latripladea

Il nostro inviato al fronte si sta preparando per una nuova missione....


stamattina ho chiamato il contatto presso l’azienda dove devo recarmi; avrei voluto chiedergli l’indirizzo della fabbrica, in modo da poterla raggiungere con il navigatore satellitare ma… troooopppo semplice. Il tipo ha iniziato a tergiversare: “cio… nessuno se gha mai perdù…”. Alla quinta ripetizione ho tentato di fargli capire che se nessuno si era mai perso forse dipendeva anche dal fatto che i miei precedenti colleghi abitavano nel raggio di pochi chilometri dalla sede di questa fabbrica pseudo-slovena mentre io abito a xxx… Non in Slovenia… a xxx… cioè molto molto lontano da lì, e per di più ero stato da quelle parti solo un’altra volta (dove appunto mi avevano omaggiato di tre bottigliette di Collio che ormai potrò usare per condire l’insalata). Niente da fare… non sono riuscito ad ottenere l’indirizzo ma solo indicazioni utilissime: “Lei esce dall’autostrada… bla bla bla”. E io “le ho già detto che non vengo in autostrada: vengo lì questa sera. Lei stesso mi ha prenotato l’hotel. Non si ricorda più ????”. “A ciò, sé vero, alora, esce dall’autostrada…”. E io “scusi… mi pareva di avere capito che l’hotel che mi ha prenotato fosse a circa cinque chilometri… devo proprio prendere l’autostrada ??? oppure vuole che mi rechi in aeroporto e provi a vedere se c’è un volo diretto “.  “A ciò, vedemo,… a sì, alora, el gira a sinistra, no, a destra, el va drito… bla bla bla”. Ho ringraziato molto per le indispensabili indicazioni e poi ho salutato appoggiando delicatamente il ricevitore sul telefono e poi ho esternato tutti i miei pensieri urlando sottovoce (relativamente “sotto voce”) “vaffanc
oooooooo vaffanc
oooooo vaffanc
ooooooo, decerebrato cerebroleso rinco…”. I vetri dell’ufficio staranno ancora tremando in attesa che le onde acustiche si dissipino. Ma comunque l’indirizzo dell’azienda non è stato in grado di darmelo. E quindi sono partito senza sapere nemmeno dove stavo andando. Ho cercato di seguire le indicazioni ma ho scoperto che la superstrada che mi aveva detto di prendere era chiusa per lavori ormai da mesi, e il rinco non si è ricordato e ho dovuto allora infilare una stradina che passava tra le viti (che sarebbero le piante di vino: chissà perché non le hanno chiamate chiodi oppure bulloni…) rischiando anche di incastrarmi tra i trattori delle vendemmie. Vediamo domani cosa succederà...spero solo che non mi facciano trasportare a casa una cassa di vinello del Collio (che peraltro sarebbe anche buono, non come il succo zuccherato raccattato nella topaia della buddista scofanata e abbandonato nell’ufficio di xxxx nella valigia schiantata). Per ora è tutto...