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I boschi druidi in italia settentrionale


Considerato che l’altro giorno nessuno di voi ha accolto il mio invito nel bosco, uomini scansafatiche, mentre rastrellavo le foglie ho pensato di scrivere qualcosa sull’importanza del bosco per noi druidi…magari vi appassionerete anche voi alle usanze celtiche! Buona lettura.Partendo da ciò che rappresentava una tradizione mitica e leggendaria, il mondo vegetale era così testimone di culti millenari. Molti studiosi affermano che i Druidi provenissero da Atlantide, prima che essa scomparisse a seguito di una guerra tra la magia bianca e la magia nera, altri sostengono che i Druidi erano il risultato di una fusione con i Celti. La cosa più interessante nella loro storia è che le loro pratiche hanno notevoli somiglianze con quelle degli Indiani d'America. Il bosco era il luogo sacro per eccellenza per i Celti, lì le forze della natura e gli Dei manifestavano la loro forza, nelle foreste cielo e terra si incontravano, e in questo tempio sacro senza limiti i druidi erano soliti svolgere cerimonie e rituali che affondavano le loro radici non solo nella cultura celtica, ma anche in quella delle popolazioni preistoriche che li avevano preceduti. I primi scritti sui Druidi provengono dall'epoca romana, da Giulio Cesare, attorno al 52 a.c. A quel tempo i Druidi erano presenti in Gallia, in Val Padana, in Inghilterra e in Irlanda. Anche se è chiaro che la loro esistenza è ancora più remota, purtroppo non è rimasta traccia alcuna sulla loro nascita. Secondo Plinio il Vecchio, il loro nome deriva dal culto che riservavano alle querce. Avevano poteri molto grandi: conoscevano i moti degli astri e prevedevano i fenomeni atmosferici; decidevano l'esito delle controversie pubbliche e private e stabilivano pene e risarcimenti. Erano anche i responsabili dell'educazione dei giovani, ai quali insegnavano l'astronomia e l'uso della memoria. Grazie alla conoscenza delle erbe, erano anche formidabili guaritori. Erano gli unici a saper usare la scrittura e l'alfabeto, che i Celti consideravano sacro e utilizzavano solo in casi eccezionali. Nonostante i tentativi di genocidio delle popolazioni celtiche da parte degli invasori latini prima, e della loro cultura da parte della Chiesa poi, vari aspetti della spiritualità pagana sono sopravvissuti un po' ovunque. Anche in Padania molti dei riti e delle tradizioni dei nostri antenati Celti hanno attraversato i secoli, sfidando ogni tentativo di colonizzazione culturale. Complice in ciò fu la cultura "contadina" della nostra terra, conservatrice e tradizionalista. I riti agresti e molte figure di matrice chiaramente pagana erano troppo radicati nella società rurale per essere eliminati del tutto: ecco perché la Chiesa, incapace di cancellarli completamente, cercò di trasferirne i significati dal paganesimo al cristianesimo. Grazie a ciò il druidismo in Padania è giunto fino a noi. Un esempio? La figura di santo-druido, con grandi capacità di guaritore, di S.Antonio abate (celebrato il 17 gennaio). Nell'iconografia popolare è rappresentato sempre con un maiale (raffigurazione delle tentazioni del demonio sconfitte dal santo, eremita vissuto nel III-IV secolo), simbolo delle ricchezze della vita contadina; con il tau, croce egizia simbolo di vita eterna; e con un campanello, segnale con cui era annunciato l'arrivo dei malati infetti. Antonio protegge dal "fuoco sacro" o herpes zoster, malattia infettiva diffusa in Europa tra X e XVI secolo e spesso letale. In lui secondo molti studiosi sono presenti anche le caratteristiche delle divinità celtiche del fuoco: infatti, è invocato contro gli incendi. Oggi i Druidi come pure i Wiccan, sono persone normali, che svolgono il loro lavoro in modo normale, ma dentro di loro risiede ancora una forza che li avvicina molto alla natura. Curiosità: Winston Churchill fu un Druido famoso, iniziato all'ordine nel 1908.Artemisia