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Cantico dei cantici 3

"Sul mio letto durante
le notti ho cercato
colui che la mia anima ha amato.
Lo cercai, ma non lo trovai.
Lasciami levare, ti prego,
e andare in giro per la città;
nelle strade e nelle pubbliche piazze
lasciami cercare colui che
la mia anima ha amato.
Lo cercai, ma non lo trovai.
Le guardie che facevano
la ronda nella città mi trovarono:
'Avete visto colui che
la mia anima ha amato?'
Le avevo appena oltrepassate
che trovai colui che la mia anima ha amato.
L'afferrai, e non lo lasciavo andare,
finché l'ebbi introdotto
 nella casa di mia madre
e nella stanza interna di colei che era stata incinta di me.
Vi ho posto sotto giuramento,
o figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle o per le cerve del campo,
di non cercar di svegliare
né di destare [in me] l'amore
finché esso non vi sia incline"

- Salomone

 

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« ....Sono andata oltre... »

Vaniglia e mirra

Post n°167 pubblicato il 18 Dicembre 2009 da laurabrowns

  

 

La tua pelle sulla mia era pane appena sfornato....

La tua pelle sulla mia era un paese straniero da scoprire...

era terra sconosciuta....

percorsi da esplorare....

strade nuove....

scoperta infinita...

ma nonostante il mistero era come nei miei sogni più arditi,

dove già avevo fatto l'amore con te....

Eri il caldo che mi assaliva nelle notti buie

quando ancora non ti aveva toccato

ma già ti avevo avuto.

Stavi sopra di me con la sicurezza di uomo

ed io perduta nel mio mondo sentivo il mio odore

di fumo, di vaniglia e di mirra,

 il mio sudore di donna....

ma tu eri pulito, con un buon odore di bimbo.

Eri sopra di me con la calma costante dell'onda

che sbatte sulla sabbia: senza paura, senza crisi,

senza inquietudini.

Eri tu. Presente. Lì e nel mondo intorno a noi,

nell'umidità di quella notte,

nel tepore dei vetri appannati,

nei rumori attutiti della città addormentata.

Ma io non ero con te.

Ero persa nei meandri bui

della mia inquietudine triste e ribelle.

Ti vedevo attraverso il velo distorto dei miei tarli,

la città intorno a me non esisteva.

Ero io nel buco nero della mia solitudine

e non empaticamente con te.

Ricordo solo l'odore di vaniglia e mirra

misto al fumo delle troppe sigarette fumate.

Il sapore della tua bocca dolce,

il fluido che proveniva da essa,

la tua saliva che si confondeva con la mia amara.

Tu eri la salvezza ma io non volevo essere salvata..

ero già troppo lontana,

nel buco nero della mia inquieta solitudine.

 

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Nella mia giovinezza ho navigato
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un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

"Ulisse" U. Saba

 

 
 
 

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