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Post n°117 pubblicato il 04 Gennaio 2007 da Marc_Eluard
Ieri c'è stata una prima amarissima vittoria, per noi nemici della stangata fiscale e dello statalismo di ritorno che il governo Prodi ci ha propinato con la sua finanziaria. Ora che il 2006 si è infatti chiuso, iniziano a essere diffuse le vere cifre della finanza pubblica italiana: non quelle sulle quali il governo Prodi ha costruito la premessa ideologica per la sua campagna tassassassina, ma quelle reali che noi da mesi e mesi abbiamo preventivato, mentre il governo ci dileggiava. Ieri è venuto il primo dato ufficiale 2006: quello che riguarda il fabbisogno statale. Un dato che riguarda la cassa, cioè il saldo tra i mandati di pagamento emessi dalle tesorerie provinciali oltre che da quelle centrali, e le entrate effettivamente riscosse. Mentre a Bruxelles, in sede di Commissione europea e per il rispetto del fatidico tetto di deficit contenuto entro il 3% del Pil, fa testo l'indebitamento di competenza. Torneremo sul tema, perché ha la sua importanza. Ma intanto, sottolineiamo ciò che conta prima di tutto. I dati del fabbisogno statale 2006 hanno del clamoroso per il governo e gli elettori dell'Unione. Non per noi, che da mesi sostenevamo che i conti pubblici sarebbero stati da record positivo, a fine 2006. Ma sono comunque eclatanti. Il deficit di cassa si ferma infatti a soli 35 miliardi di euro, rispetto ai 60 del 2005. È un miglioramento netto su base annua del 41%. Roba che una cosa simile non si vedeva da oltre dieci anni, nella finanza pubblica italiana. E il dato è tanto più importante perché rappresenta il consolidamento di un'inversione tra dati di cassa e competenza che aveva rappresentato un vero "giallo" nei conti pubblici italiani da anni, proiettando ombre sulla credibilità dei deficit presentati ufficialmente da Roma a Bruxelles. Per decenni, infatti, il dato di cassa aveva sopravanzato sempre di più quello di competenza, e questo spiegava perché il debito pubblico italiano - che fa riferimento al dato di cassa - si gonfiava di volta in volta sempre più di quel che dichiarava la mera cifra dell'indebitamento di competenza dichiarato a Bruxelles. Tanto il "giallo" era diventato inquietante, che il ministero del Tesoro, Banca d'Italia e Ragioneria generale dello Stato avevano dato vita a una commissione mista di esperti, per tentare di spiegarlo. Ma non si era venuto praticamente a capo di nulla di definitivo, e di politicamente davvero significativo. Il problema, invece, era semplicemente di volontà. Occorre infatti tenere presente che l'inversione del dato con un deficit di cassa eguale o inferiore a quello di competenza - fu ottenuto per la prima volta nel 2005 dal governo Berlusconi, che chiuse a 60 miliardi il fabbisogno statale invece dei 65 preventivati dal precedente Dpef presentato dallo stesso governo. E ciò avvenne anche grazie al concorso di misure straordinarie sul fabbisogno attuate a dicembre 2005 da Tremonti per impedire la crescita ulteriore del debito, che dal fabbisogno dipende. Dunque, le misure di finanza straordinaria tanto criticate - quella una tantum. Per intenderci - hanno ottenuto un effetto positivo. Nel 2006 al contrario il meno 41% di fabbisogno dipende non più da misure straordinarie una tantum, ma dall'effetto della severa stretta di cassa varata con l'ultima finanziaria da Tremonti, nonché dalla messe di entrate aggiuntive realizzate sempre per effetto della stessa finanziaria, grazie soprattutto alle misure antielusive sulle persone giuridiche e sulle operazioni societarie infragruppo realizzate triangolando con l'estero. È questo a spiegare la crescita delle entrate tributarie Ires, mentre il grosso delle entrate aggiuntive da Irpef e Iva si spiega soprattutto con la ripresa del Pil all'1,8% nel 2006, che il governo Berlusconi ha saputo accompagnare e incoraggiare evitando di fare il viso dell'arme. La lezione del centrodestra Il problema dell'Iva Oscar GIANNINO (Vicedirettore Finanza&mercati) |
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