Il labirinto

Caro Papà


Papà,da molto,troppo tempo queste parole mi ronzano in testa e non riesco a fermarle.Ci provo ora,usando il pc.Da 25 anni sei uscito dalla mia vita e mi hai lasciato dentro tanto dolore e tanto rimorso.Non  sono stata abbastanza forte di fronte alla malattia bastarda che ti ha colpito ancora giovane,togliendoti pian piano forze,lucidità e soprattutto dignità,trasformando l'uomo che eri in un essere che non potevo,non volevo riconoscere.Non ho saputo starti accanto,mi sono vigliaccamente eclissata,prima emotivamente,poi fisicamente.Nono ho giustificazioni,papà.Sai il mio più gran rimorso è quello di non esserti stata vicino mentre morivi.Mi dirai,ed è vero,che non potevo venire da te sfidando la grande nevicata dell'85,ma questo non mi consola,non mi assolve.Sai,per anni non sono riuscita a parlare di te con nessuno.Non  solo per vergogna,ma anche per un dolore,uno strazio,che mi impedivano qualsiasi ricordo,qualsiasi accenno a te.Era quasi come se volessi cancellarti,e non me lo perdono.Solo dopo tanti anni dalla tua morte,pian pianino,ho ricomiciato a farlo,a ricordarti senza dolore.Mi manchi tanto,papà.Non voglio ricordarti come l'uomo vinto dalla malattia,no,mai.Voglio pensare al giovane padre che adorava la sua bambina,che la domenica la portava fuori per mattinate intere a visitare musei e tentava con parole semplici di spiegarle  le opere d'arte.Voglio pensare al tuo buffo accento inglese che ti ha accompagnato fino alla morte.alle tue battaglie con parole italiane sconosciute di cui chiedevi a me il significato.Voglio pensare al tuo volere che io crescessi libera di pensare,senza costrizioni tue o di nessun altro,alle nostre feroci discussioni sulla politica,alla tua accettazione che io,figlia,ti contestassi,non la pensassi come te e rivendicassi la mia libertà di pensiero.Voglio ricordarti mentre pescavi nell'Agna con Alcide,concentratissimo,capace di astrarti da tutto per ore,per poi magari tornare a casa a mani vuote e imbufalito.Voglio ricordarti seduto in poltrona,la pipa fra i denti,intento a leggere uno dei tuoi amati libri con la gatta sulle ginocchia.Voglio ricordarti nei momenti di gioco,quando dimenticavi i tuoi oltre 40 anni e combinavi cose pazzesche,esaperando tua moglie oltre ogni dire.Voglio ricordare come mi tenevi per mano,il dialogo muto che si stabiliva fra te e me.Non sei stato un santo,no davvero! Quando ti arrabbiavi sul serio c'era da scappare,come faceva Cuccio che alle prime avvisaglie,con il buonsenso di tutti i felini,scompariva per ore.Eri un uomo irruento,impulsivo,che sapeva ferire con una parola sola peggio che con una spada.Eri anche un uomo intelligentissimo e fragile,tormentato,perennemente in lotta con dei demoni che venivano dal tuo passato e che io,figlia,non sono mai riuscita a comprendere e a scoprire.Eri tante cose,ma soprattutto eri mio padre,e mi manchi,mi manchi,mi manchi da morire.Perdonami se ti ho lasciato solo,perdonami se non ti ho capito,se in qualche modo ti ho deluso.Ti voglio tanto bene.Tua figlia