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carnevalone a poggio mirteto

Post n°49 pubblicato il 22 Febbraio 2010 da SSSuami

La macchinona di Simone è stipata all'inverosimile. I più comodi siamo noi davanti, io, Simone che guida, un ragazzo dal nome svanito nella mia mente devastata dall'alcool e Lola, un cagnone di soli 27 kg completamente spalmati sulle mie gambe.
Dietro è un po' peggio, vedo sbucare almeno 6 teste tra le quali quella di Gina, svettante fra le tante tette ben coperte a causa del clima non propriamente giamaicano.
La zona migliore è però l'ultima fila. Solo all'arrivo capisco in quanti sono ammucchiati lì dietro. Non parlano, hanno paura di consumare quel po' di ossigeno che resta loro.
La tratta dei carnevaioli.

Simone ci confessa di sentirsi un po' marcio ad aver fatto questo accordo con le guardie, per portarci a destinazione. Questo è il secondo viaggio che fa, già ne ha portati su altre, povere anime in cerca di redenzione, come la mia. E, dantesco Caronte, dopo averci traghettati tornerà giù, a prenderne altre e altre.
Non vuole mangiare i nostri corpi ammuffiti, cerca solo un po' di riconoscenza. Del sesso, magari.

Rischiamo di morire -per la seconda volta- almeno due volte. Autobus troppo ingombranti per le stradine infernali, macchine che mollano il colpo e decidono di tornare sulla terra, guardie ambientali con i loro giacchetti fluorescenti. Tutti ci guardano, osservano specialmente ma e Lola: io impegnata ad evitare il suicido cagnesco e lei a esporsi il più possibile dal finestrino.

All'arrivo sembra ci siamo moltiplicati, dallo sportello posteriore escono almeno 10 disperati, io sono ormai bianca, a causa dei peli di Lola, le mie Camel sono diventate poltiglia. Eppure mi avevano detto che ne avrei avuto bisogno, lassù. e già, perché ci hanno abituati a considerare l'inferno a sud, nel profondo della terra. Si sbagliano di grosso: è in cima a una tortuosissima strada di campagna, che sale sale sale e sale.

Caronte ci lascia, ha ancora diversi viaggi da fare. Noi ci incamminiamo insieme alle tante altre anime verso un qualche punto imprecisato.

Quasi tutti hanno addosso i segni visibili dei loro peccati terreni, c'è chi ha votato PD che ne porta addosso il monumento funebre, chi ha peccato di lussuria s'è trasformato in uno spermatozoo ambulante, e c'è chi, malgrado le intenzioni, rimane Bocca di Rosa anche nella nuova vita. Io sono la signora con l'accendino, caratterizzazione che avevo da un po' anche nella vita materiale.

Nel primo girone incontriamo gli affamati: povere anime perennemente in fila per un panino con la porchetta, una pizza fritta, un bicchiere di vino, una ceres. La loro pena consiste nel prendere un numero e accorgersi solo dopo che quello che hanno preso è già stato chiamato. Ovviamente nel primo girone incontriamo i coniugi Architetti, amanti da sempre del buon cibo e del pessimo vino.
Nel secondo girone sono stipati i pogatori. La loro pena consiste nel rimanere schiacciati nella massa che balla forsennatamente sulle note di gloriosi pezzi del passato quali Occhi di gatto, Pollon e Ufo Robot. Io e Gina rimaniamo intrappolate a lungo nel secondo girone, trattenute da tutte quelle anime che non ci consentono di venirne fuori.
Il terzo girone è delle anime divelte. Giovani corpi che hanno vissuto sulla loro pelle molto più dei venti o venticinque anni biologici. Gente che ne ha viste, ne ha bevute, e soprattutto, ne ha calate. Scontano la loro pena essendo con mille altre persone e non accorgendosene, credendo di essere soli e smarriti. Questo girone non ci appartiene, non ancora almeno. Forse ripasseremo di qui dopo altri tre o quattro giri fra gli affamati.

L'ultimo girone che visitiamo è quello che preferisco: gli invasati.
Ballano tutti attorno a un grande falò, rischiando continuamente di cadervi dentro, al ritmo ossessivo dei bonghi e dei tamburelli. La scena è illuminata da fuochi d'artificio che poco più in là un demonio è intento a far scoppiare. Rimango ammaliata a guardarli per diverso tempo e solo allora capisco che è finita. E' ora di farsi traghettare indietro.

 
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