LA TANA DEL COYOTE

LIBRO VERITà!


Quell'America mai raccontata in un libro di Nando Minnella L'unica America falsa è quella che pretende di essere l’unica. E’ facile indulgere nell’America del “mito”, pubblicizzata ed esportata ai quattro angoli del mondo». A distruggere gli stereotipi legati al nuovo continente ci pensa il libro “L’America non esiste… Io ci sono stato. Viaggi e storie”, di Nando Minnella, edito dal Gruppo Editoriale L’Espresso e distribuito da Feltrinelli, un variegato viaggio lungo le highways, da Est ad Ovest. Il volume sarà presentato a Reggio Calabria dalla “Fondazione Italo Falcomatà”, il prossimo 14 giugno alle 18, nel palazzo storico della Provincia, alla presenza dell’autore, della presidente del sodalizio Rosa Neto Falcomatà e da Antonino Mallamaci. Sarà proiettato un documentario girato da Minnella e dal regista Marco Masetti nelle Riserve Indiane d’America. Minnella è giornalista (ha scritto per Il Manifesto e su altri giornali e riviste) e scrittore reggino, studioso di storia e cultura delle minoranze americane, ha tradotto poesie e documenti dei Nativi d’America, ha curato diversi libri e saggi sul tema. Dopo gli studi intrapresi all’Orientale ha iniziato, trent’anni fa, una serie di viaggi, nel paese “Antitelevisivo” per eccellenza, fondamentalmente differente da quello che le immagini a cui film, serial e soprattutto mass-media ci hanno abituati, un enorme spazio in cui s’incrociano i destini di variegati mondi ed etnie «superaffollate megalopoli e sconfinati spazi desertici, incommensurabili ricchezze e indicibili solitudini e povertà». Ha vissuto con gli Indiani d’America Minnella, ne ha assaporato l’affascinante cultura, ne ha scoperto le peculiarità ed ha vissuto il sogno: «La forma più alta di coscienza di coscienza collettiva», spiega. Ha denunciato ad Amensty International il genocidio che subiscono. Gli indiani d’America sono «confinati nelle riserve e sono sottoposti a leggi differenti e discriminati (così tutte le minoranze etniche) come la “Major Crime Act” che risale al 1885». Le stesse riserve indiane si trovano in «condizioni da Terzo Mondo, con abitazioni malsane, gravi carenze igienico sanitarie» e sono «il top della miseria targata Usa - ribadisce senza mezzi termini - la vita media degli indiani è di 45 anni, hanno il più alto tasso di suicidi, soprattutto tra i giovani, emarginati. Sono reclusi, senzatetto, in due milioni vivono nelle riserve, Comanche, Sioux, Apache. Mentre nelle carceri speciali, a loro danno, si consumano le “torture pulite” come i manganelli psichici, la deprivazione dal sonno, uno sterminio “underground”». E le condizioni peggiori coinvolgono le donne, sterilizzate contro la loro volontà e «discriminate per tre motivi: in quanto donne, povere e pellerossa - racconta Minnella - per non parlare delle adozioni forzate, dei bambini che vengono tolti alle famiglie povere». Un’America in cui la schiavitù non è mai finita, in cui la segregazione razziale è arrivata fino ai giorni nostri, in cui «ci sono 45 milioni di povere - spiega il giornalista - e nessuno ne parla».-Gabriella Lax-