LA TANA DEL COYOTE

LETTERA SU CORTECCIA DI BETULLA


Pubblico questo post non per questioni o moralismi religiosi, ma esclusivamente per rendere noto un pizzico di storia dei nativi.Se a qualsiasi lettore la notizia puo' creare fastidi me lo renda noto a questo indirizzo mail:rondinerossa@gmail.comnon rimuoverò il post, ma sarò lieta di leggere le sue considerazioni e personalmente di esporre le mie.Graziepiumarossa70Erano soliti calzare mocassini di pelle cuciti e arricciati sul davanti. Da questo fatto sembra derivare il nome di uno tra i più numerosi gruppi di nativi americani: gli Ojibwa (da ojiib wab we) appellativo che significa, appunto, arricciato.Altre tradizioni vogliono che così venissero indicati perché erano soliti utilizzare una scrittura pittografica per conservare il ricordo di fatti e avvenimenti, ma anche visioni e sogni (ozhib ii’iwe); altri, infine, che il nome della tribù fosse legato al loro caratteristico modo di parlare (ojiib we). Quale che fosse l’origine del nome, fra loro preferivano chiamarsi Anishinabag, il cui senso è, probabilmente, primi uomini. Da questa coscienza di sé derivava il proprio mito fondativo e la propria “teologia”. Era stato infatti Dio a crearli, disseminandoli sulla terra e rendendoli così i progenitori di tutte le tribù indiane del Nord America.
Penetrando da oriente giunsero nel territorio canadese procedendo verso i grandi laghi e stabilendo i loro primi accampamenti presso Sault Saint Marie, sulla riva meridionale del Lake Superior. Alla fine del XVIII secolo, grazie anche all’appoggio dei francesi, erano diventati i signori incontrastati di quasi tutto il territorio dell’attuale Michigan, della parte settentrionale del Wisconsin e del Minnesota, compresa la regione del Red River, fino alle Turtle Mountains del Nord Dakota.Vivevano primariamente di pesca e di caccia, dedicandosi tuttavia periodicamente anche alla raccolta dei mirtilli rossi e alla produzione del miele di acero. Abitavano sotto tende assai particolari - le cosiddette wigwam - costituite da pali di legno ripiegati ad arco e ricoperti con cortecce e pellami.I nativi entrarono in contatto con i primi europei già negli anni immediatamente seguenti il viaggio di Colombo, verso la fine del XV secolo. Fu tuttavia solo nel XVII secolo che - grazie alle alleanze stipulate tra i coloni francesi e le tribù canadesi - alcuni nuclei di missionari gesuiti poterono iniziare la loro azione evangelizzatrice e, per certi versi, umanitaria. I missionari infatti agirono da freno contro le mire di mercanti e cacciatori, la loro influenza corruttrice dei costumi e la trasmissione di malattie letali per la popolazione.Certo i rapporti tra indiani ed europei non furono sempre improntati alla tolleranza, soprattutto quando le popolazioni locali furono in modo spregiudicato utilizzate da inglesi e francesi per i loro interessi geopolitici. Nate dai conflitti nazionali europei, le cosidette Guerre Intercoloniali del 1689-1763 videro fronteggiarsi la Francia e Inghilterra, con le tribù indiane spesso schierate su fronti contrapposti. La vittoria degli inglesi, che con il trattato di Parigi del 1763 acquisirono il controllo del territorio canadese, non bastò tuttavia a garantire una pace duratura, giunta quasi un secolo più tardi, nel 1867 quando, con il British North America Act, nacque il Canada moderno.
La nuova situazione politica determinò ovviamente nuove possibilità anche per l’azione della Chiesa cattolica.L’11 luglio 1882 venne eretto il Vicariato Apostolico del Pontiac; pochi anni dopo, nel 1887, Pierre Pilsémont, capo tribù degli indiani Ojibwa (noti anche come Chippewa), scrive a Leone XIII definendolo «Grande Maestro della Preghiera, colui che fa le veci di Gesù», ringraziandolo per aver inviato alla sua tribù un «guardiano della Preghiera», il primo vicario apostolico del Pontiac Narcisse Zéphirin Lorrain. La lettera, in lingua indiana con caratteri occidentali, è scritta su corteccia di betulla e datata «Là dove vi sono le Grandi Erbe [Grassy Lake], nel mese dei fiori [maggio]».Si tratta di un documento molto particolare, scritto su un supporto inusuale e molto fragile.Da lux in arcanaFonte: web
 -Donna Ojibwa foto primi del 1900 circa-