lasoffitta

RISVEGLIO


Si faccia silenzio tutt’intorno. Tacciano i respiri della terra, smettano i loro canti i passerotti allegri. Entri la mia adorata. Portatela dentro con delicatezza. Che nessuno disturbi il suo sonno vigile e accorto. Si spengano anche le stelle, se occorre. Con un soffio leggero. Si rimanga pronti, nei paraggi, per il suo tenero risveglio. Si disponga a cerchio, attorno a lei, l’orchestra: violini, viole, violoncelli e, dietro, i contrabbassi. Ma mi raccomando: nessun si muova, fino al mio cenno. E tu, infine, in languida penombra, aprirai gli occhi e il sorriso al mio sorriso. La tua mano cercherà la mia. Io sarò lì, accanto. Avvertirò con le tue labbra il profumo acuto del melograno. Con una mano guiderò l’orchestra: un valzer triste, poi un tango di passione. Un ritmo lento che risuona dentro il cuore. Mi abbraccerai, ti abbraccerò. Poi lenta e sinuosa mi spingerai dentro di te, il tuo respiro sarà il mio respiro, in fiore. I nostri corpi risponderanno trepidi, perfettamente sincronizzati. Lo so, mi guarderai, timida e curiosa. I tuoi occhi scaveranno dentro ai miei, in cerca di risposte e di abbandono. Riderai forse di me. Io sarò lì sodale e grato: ma sarò altrove. Sono l’uomo delle montagne e del deserto. L’uomo che nulla ha da offrire e poco da dividere: pochi versi sconclusionati, qualche attimo felice e un po’ precario. E una sete inestinguibile del tuo tenero sorriso.