CARPE DIEM

Maghreb. La prostituzione velata, ritratti che raccontano storie di vita.


Lo spaccato sulla realtà della prostituzione dalle montagne del Maghreb, la tradizione
berbera e il legame con la religione musulmana. Quello che vuol dire abbandonare il proprio villaggio, quello che vuol dire avere il primo figlio all'età di tredici anni, passare dalla fanciullezza alla piena maturità senza passi intermedi, quello che la montagna racconta per bocca delle sue taedit. Nel trascinarsi lento delle giornate, la voce di giovani donne riecheggia tra le montagne, tra panni stesi, risate di bambini e il gorgoglio delle teiere. Le loro storie si mescolano e si confondono con il ritmo della vita, con le frenetiche atmosfere dei souk, con le litanie dei minareti e le credenze popolari. Ritratti di donne, ritratti su muri di fango, ritratti che parlano. Parla una donna venuta dal deserto, la pelle scura dove risaltano i grandi occhi bianchi si confonde con il chiaroscuro
della sua casa, una stanza semivuota, qualche panno ammucchiato in un angolo e la sua risata che rieccheggia tra le mura. Parla una mamma, che mentre si trucca racconta la sua storia e di tanto in tanto lancia uno sguardo alla figlia che disegna straiata sul pavimento. Parla un uomo, segnato dalla vita, dalla prigione e dalla solitudine, che ammira il suo orto mentre da l'antipulci al cane. E così parlano anche le montagne, danno un contorno solido a queste storie, ne sono un po' causa e un po' conseguenza, le custodiscono quasi in modo ossessivo senza farsele scappare. È difficile capire il perchè di certe situazioni, le si osserva quasi inermi, difficile capire come una ragazzina appena adolescente scappi dal proprio villaggio per iniziare a prostituirsi, o che in altri è lo stesso capo famiglia che lo decide, difficile confrontarsi con la tradizione in cui tutto ciò è la normalità, difficile abituarsi all'omertà. Uomini e donne orgogliose delle proprie radici, e dei rituali che comportano, che siano crudeli e assurdi ai nostri occhi o completamente normali ai loro....poco importa.www.peacereporter.it