Creato da qunquat il 29/11/2012
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Roma, 28 nov. (Labitalia) - Tra crisi, tagli al pubblico e riforme delle pensioni, come cambiamo i bisogni e le aspettative delle persone in merito al proprio futuro e alla vecchiaia? Il Censis, come spiega a Labitalia il vicedirettore generale Carla Collicelli, "ha fatto tantissime indagini soprattutto sulla sanit , anche perché la sanit è l'ambito su cui si concentrano le preoccupazioni delle famiglie italiane negli ultimi decenni, essendo stati superati altri problemi".
"Le persone si aspettano molto -racconta Collicelli- ma si rendono anche conto che il servizio pubblico, che pure è universalistico e che quindi in teoria offre ogni prestazione possibile a chiunque, in realt non ce la fa a coprire tutti questi bisogni, perché è stato costruito rispetto a un assetto epidemiologico diverso, cioè a una prevalenza di malattie acute e di pazienti relativamente giovani, mentre oggi il quadro è di pazienti anziani con malattie croniche. Questo fa sì che le persone tendano a dover far ricorso sempre di più alle risorse personali, per finanziare prestazioni che il servizio pubblico non è in grado di offrire loro".
"Abbiamo anche misurato un altro fenomeno preoccupante: nel 2011 -spiega Collicelli- quasi 9 milioni di italiani, secondo la nostra rilevazione, ci hanno detto di aver rinunciato a una qualche prestazione sanitaria per motivi economici o organizzativi. Questo significa che ci sono persone che rimangono escluse di fatto dalla copertura, che pure è sancita dalle nostre leggi e dalla Costituzione, e che non fanno gli accertamenti che dovrebbero fare. Questo vale anche per la prevenzione e in maniera eclatante per la cosiddetta 'long term care', cioè 'cura di lungo termine', per i cronici e non autosufficienti".
Proprio sulla non autosufficienza, "la situazione è particolarmente carente -sostiene Collicelli- e abbiamo una supplenza delle famiglie che è enorme, e un numero altissimo di badanti che non sempre hanno capacit e competenze per svolgere queste funzioni. Abbiamo anche un sovraccarico delle donne (le madri e le figlie sono quelle che si mettono sempre a disposizione)".
Anche le politiche governative in Italia hanno cominciato a occuparsi di non autosufficienza "più tardi che in altri Paesi europei", dice il vicedirettore geenrale del Censis, e quel "piccolo fondo istituito qualche anno fa è stato azzerato da crisi e tagli e forse ora sar ripristinata una piccola quota che non servir a fare quasi nulla". Insomma, sottolinea, "il sistema pubblico è in difficolt perchè ha tardato e ora non ci sono risorse". "Ed ora è difficlle -sostiene- spostare risorse da un comparto all'altro".
Più che "tagliare i posti letto -afferma Collicelli- occorre migliorare l'utilizzazione delle risorse aggiuntive esistenti, il cosiddetto privato. Bisognerebbe aiutare economicamente le familglie meno abbienti, magari facendo pagare un po' più di tasse ai più ricchi. E poi si dovrebbe spostare l'asse degli interventi delle mutue sanitarie integrative, che attualmente, in grandissima maggioranza, forniscono le stesse prestazioni del Ssn. Si dovrebbe spostare l'asse sulle prestazioni 'scoperte', sostanzialmente l'odontoiatria e l'assistenza agli anziani e non sufficienti". Inoltre, suggerisce Collicelli, "un welfare moderno non può più essere settoriale nè tantomeno centrato su grossi interventi di portata nazionale. Sempre più la vita delle persone deve essere tenuta in conto per le esigenze espresse nel luogo dove vivono e anche per tutte le risorse che quel territorio è in grado di offrire".
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