Creato da laura.campaci il 23/12/2009

Laura & Stockholm

Le avventure di una veneziana in Svezia

 

 

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Sweden: culture and everyday life. Part I

Post n°7 pubblicato il 05 Marzo 2010 da laura.campaci

Mi è ancora difficile fare un ritratto degli svedesi e della loro cultura. Lo troverei ingiusto perchè so ancora poco di loro. Li studio quasi come degli animali in gabbia: in realtà cerco solo di captare le differenze e le similitudini con gli italiani.

Comincio da qualche cosa che so: conosco due ragazzi svedesi, uno vive nel mio corridoio, l'altro subaffitta la sua stanza a una ragazza tedesca, e alla fin fine spesso ce lo ritroviamo qui, visto che è amico di tutti.

Ecco, sono ideali per dimostrare quanto sono falsi tutti i preconcetti sulle nazionalità etc etc.

La prima volta che mi ha vista, Victor mi ha salutata con "Ciao, como stai? Mangiare!": le uniche parole che sapeva in italiano. La seconda volta che ci siamo visti si è fermato a chiacchierare con me mentre facevo colazione e a farmi domande sulla mia vita. La terza volta mi ha invitata a cenare con lui e altri amici. La quarta mi ha abbracciata (e ora lo fa sempre, è il modo svedese di salutarsi tra amici). La quinta mi ha invitata a cenare a casa sua.

No, non mi sta facendo il filo! Sto cercando di spiegare la sua socievolezza, la sua apertura a nuove amicizie, il suo desiderio di farmi sentire benvenuta.

Patrick è il tipico "palestrato": fisico imponente che di primo acchito mi ha spaventata, la prima volta che l'ho visto. Poi mi sono accorta che ero io a spaventare lui. Intendo dire che lui in qualche modo è il tipico svedese, quello che tutti immaginiamo: biondo, occhi azzurri, riservato; non ama parlare.

Ma io ovviamente all'inizio non lo sapevo: quindi gran stretta di mano e "Nice to meet you!". Poi ho cominciato a parlargli, a fargli domande. Il giorno del suo compleanno, una settimana dopo averlo conosciuto o poco più, gli ho fatto gli auguri e gli ho dato due baci. Fiera del calore italiano :)

Ed è così che alla fine, trovandoci a volte da soli in cucina, sono riuscita a strappargli qualche conversazione, e ora ridiamo e scherziamo con piacere.

Con questo che si può dedurre? Niente di particolare, appunto. Patrick e Victor alla fin fine sono due ragazzi normalissimi. Opposti, simili. Hanno qualcosa di svedese nell'animo, sicuramente, così come io ho qualcosa di tipicamente italiano nel mio modo socievole di comportarmi e nel continuo gesticolare.

Una cosa che posso dire sugli svedesi e che mi è saltata subito agli occhi, e che pare piuttosto diffusa, è la loro fredda cordialità. Sono sempre educati, disponibili, ma non vanno più in là. Non so se anche questo faccia parte della loro riservatezza e timidezza. Ma, ancora una volta, non voglio fare di tutta l'erba un fascio.

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