a monnezza

Post N° 3


La penultima emergenza rifiuti in Campania è stata nel maggio scorso. Il giorno 11 Romano Prodi ha scritto in fretta e furia un decreto legge, poi convertito nella legge 87 del 5 luglio. Sono passati sette mesi e nel testo approvato dal parlamento è possibile leggere il seguito, quanto a dire il futuro di allora, il presente di oggi. La preoccupazione maggiore era stabilire chi avrebbe pagato, ma non in ordine alle responsabilità, sociali e penali; in gretti termini di moneta. Insomma, a spese di chi si sarebbe risolta l'emergenza o almeno la sua fase più acuta? Per esempio nell'articolo 8 della legge compare il classico divieto di «nuovi o maggiori oneri a carico dello stato». Una zampata di Padoa Schioppa? Ma forse governo e parlamento avranno ritenuto di strappare così le discariche e i rifiuti alla camorra o almeno di toglierle il consenso legato a posti di lavoro. Nel frattempo nella legge compare una visione splendente di un ambientalismo quasi degno dei verdi tedeschi: «Priorità delle azioni nella produzione, riutilizzo, riciclaggio del materiale, recupero di energia e smaltimento» E ancora: «Raccolta differenziata», «piena tracciabilità del ciclo dei rifiuti», «utilizzo delle migliori tecnologie disponibili», «elevato livello di tutela ambientale e sanitaria». Se non fosse per quel «recupero di energia» che indica termovalorizzatori ed ecoballe, la legge 87 sarebbe un magnifico libro dei sogni. Ma niente di fatto. Era una chiacchiera per far accettare a quattro disgraziati comuni discariche a cielo aperto.