La Stampa Sportiva

MILANO, 17 marzo 2009 - I piloti passano, il mito resta. Ed è fatto soprattutto di auto di colore rosso. La straordinaria storia della Ferrari in Formula 1 è iniziata nell’ormai lontano 1950, in occasione del primo Mondiale. E, caso unico e quindi ineguagliabile, è proseguita senza interruzioni. Così sembra quasi magico, all’alba della sessantesima avventura iridata del Cavallino, celebrare questa storia ricordando le monoposto che hanno contribuito a renderla affascinante. Certo, Michael Schumacher e Niki Lauda, Gilles Villeneuve e Alberto Ascari, sono nomi che hanno esaltato i tifosi e gli appassionati di tutto il mondo.

INDIMENTICABILI - Ma quanto merito hanno avuto in queste imprese la F2002, praticamente perfetta, la 312 T che ha dettato legge a metà degli Anni 70, la 126 turbo "domata" dal funambolo canadese la 500 che ha regalato i primi titoli a Maranello? Molto. Ed è per questo che La Gazzetta dello Sport, insieme alla Fabbri, manda in edicola da venerdì 27 marzo "Ferrari F1 Collection", ovvero i modellini (in scala 1:43) di tutte ma proprio tutte le monoposto che hanno fatto la storia del Cavallino. In materia, l’opera più completa ed esauriente mai realizzata.

PRIMA USCITA - La prima uscita celebra il Mondiale conquistato da Schumi nel 2000, l’exploit che ha riportato la corona a Maranello dopo 21 anni. Insieme alla F1-2000 una monografia in 16 pagine che racconta tutto sulla vettura e sul pilota, la tecnica e i dettagli su quella stagione e quel campionato. Monografia che sarà presente in ognuna delle uscite settimanali. Dei risultati delle rosse vincenti sappiamo molto.

LE PREFERITE - Ma non sempre la monoposto preferita è quella che ha avuto più gloria in pista. Per questo vi sottoponiamo un sondaggio per scoprire qual è la Ferrari che preferite tra le prime che saranno in vendita con la Gazzetta. Dalla già citata F1-2000 del tedesco, alla 412 T2 che ha regalato a Jean Alesi, grande innamorato del Cavallino, la sua unica vittoria in F.1, dalla F2007 di Raikkonen campione alla 312 T di Lauda. Buon divertimento.

LONDRA (Gb), 27 marzo 2009 - Il migliore del circuito. Quello che assomma abilità, carisma, sangue freddo, intelligenza e coraggio. Insomma, il numero uno della Formula Uno da quel Gran Premio di Silvestone del 13 maggio 1950 che segnò l’inizio di tutto. Da allora, centinaia di piloti sono passati sotto le bandiere a scacchi, alcuni sono durati lo spazio di una stagione, altri hanno fatto la storia di questo sport, trasformandosi poi in leggenda, come Juan Manuel Fangio, Ayrton Senna o Jackie Stewart . Ci sono anche loro, e non potrebbe essere altrimenti, nella classifica del "Times" che ha messo in fila i 50 migliori corridori della storia, anche se i giudizi espressi per motivare le scelte non possono non far alzare più di un sopracciglio. Un esempio su tutti, l’etichetta di “scorretto” affibbiata a Michael Schumacher, terzo dietro a Jim Clark e ad Ayrton Senna, capace di vincere sì 7 titoli mondiali, ma anche di qualche trucchetto di troppo pur di vincere le gare.

HAMILTON - Ma per non passare per i soliti nazionalisti, gli esperti del giornale londinese hanno relegato addirittura al ventesimo posto il “cocco di casa”, nonché fresco campione, Lewis Hamilton, che, malgrado la macchina migliore negli ultimi due anni, ha commesso tali e tanti errori in pista che il titolo di leggenda è ancora di là da venire. Fuori dalla top-ten anche Niki Lauda (14°) e Gilles Villeneuve (18°), mentre il Professor Alain Prost, con il suo stile noioso e iper controllato, è quarto, due gradini sopra Fangio (6°) e quattro sopra Fernando Alonso (8°). Fanalino di coda per l’italiano Michele Alboreto. Questi, comunque, i primi 20 piloti di tutti i tempi per il “Times”:

1. Jim Clark (Inghilterra): 2 titoli mondiali;
2. Ayrton Senna (Brasile): 3 titoli mondiali;
3. Michael Schumacher (Germania): 7 titoli mondiali;
4. Alain Prost (Francia): 4 titoli mondiali;
5. Jackie Stewart (Inghilterra): 3 titoli mondiali;
6. Juan Manuel Fangio (Argentina): 5 titoli mondiali;
7. Stirling Moss (Inghilterra): nessun titolo mondiale;
8. Fernando Alonso (Spagna): 2 titoli mondiali;
9. Nigel Mansell (Inghilterra): 1 titolo mondiale;
10. Mika Hakkinen (Finlandia): 2 titoli mondiali;
11. Alberto Ascari (Italia): 2 titoli mondiali;
12. Graham Hill (Inghilterra): 2 titoli mondiali;
13. Kimi Raikkonen (Finlandia): 1 titolo mondiale;
14. Niki Lauda (Austria): 3 titoli mondiali;
15. Nelson Piquet (Brasile): 3 titoli mondiali;
16. James Hunt (Inghilterra): 1 titolo mondiale;
17. Jochen Rindt (Austria): 1 titolo mondiale;
18. Gilles Villeneuve (Canada): nessun titolo mondiale;
19. Jack Brabham (Australia): 3 titoli mondiali;
20. Lewis Hamilton (Inghilterra): 1 titolo mondiale.

SEPANG (Malesia), 22 marzo 2008 - Si rivede Jean Todt, in Malesia per una gita di piacere dopo il suo addio alla posizione di amministratore delegato della Ferrari. Il francese ha parlato e ha subito fermato le speculazioni sul suo futuro. Non pensa ad andare in un'altra squadra di Formula 1 o diventare presidente Fia, ma solo ad avere più tempo da dedicare a se stesso, a coloro che gli sono vicino e soprattutto a chi è più in difficoltà per malattie gravi, come quelle che interessano il cervello e il midollo spinale. Cui si sta dedicando da tempo, nell'ambito di un ospedale parigino, insieme al professor Saillant.

CHIARIMENTO - "Io non vado via da questo mondo - ha detto in modo perentorio Todt, parlando dei suoi nuovi compiti in Ferrari -: il mio incarico vale da uno a tre anni. Poi si vedrà cosa decide il destino. Ma al momento mi occuperò della Ferrari in Asia-Pacifico, dell'attività sportiva e di altre cose. Tutto come c'è scritto sul comunicato. Sarò in Bahrein, mi occuperò dell'arrivo di nuovi sponsor e di Abu Dhabi". Poi ha spiegato di "essere orgoglioso" per quello che ha fatto e per "avere lasciato una squadra così forte". "Domenicali - ha aggiunto infine - è una bravo ragazzo, intelligente, che si dà da fare. E' umanamente una bella persona. E' lui il capo, il mio compito è supportare la squadra".