaggio è letteralmente fantastico: nuovi e inospitali mondi, Matt Damon che spunta all'improvviso, poi di nuovo stelle, Saturni e buchi neri a iosa.

E ancora: mondi a quattro o cinque dimensioni, relatività, frasi di circostanza di cui voglio segnalare l'immensa  "è tutto nero!" (mentre si viaggia in un buco nero). Ad un certo punto ho temuto che cominciasse Gravity (altro gran film) ma non è così. 

E poi c'è il finale, il che non è poco. 

Il film è assolutamente da vedere, bisogna fargli la tara da un sacco di cose ma ancora una volta lo spettatore ha viaggiato ( dal divano o dalla sala, fate voi) come poche volte nella sua vita da povero cinefilo. Ha visto cose, ha riconosciuto citazioni, si è anche un po' commosso, ha letteralmente viaggiato, quasi un capolavoro. Quasi.

 
 
 

Still life

Post n°344 pubblicato il 15 Novembre 2014 da Taniello
 

sl

Un film che nella sua immensa semplicità e poesia mette (temporaneamente) in pace con l'esistenza.
Come? Lo splendido protagonista, per lavoro (ma anche no), cerca di trovare la dignità di un ultimo saluto a chi è venuto meno solo soletto. Viva la solidarietà, anche post mortem.
Dove? Londra, che come ogni megalopoli che si rispetti rende tanto più soli quanto più umane genti vi abitino.
Perché? Perché fa tutto schifo, la città, i datori di lavoro, i vicini, le famiglie dei defunti. Meglio allora occuparsi (anche se in lieve ritardo) di chi veramente non ha avuto niente davvero, un saluto prima di morire.
Consolante, poesia, grande cinema. 

 
 
 

Boyhood

Post n°343 pubblicato il 09 Novembre 2014 da Taniello
 
Tag: Boyhood

Boyhood

Lo si faccia pur passare alla storia come "twelve years project", con tutti i significati annessi e connessi. Il reale trascorrere del tempo, i dodici anni, gli attori visti crescere e invecchiare contribuiscono certamente a dare un valore aggiunto importante al film. 

Però.

Vien da chiedersi con quale profondità viene di solito accolto lo scorrere degli anni al cinema: dalla più banale scritta "un anno/dieci anni dopo" al più ovvio ricorso alla somiglianza tra attori giovanissimi e adulti. Sì, poi ci stanno i trucchi, l'invecchiamento artificiale ma non sempre funziona, diciamolo.

E quindi? Cosa resta di Boyhood dopo aver apprezzato (molto) l'escamotage narrativo?
Molto ben girato, fluido, solare.
Molto TV, quindi.

Ecco, dodici anni fa il livello qualitativo delle serie tv non era così conclamato, diffuso e riconosciuto dalla critica "alta" come oggi e Boyhood poteva essere una spettacolare serie TV, con (quasi) infiniti approfondimenti sulle storie d'amore di Mason, sulla sorella tanto geniale (peccato non aver approfondito anche lei), su quello scoppiatone del papà, sui tentativi di vita normale perseguiti dalla madre.

Bella storia, buona riuscita ok. Ma oggi ha funzionato meno bene di come poteva essere anni fa, quando altri mezzi, altre vie non erano ancora state così (ben) battute.

Da vedere, comunque. 

 
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963