latripladea

“CENA DI MAGRO PADANA”


Come consuetudine trascorrerò la sera della Vigilia nella casa di campagna dei miei genitori.La tradizione impone che si mangi “di magro” il ché significa niente carne…meno male, almeno starà un po’ a dieta, penseranno le malelingue.La mia è una famiglia campestre, per certi aspetti rupestre, e avendo patito le carestie della guerra e del dopoguerra ha profuso le sue energie nella ricerca di una certa sicurezza alimentare allevando qualche pollo, coniglio e maiale. Il supermercato esiste solo per zucchero, sale, pepe e farina.Ai tempi dei miei nonni si era in 17 a tavola e veniva servito un enorme tagliere carico di polenta “el taièr de la pulenta”, ci si divideva una sola gallina tra tutti i commensali e si succhiavano persino gli ossicini svuotandoli del midollo. Quando i tempi sono migliorati, col maiale ti cibavi dalla colazione (sanguinaccio) alla cena (salame) eh già del maiale non si butta via niente. Le verdure nelle case dei contadini padani servivano solo per nutrire le bestie …nonostante ciò non erano stitici perché il lavoro nelle campagne li teneva in movimento.“L’insalatona è un’invenzione dei tempi moderni studiata per le ragazze senza culo, smorte e che paiono malate” dicono i miei, “Che figli vuoi che facciano?” Indi, se la carne è proibita che si mangia?? E’ un dramma, le loro menti non concepiscono valide alternative alimentari. Mangiare di magro nelle case contadine ha acquisito un significato proprio adattato alla loro idea di desco atto comunque a sfamare bocche voraci dopo una giornata di lavoro nei campi. Se non c’è la carne la sensazione è quella che ci sia “NEGOTA DE CUMPANADE” niente di secondo, e per sopperire a tale sgradevole sentimento sei autorizzato a riempire la tavola con tutto il resto. Da ragazzina non avevo nemmeno la scusa della Vigilia per stare un po’ a dieta, capite? Mille tentativi inutili per spiegare che uova e formaggio sono più grassi della carne, ma niente, le loro sapienti motivazioni finalizzate a ridurmi una ragazza socialmente emarginata, erano indiscutibili. Così oggi, nell'anno del Signore 2006, a casa dei miei genitori druidi il menù sarà il seguente:- primo: tortelli di zucca al burro fuso e salvia- secondo: pesce… ma non quello fresco, perché i miei ancora non lo conoscono (ai loro tempi la Val Padania era molto distante dal mare) bensì i pesciolini marinati, l’anguilla marinata (magra magra, non vedi come è lunga e sottile?) el cuspetù (aringa affumicata) con polenta - contorni: l’ insalata russa (…dall’omonima campagna con maionese di uova fresche) la giardiniera di verdure, i formaggi con lo 0,00000025% grassi  ( il gorgonzola, l’emmenthal, il grana, lo stracchino). - dessertssss: il panettone, il torrone, la torta inzuppata (specialità di mamma comefaianonassaggiarla), i fichi secchi, la marmellata e le amarene nel liquore confezionate in autunno. Per dare "un tocco di modernezzità" il mio babbo dirà: “Artemisia, vai a prendere gli Ambrogio” = i Ferrero Roché per il colpo di grazia. E per digerire? L’amaretto di Saronno o l’anice.Niente caffè che fa male!E’ abitudine, prima di dare inizio a quell’orgia di lipidi, carboidrati e proteine (ci verrà la gotta anche senza carne) recitare il rosario…forse per portarci avanti nel caso in cui qualcuno ci lasci le penne.Evviva i sapori genuini di una volta …ma non tutti insieme per favore!Artemisia